A pesca tra i pontili
Ci sono quelle serate in cui, anche se sei stanco dopo una dura giornata di lavoro, guardando il mare non puoi fare a meno di pensare a come organizzare la tua prossima battuta di pesca alla bolognese.
Sono quelle serate in cui noti le condizioni perfette, come la scaduta dopo una mareggiata, in cui sai che i pesci tornano in frenesia alimentare a caccia lungo moli e scogliere dove trovare cibo fresco smosso dal moto ondoso. E’ proprio in quel mare, che piano piano torna ad essere calmo, che si possono sperare le grandi catture, quelle che scaldano il cuore con un nodo alla gola appena afferri e capisci subito che si tratta di una preda importante.
IRRINUNCIABILE OPPORTUNITÀ
Sono le 19 e Maurizio si accinge a tornare a casa dopo una lunga giornata di lavoro. Ha la fortuna di abitare in un luogo di mare, dove anche per sbaglio capita di passarci vicino almeno una volta durante l’arco della giornata. Ed è proprio nel momento in cui lo guarda che rimane stregato e così decide di organizzare una serata a bolognese in compagnia di amici, dirigendosi spedito verso il negozio di pesca più vicino per acquistare una buona quantità di bigattini, il piatto forte che presenterà ai pesci.
Dopo la preparazione di rito, Maurizio avvisa un amico e si danno appuntamento al solito posto per decidere lo spot che, visto il meteo, dà possibilità di ampia scelta. Come ogni volta, le idee sono discordanti, così ci si trova a perdere il solito quarto d’ora a cercare di far capire che quello spot è migliore dell’altro, ma alla fine Maurizio (Maurice per gli amici) ha la meglio, potendo contare sulla sua trentennale esperienza con la pesca da terra.
Si opta, quindi, per un luogo più riparato, quello comodo, dove puoi sederti perfettamente sulla banchina e avere tutto a disposizione, ma poi scopri che la scelta è ricaduta lì perché il mare in scaduta crea in quel luogo un ricciolo di corrente con ansa riparata, dove spesso vanno a pascolare saraghi e orate.
Arrivati sullo spot, dopo averlo ispezionato per bene, si comincia ad aprire le canne e a lanciare le prime manciate di bigattini, in modo che possano spargersi in maniera omogenea sul fondo sabbioso e iniziano ad attirare grufolatori & Co.
Le canne sono due: sei metri Mitchell Suprema 2.0 Strong accoppiate al nuovissimo Full Control caricato con un fluorine dello 0.16; mentre per il galleggiante, considerata la zona a ridosso dal vento, si decide di pescare con un Venturieri spigola da 1,5 grammi con starlight, che nelle diverse pescate si è sempre rivelato il migliore riguardo la sensibilità alla mangiata. Per quanto riguarda la piombatura, si estende molto la distanza dei piombini per far scendere nella maniera più naturale possibile i tre bigattini, innescati a bandiera su amo del 18 bronzato, collegato ad un buon fluorocarbon dello 0.10, un po’ sottile per la pesca vicino agli ormeggi, ma sicuramente più catturante con acqua leggermente velata.
INCOGNITA PASTURAZIONE
Se da un lato l’azione di pasturazione offre l’opportunità di attirare i pesci verso le nostre esche, dall’altro va praticata nella giusta misura, perché altrimenti si rischia di attirare una nuvola di pescetti che renderebbero difficoltosa la ricerca del pesce di taglia. Non di rado, dopo una pasturazione decisa a bigattini, sfarinato e pezzi di acciuga, lo spot si riempie rapidamente di occhiate e salpe, che notoriamente hanno la fama di recidere i sottili finali delle montature e, quindi, innervosire non poco il pescatore. Quindi che fare? La soluzione è una pasturazione parsimoniosa ma costante, alternando lanci di bigattini a palle di sfarinato, meglio se mischiate a ghiaino per far scendere più rapidamente tutto il composto.
Questo sistema permetterà di avere sempre la giusta quantità di pastura presente sullo spot che, senza esagerare, attirerà anche dalla distanza un nutrito numero di affamati pescetti che saranno seguiti da quelli che definiamo “le prede interessanti”.
