Pesca all’occhiata
Primo piano
Nome Volgare: Occhiata.
Nome scientifico: OBLADA MELANURA (linnaeus 1758).
Nomi dialettali: OIÀ (Liguria), OCIÀ (Veneto), ACCHIATA (Puglia), ORBATA (Sardegna). Altri nomi dell’occhiata sono “cantara; alboro; bastardo; necchiata; occhio; iata; iacchiata”.
Morfologia
Ha un corpo di forma ovale abbastanza allungato. Occhi piuttosto grandi e molto evidenti, in quanto di colore nero intenso su contorno argento che li mette in risalto. Il corpo è schiacciato bilateralmente. La bocca è abbastanza piccola, con il labbro inferiore un pochino più avanti di quello superiore. Ha una pinna dorsale e una anale. La pinna caudale è bilobata. La colorazione è grigio-azzurra sul dorso, è argentea sui fianchi e biancastra sul ventre. Possiede una macchia nera al termine del corpo e prima della coda che gli fornisce una caratteristica quasi unica e inconfondibile. La bilobatura della pinna caudale è di colore grigio scuro e tendente al trasparente.
Habitat
Roccioso o anche misto roccia, sabbia, alga.
Condizioni climatiche
Clima temperato e periodo di pesca in Italia durante tutto l’anno.
Distribuzione geografica
Oceano Atlantico, Mar Mediterraneo, Stretto di Gibilterra e Angola.
Durata della vita e accrescimento ponderale
La sua dimensione nei mari italiani arriva ad un massimo di circa 30 cm ed un peso massimo che molto raramente può avvicinarsi al chilogrammo. Raggiunge il peso massimo ad un’età di circa 11 anni. Lungo le nostre coste le dimensioni sono normali e più frequentemente pescabili dell’occhiata, sono comprese tra uno e tre etti di peso che corrispondono ad una età di circa 3-5 anni.
Riproduzione
Si riproduce in primavera da aprile e fino a tutto giugno e anche metà luglio.
Si pesca in primavera vicino alle coste rocciose proprio perché per la riproduzione si avvicina molto di più alla costa.
Le catture, ottime e copiose, proseguono per tutto l’autunno con pesci di taglia maggiore. Oltre a individui a precoce differenziazione sessuale, ve ne sono alcuni ermafroditi, dei quali generalmente derivano solo esemplari maschi.
Alimentazione
E’ specie onnivora, ma si nutre in prevalenza di piccoli invertebrati. Vive in branchi numerosi, fatti di centinaia e centinaia di individui sospesi nel blu, contendendo spesso il territorio alle Castagnole.
Esche
Bigattino e gambero per la pesca da fermo, piumette e cucchiaini per la traina.
Modalità di pesca sportiva e professionale
Il sistema più usato per insidiare questo pesce con tecniche di pesca sportiva è la pesca in rockfishing con canna e tecnica all’inglese (è una pesca leggera ed è limitata agli strati superficiali del mare) o con canne del tipo Bolognese, spesso avvalendosi di sugheri scorrevoli e pasturatore (in acque che sprofondano anche oltre i 15-20 metri di profondità alla stessa distanza dalle rocce a terra).
Si può pescare l’occhiata sempre da terra, ma dalle spiagge frequentate da bagnanti. E’ un pesce quindi che assieme ad altri può catturarsi anche con la tecnica del surf-casting, ma adottando questa tecnica la selezionabilità della specie da pescare è più difficile e si catturano al contempo, con frequenza imprevedibile, anche altre tipologie di pesce come saraghi, muggini, mormore orate, insomma: il surf-casting specializzato a sole occhiate appare impossibile non solo per effetto dell’adozione del terminale giusto, ma anche per tante variabili che si mettono in giuoco, come ad esempio l’esca, la conformazione del fondale antistante la spiaggia, il tempo atmosferico di quel giorno di pesca, la corrente ed infine il periodo dell’anno.
Sempre dalla roccia si può adottare, molto sportivamente, la tecnica dello spinning. Con barca ancorata un po’ più a largo, si vanno a ricercare i branchi di occhiate e si attua molto proficuamente la pesca a canna bolognese con pasturatore scorrevole (canne da 4-5 metri).
Altro capitolo di pesca sportiva quello della piccola traina costiera. L’occhiata viene inoltre pescata e spesso “sterminata” dai pescatori professionisti che adottano il sistema vitatissimo delle strascicanti “agugliare” (strascico galleggiante), una pesca che è fatta di notte quando le occhiate e le aguglie preferiscono boccheggiare in superficie. Tali strascicanti viaggiano indisturbate nelle tranquille nottate estive, divorando tutto quanto vive nei primi metri dalla superficie, specialmente aguglie ed occhiate. Le catture di tali strascichi galleggianti sono così copiose che assai spesso l’approdo nei mercati di tanto quantitativo di pesce fa sì che il loro prezzo precipiti a livelli talmente bassi che la vendita non conviene.
Ci sono, infine, le pesche dei semi-professionisti (pesche comunque non sportive), come quella con le nasse, i tremagli, le sciabiche, oppure le pesche semisportive come i palamiti, e i natelli.
I natelli
La stagione propizia è quella che si estende dalla tarda primavera ai primi giorni dell’autunno e le condizioni di mare più favorevoli si hanno con mare calmo o appena increspato. Inoltre, poiché le zone dove aggallano le occhiate non sono mai troppo lontane da terra, per la pesca si possono anche impiegare delle piccole imbarcazioni (lancette, gozzetti, gommoni) fornite di motore fuoribordo, purché si tengano sempre presenti le regole più elementari della prudenza, che in mare deve essere la compagna inseparabile del pescatore. Strumenti indispensabili per la pesca, sono i “natelli”, detti anche “gallette”, per la loro somiglianza a quei panini cotti due volte in forno, che fanno parte delle razioni viveri di emergenza (razione k) dei militari. Ogni natello è formato da un cilindro di sughero del diametro di circa dieci centimetri e dello spessore di tre o quattro.