Discesa negli abissi: Umberto Pelizzari
Classe 1965, Umberto Pelizzari ha stabilito 16 record mondiali in tutte le discipline dell’apnea ed è il primo uomo ad aver infranto il muro dei -150 metri. Nutre una passione viscerale per gli abissi, che ama esplorare soprattutto in assetto costante, cioè con le pinne e la sola forza delle gambe. Scendere in profondità significa per lui perdere corporeità e fondere nel mare la propria essenza; risalire è riguadagnare la propria identità e venire di nuovo al mondo. Ogni immersione è un viaggio alla scoperta di sé e delle capacità umane.
“In realtà è una passione nata quasi per caso – ci dice – da bambino andavo in piscina, facevo nuoto agonistico e passavo parecchie ore in acqua. Così ho incontrato l’apnea. Purtroppo inizialmente era solo un’apnea in piscina, quindi tutto quello che potevo fare era cercare di resistere in durata o fare delle distanze sott’acqua. Ho iniziato a dedicarmi seriamente all’apnea circa 30 anni fa, quando non c’erano manuali né internet, allora ho cercato di capire come potevo migliorarmi. La svolta è stata durante l’università: quando ho discusso la tesi ero nei Vigili del Fuoco, sono partito per l’Isola d’Elba e ho cominciato a fare profondità”.
Fondamentale per Umberto Pelizzari è l’allenamento costante – sebbene sia agevolato da una particolare predisposizione fisica, potendo contare su una capacità polmonare di ben 7,9 litri (per l’uomo la media si aggira intorno ai 6 litri).
“Il dono di natura sicuramente aiuta, ma bisogna lavorarci – commenta – Bisogna allenarsi, soffrire, studiare con il proprio coach l’allenamento ideale. Ci sono qualità ben più importanti della capacità polmonare: puoi avere anche dieci litri, ma se poi hai paura di andare sott’acqua, non te ne fai nulla del dono!”
Allievo del grande Jacques Mayol – primatista di apnea in assetto costante – Umberto Pelizzari supera presto il maestro, raggiungendo quota -65 metri proprio all’Isola d’Elba, nel 1990: stabilisce così il suo primo record mondiale di apnea profonda in assetto costante.
“In questa disciplina l’atleta scende a pinne e risale a pinne, quindi bisogna avere la massima concentrazione e la massima determinazione – spiega – E’ un percorso molto tecnico, sia in senso mentale che fisico. Non c’è spazio per le sensazioni perché devi tornare in superficie e devi arrivarci nel migliore dei modi, mentre non hai ossigeno e stai facendo uno sforzo. E’ la specialità che preferisco perché la sento mia: se riesco a raggiungere una quota è perché il mio corpo e il mio allenamento me lo hanno permesso”.
Gli abissi sembrano non avere segreti per Pelizzari, che nel 1991 trionfa in tutte e tre le specialità: in assetto costante a -67 metri, in assetto variabile a -95 metri e in assetto variabile no-limits a -118 metri. “Sono tutte discipline affascinanti ma in maniera diversa. In assetto variabile e no-limits scendi con una zavorra: sei completamente rilassato, non fai sforzi, l’unica cosa da fare è badare alla compensazione, alla risposta che devono dare i timpani, schiacciati all’interno dal peso e dalla pressione dell’acqua.
Nell’assetto costante, invece, il tuo corpo deve essere spinto con una tecnica ottimale, e il tutto senza ossigeno. Risalire è più difficile perché spingi con le tue gambe. Molto meno difficile è quando sei spinto da un pallone”.
L’assetto costante, infatti, non richiede attrezzatura (fatta eccezione per le pinne), mentre nelle altre due discipline l’atleta ricorre all’uso di zavorre per la discesa: per l’assetto variabile, si tratta di zavorre fino ad un massimo di 30 kg; per l’assetto no-limits non è invece previsto alcun limite di peso. Diversa è anche la risalita, che nel primo caso avviene con l’ausilio del cavo guida o delle pinne, mentre nel secondo con l’utilizzo di un pallone gonfiabile.