SI COMINCIA
Lo spot, seppur comodo, non è tra i più semplici in quanto si trova molto vicino alle barche che sono collegate agli ormeggi formati da cime e catene che raggiungono il fondo e che per questo rendono più difficoltosa la pescata. Di conseguenza si decide di lanciare esattamente nella parte centrale, in modo da avere spazio sufficiente a contrastare eventuali fughe repentine di qualche pescione che dovesse abboccare attirato dai bigattini in movimento.
Il fondale si presenta omogeneo sui due metri, degradando poi in una sorta di buca, che scende rapidamente a poco meno di tre metri ed lì che notoriamente pascolano saraghi e orate. Calcolata la distanza, si procede a tirare con la fionda una manciata di bigattini e subito dopo si lancia nello stesso luogo facendo, quindi, cadere i cagnotti innescati insieme a quelli lanciati.
Dopo pochi minuti vediamo il primo segno di abboccata, con il galleggiante che trilla decisamente e poi sparisce nel buio, ma Maurizio è distratto dal cellulare e recupera ormai i bigattini desolatamente schiacciati dal pesce che ha cercato di strapparli dall’amo. Procede, quindi, a innescare nuovamente, ma questa volta rimane con gli occhi incollati sullo starlight fino a quando percepisce una timida mangiata, che lascia stare fino a quando il galleggiante lentamente si abbassa. Proprio in quel momento la ferrata della Suprema 2.0 non perdona un sarago maggiore, che ha letteralmente ingoiato i bigattini innescati e senza troppa irruenza si fa portare a guadino.
Non passa molto tempo e il galleggiante si abbassa di nuovo: questa volta è un’orata nemmeno troppo grande che si è lasciata tentare dall’innesco e rapidamente arriva al guadino per riguadagnare il mare una volta slamata.
La serata procede secondo i piani e le catture si susseguono con una ripetizione imbarazzante, tanto da tenere impegnati i due pescatori in continui guadinamenti.
Principalmente saraghi, ma anche orate e qualche spigola di taglia media si sono fatti tentare dall’attenta azione di pasturazione che, senza esagerare, ha permesso di mantenere i pesci in zona per tutta la durata della pescata.
IL BIG FISH
La ricerca del big fish, la preda dei sogni, comincia fin dalla nostra mente che, navigando tra i pensieri, ci porta ad immaginare come sarebbe adrenalinico pescare un pesce di taglia talmente grande da mettere in difficoltà tutta l’attrezzatura pescante. Ovviamente sognare non costa nulla e l’epilogo è quasi sempre positivo, ma nella realtà la situazione è nettamente diversa.
Quando si è a pesca in uno spot, ci sono sempre mille variabili che cambiano in base ad una serie di fattori infiniti, il che fa pensare che ogni pescata sia fine a se stessa dal punto di vista della strategia.
Questo perché ogni battuta presenta delle condizioni meteo-marine diverse e una cattura, anche se si tratta della stessa specie di pesce, non presenta mai le stesse caratteristiche. Quando si ha a che fare con una preda di taglia in uno spazio ristretto, il primo pensiero che ha il pescatore dopo la ferrata è di cercare di evitare che il pesce possa finire nelle catene degli ormeggi, come capitato nel nostro caso.
Occorre, infatti, procedere ad una trazione controllata e contraria alla direzione della preda allamata, per cercare di girare la testa al bestione e tentare di fargli cambiare rotta. Questo è quello che è accaduto durante la pescata di Maurizio che, appena si è accorto di aver allamato una preda di taglia, si è subito alzato in piedi e a due mani, ha cercato di mantenere la canna in assetto tentando di cedere meno filo possibile e far cambiare direzione al pesce che, guarda caso, si stava dirigendo esattamente verso le catenarie. Non è stato per nulla semplice contrastare un pesce di quella mole per quasi due minuti in un ambiente davvero ristretto, ma il finale dello 0.10 non dava modo al pescatore di poter forzare la mano nella fuga del pesce. Questo ha portato inevitabilmente a far sfregare il finale sulla catena, che si è immediatamente spezzato.
Bisogna imparare a convivere con questo tipo di esperienze che faranno crescere il nostro bagaglio sulla pesca a bolognese facendoci capire fin dove poterci spingere. Superato questo limite, sarà il pesce ad avere la meglio in un combattimento ad armi pari, dove da un lato c’è il pescatore con la sua canna e dall’altro c’è il pesce con la sua forza e la sua astuzia.