Boston Whaler 150 Montauk: la prova in mare
Quando si parla di barche di dimensioni ridotte, ma allo stesso tempo di qualità, non si può non pensare ad un Boston Whaler Montauk.
La sua carena, ad ali di gabbiano, ha scritto una pagina di storia nel settore nautico all’interno della categoria open.
In occasione del 60° anniversario del cantiere americano ho avuto modo di testare in anteprima il modello più piccolo. Prima di questo evento non ero mai salito a bordo di un Boston Whaler e mi sono sempre chiesto il motivo per cui tutti elogiassero questa barca, oltre a chiedermi “perché comprare un Boston Whaler in un settore così affollato e variegato?” Scopriamolo.
Appena 15 piedi e motorizzato con un Mercury FourStroke da 60 cavalli, da 4 tempi.
La barca si presenta con una murata color celeste, interni bianchi e tappezzeria panna. In 4,70 metri non è facile coniugare spazi per potersi muovere bene e con aree relax con ampio prendisole, ma nel Montauk 150 è stato raggiunto un buon compromesso. Assenti le plancette (la scaletta è montata sullo specchio di poppa sulla sinistra), a poppa il pozzetto è libero da ogni ingombro, il che consente di spostarci senza avere paura di inciampare in oggetti e strutture presenti.
In optional, davanti al motore, è possibile inserire una vasca per il vivo, a dimostrazione che anche un mezzo di 15 piedi può essere adatto a sessioni di pesca più avanzate. A centro barca è presente il sedile di guida che accoglie due persone, con lo schienale abbattibile sul lato opposto. In questa configurazione è possibile utilizzare sia lo schienale come poggiareni che stare comodamente seduto con lo sguardo verso poppa.
La versione da noi provata è un’anteprima, per cui la consolle presenta in alto a destra soltanto gli strumenti analogici di giri motore e voltaggio batteria, oltre a 3 pulsanti on/off di controllo generali, di cui uno dedicato esclusivamente alla pompa di sentina. Il timone, invece, è rivolto verso l’alto e spostato sulla sinistra, con accanto la manetta di controllo della potenza del motore e un portaoggetti. Un piccolo parabrezza è sufficiente a ripararci dal vento quando si è seduti, contornato da un profilo in acciaio che funge anche da solido appiglio in navigazione.
A prua è posto un piccolo prendisole a forma di semicerchio, non sufficiente per stendersi completamente, ma che risulta comodo sfruttando anche la curva della battagliola come schienale. Al di sotto dei cuscini si trova un gavone portaoggetti. Non mancano anche qui due portabicchieri. Opzionalmente è possibile aggiungere, come nella barca da noi provata, un igloo posizionato davanti alla consolle corredato di cuscino in modo da formare un’ulteriore seduta che si integra perfettamente nella zona di prua. Presente anche uno schienale sulla parte anteriore della consolle e, in alto, diversi portacanna.
Mi sarebbe piaciuta una piccola modifica alla zona di prua con l’aggiunta di un tavolino che può integrarsi con la cuscineria a formare un prendisole più ampio, invece scopro che è possibile aggiungere un sedile rialzato per la pesca da prua. L’intera impavesata è sormontata da una battagliola molto alta, ad eccezione di due porzioni centrali delle fiancate, lasciate libere e impreziosite da un rivestimento in legno per consentire la salita/discesa dalla barca in caso di ormeggio all’inglese.
Iniziamo il test, a bordo siamo in 2 persone e nel serbatoio sono presenti 25 litri di carburante. Il mare è calmo e ogni tanto increspato da qualche onda generata dalle altre barche.
Al minimo il motore Mercury spinge la barca a 2,8 nodi ad appena 600 rpm. Abbassando leggermente la manetta arrivando intorno ai 2000 giri si inizia ad avvertire un aumento della resistenza generata sul motore poiché il timone diventa leggermente più rigido, ma è questione di abitudine poiché non ha causato nessuna difficoltà durante il test. Raggiungiamo la planata intorno ai 3000 giri a 8,3 nodi, mentre la velocità di crociera la raggiungiamo a 18 nodi a 4000 giri, con un consumo di circa 9 litri per ora.
È in questo momento che ho compreso perché un modello progettato 60 anni fa è ancora attuale nel mercato. La navigazione è estremamente piacevole, le onde non causano nessun problema allo scafo. Nessun rimbombo delle onde né impatto che sembri causare problemi o fastidio all’avanzamento della barca, il mezzo è reattivo nei cambi di direzione.
Vi racconto anche un piccolo aneddoto: durante il test ho provato a spostarmi a bordo per valutare se ci sono ingombri particolari che possono dare fastidio nei movimenti. Nel fare questo ho inavvertitamente urtato il ginocchio contro la consolle, e non ho sentito alcun rumore di vuoto. Così ho scoperto che l’intera barca è completamente riempita di resina, non ci sono spazi cavi che potrebbero essere più deboli dal punto di vista strutturale. Ed è per questo che l’impatto con le onde, anche a velocità massima, non genera alcun fastidio al mezzo. Sì, perché abbiamo spinto il motore al massimo dei giri, 5900, toccando i 29 nodi con un consumo orario di appena 20 litri!
Nel test di accelerazione abbiamo raggiunto la planata in 6 secondi. Che dire, dopo essere stato a bordo e aver stressato il mezzo ho compreso il motivo per cui questo è uno dei modelli che fa parte della gamma “inaffondabile“. È famoso anche l’evento in cui il fondatore del cantiere si fece ritrarre a bordo di un Montauk con indosso il suo miglior abito mentre la barca veniva letteralmente tagliata a metà, e continuava a galleggiare e ad essere in grado di navigare, a dimostrare che con questo mezzo pur essendo lungo meno di 5 metri è possibile rientrare in porto al sicuro anche se le condizioni meteo diventano avverse da un momento all’altro.
Appassionati di pesca, in cerca di un mezzo per muovere i primi passi nella nautica o, perché no, una barca con cui divertirsi e non trascorrere giornate in spiaggia, stavolta vi pongo io la domanda rigirata: “Perché non comprare un Boston Whaler?”.
Scheda tecnica