I traguardi raggiunti da Pelizzari sono certo il frutto di un talento versatile alimentato da un impegno appassionato: le immersioni in acqua per lui non sono solo sinonimo di ambizione e di gara, ma anche di incontro e fusione con la natura. “Quando si scende in acqua, bisogna anche muoversi in modo tale da non spaventare gli animali selvatici – racconta – Mi affascina molto quando balene, squali, delfini non si spaventano, ma anzi si avvicinano a me incuriositi e cominciano a giocare. E’ un’emozione particolare, che richiede una ricerca dell’essere in acqua in un certo modo”. Attento alla tematica della tutela dell’ambiente marino, Umberto Pelizzari cita spesso un antico proverbio eschimese per esprimere la disposizione d’animo che caratterizza le sue immersioni: “Quando un uomo parte per un paese straniero e lascia la sua terra, porta con sé la moglie e il suo cuore, ma abbandona le armi e le leggi del suo popolo per accettare quelle del paese in cui va”.
Tra record e amore per il mare e le sue creature, la carriera di Pelizzari è segnata da una grande rivalità con il cubano Pipìn Ferreras: l’uno della scuola di Mayol, l’altro della scuola di Maiorca, i due si rincorrono in una sfida all’ultimo respiro, strappandosi primati a vicenda in tutte le discipline. Quella con Pipìn è una competizione stimolante per entrambi gli avversari ed assolutamente avvincente per il pubblico, che segue con attenzione le sorti alterne di questo duello leggendario. La sfida tra i due si protrae ininterrottamente per tutti gli anni ’90 e cessa solo quando Pelizzari si ritira dalle competizioni nel 2001, dopo aver toccato quota -131 metri e stabilito così un nuovo record in assetto variabile.
“Questa rivalità molto forte tra me e Ferreras è stata importante per me ed è stata importante per lui. Insieme siamo stati importanti per l’apnea. Quando c’è una sfida così impegnativa tra due atleti, questo fa anche parlare dello sport, degli atleti e delle performance”.
La necessità di diffondere lo studio e l’insegnamento dell’apnea ha sempre dato forma alla sua identità di atleta. E’ per questo che nel 1995, insieme a Renzo Mazzarri, campione di pesca subacquea, fonda l’Apnea Academy, una scuola di formazione che ha come obiettivo ultimo la diffusione, la didattica e la ricerca dell’apnea subacquea a livello mondiale.
“La subacquea e l’apnea, che poi è la parte sportiva della subacquea, deve essere iniziata con la supervisione di un bravo istruttore. Questo perché quando l’essere umano entra in acqua porta con sé degli errori naturali, istintivi, fisiologici. Ad esempio, si ha la testa ipertesa o il corpo contratto anziché rilassato. Avere una persona che da subito ti corregge può permetterti di godere appieno di questa disciplina, di sentire le sensazioni, soprattutto quella di rilassamento totale, e ovviamente di evitare che questi errori diventino pericolosi” ci dice. Uno degli errori più comuni ha invece una natura psicologica: “Si sbaglia a pensare che la performance cominci quando si fa la capovolta per scendere: la performance comincia invece quando inizi a respirare e a rilassarti. Bisogna imparare a rilassarsi, a mollare il proprio corpo, a controllarsi mentalmente. Questo è un aspetto che non ti insegna nessuno”.
Oltre che alla didattica, Pelizzari è oggi dedito anche alla nautica. Collabora, infatti, con i Cantieri Capelli e Yamaha per la realizzazione di battelli per la pesca subacquea. “Con Umberto Capelli è nato un rapporto di fiducia, di amicizia – racconta – Testiamo le novità, se ci sono dei prodotti li proviamo sul mio battello, ci confrontiamo. Insieme abbiamo creato la linea Apnea, una linea specifica per gli apneisti e i pescatori subacquei. E’ una soddisfazione vedere il mezzo crescere secondo le mie indicazioni tecniche. Lo stesso discorso con Yamaha: testiamo, proviamo, mettiamo in acqua dei prototipi nuovi di motore, per capire quanto possano andare bene per una diffusione commerciale”.
L’ultimo nato da questa prestigiosa partnership è Apnea 70, un battello di 7 metri progettato per soddisfare le esigenze di professionisti ed appassionati della pesca in apnea. Frutto di un peculiare esercizio di personalizzazione tecnica, l’Apnea 70 offre spazi più generosi rispetto al modello precedente, l’Apnea 51, ed è dotato di un HDS-9 Gen2 Touch, un ampio display multifunzione a colori ad alta definizione con schermo touchscreen da 9 pollici.
Queste qualità hanno fatto dell’Apnea 70 il gommone scelto da Pelizzari per le sue immersioni nelle profondità del mare, di cui dice: “Non è un territorio da conquistare, un confine da varcare: il mare è un elemento amico”.