A caccia tra le burrasche
L’inverno è ormai iniziato, tra fredde e gelide giornate di venti sostenuti da nord che agitano un po’ tutti i mari d’Italia ed i cuori dei pescatori, si alternano piccole tregue di mare calmo con i venti che ruotano a sud e mitigano leggermente il clima prima di scatenare le classiche burrasche. In questo scenario vediamo come insidiare al meglio sua maestà: il dentice.
UN’OCCHIO AL METEO
I pescatori del “primo millennio” dovevano fare uso di diversi stratagemmi per conoscere il meteo, ma spesso nonostante l’impegno, non riuscivano a trarre previsioni valide e finivano per fare levatacce con condizioni meteo poi proibitive, o peggio, perdevano giornate utili alla pesca a causa di previsioni meteo rivelatesi completamente inattendibili. Al giorno d’oggi è difficile farsi cogliere impreparati. Esistono, difatti, numerosi ausili per il pescatore, come i siti web, gli smartphone e soprattutto l’informazione globale ai quali sia l’esperto che il neofita può fare appello prima di programmare la propria battuta di pesca. In una stagione fredda e burrascosa eviteremo l’ultimo giorno di mare calmo a ridosso di una perturbazione, poiché generalmente la corrente inizia a cambiare già 24 ore prima dell’arrivo della possibile tempesta, innescando dei movimenti sul fondo che generano una totale inappetenza da parte dei predatori nei fondali. Preferiremo sempre le giornate successive al passaggio della bassa pressione, meglio se con venti in rotazione da nord a sud.
LA RICERCA DELLE ESCHE
Pescando nell’immediato “dopo-tempesta”, si ha sempre il problema dell’esca viva. Se però da un lato dobbiamo rinunciare ad una vasca del vivo già piena, dall’altra abbiamo l’enorme vantaggio che i cambi metereologici con acqua al di sotto dei 17 gradi spingono sempre il foraggio verso terra, con conseguente presenza di cefalopodi in attività anche in pieno giorno a ridosso delle mangianze. Con un simile “supermarket” delle esche, sarà opportuno differenziare le tecniche: in barca non mancheranno, infatti, il sabiki per incettare sgombri e sugarelli, il tataki per i calamari ed, ancora, le montature con totanara da seppie. Al banco dei commensali non mancherà nessuno e con poche, semplici, calate mirate fra i branchi possiamo facilmente avere una vasca ricca di esche da calare, anche a profondità diverse.
LA SCELTA DEI TERMINALI
Con un simile divario di esche, non potremo pensare minimamente di avere un solo terminale a bordo. I cefalopodi vedranno il variare degli ami trainanti e ferranti a seconda della dimensione dei calamari e delle seppie. Esche delicate, infatti, andranno gestite nel miglior modo possibile variando gli ami dal 3/0 al 5/0 per i trainanti e dal 4/0 al 7/0 per i ferranti. Per sugheri, boghe e sgombri, invece, la scelta degli ami spazierà dai moderni “livebait” con anello per evitare di rovinare la bocca del pesce, in caso di esche piccole, fino a due ami anche del 7/0 in caso di grossi sgombri. Il filo sarà rigorosamente Fluorocarbon nei diametri del 0.52/0.54/ 0.57. Il variare del diametro sarà relazionato in funzione della limpidità dell’acqua e dell’esperienza del pescatore. E’ buona norma ricordare che generalmente con acqua fredda, per circa due giorni dopo le burrasche da nord, il fondale rimane torbido, abbassando maggiormente la visibilità.
GIROVAGANDO TRA FANGO E SCOGLI
Un errore comune è quello di provare a cercare i grossi sparidi in questa stagione solo fra gli scogli. Se la secca da un lato rappresenta quell’oasi nel deserto dove i pesci vanno a rifocillarsi, dall’altro in presenza di forti correnti, per via dell’effetto venturi, i predoni preferiscono cacciare lontano dagli scogli. Probabilmente lo sforzo per aggredire le prede in mezzo alla corrente supera di gran lunga le possibilità di recuperare energia cibandosi in questo modo. Pertanto la maggior parte delle aggressioni avverrà lontano dalle rocce, in quelle aree di fango e posidonia dove generalmente non andremmo mai a calare i nostri inganni. L’uso della strumentazione a questo punto farà la differenza, mettendoci al corrente della presenza di pesci lontano dai waypoint conosciuti e rendendoci la vita facile specialmente usando i coni ampi anche a basse profondità. La velocità di pesca sarà sempre prossima al nodo. Pescare con piccoli motori da tiro è sicuramente la tecnica consigliata, infatti, in presenza di onda e corrente, gestire qualunque imbarcazione con il solo motore principale diventa difficoltoso, con il conseguente movimento errato dell’esca e probabilità di catture prossime allo zero.
SELEZIONE DEI PESCI
Usando gli accorgimenti appena descritti si può provare a effettuare una pesca selettiva insidiando i pesci più grossi e cercando di evitare i branchi di piccoli riproduttori. Tuttavia, nonostante le nostre accortezze, qualora dovessimo renderci conto di avere in canna un esemplare sottomisura (se non per legge, almeno per etica), sarà opportuno recuperarlo con moderazione evitando l’estroflessione dello stomaco. Se il pesce risulta vitale ed in buono stato, un rilascio non potrà che completare la nostra azione di pesca responsabile.