Terza puntata: Tanti modi per dire “Tonno in Canna”
Ormai la pesca al tonno rosso è chiusa da tanto tempo, però come sapete la pesca sportiva con il rilascio è prevista dalla legge e quindi noi appassionati di pesca non ci fermiamo di fronte alla possibilità di insediare prede nel periodo migliore. Questo in cui scriviamo, la fine di Ottobre, è infatti il periodo in assoluto più propizio per cercare pesci in altura. Fino a qualche anno fa insidiare i tonni rossi a traina in altura era una chimera.
Difficilissimo trovarli, difficilissimo farli abboccare ancora più difficile pensare di insidiarne uno di taglia meritevole, che fosse almeno superiore ai 30 Kg, mentre negli ultimi quattro o cinque anni questo è tornato a essere di nuovo possibile. Le ragioni sono sempre le stesse: le giuste scelte fatte negli anni dai vari enti responsabili del controllo delle specie in estinzione, la diminuzione delle pesche intensive e una maggiore regolamentazione hanno fatto si che gli stock di tonni rossi aumentassero di nuovo considerevolmente ed hanno, di fatto, anche mutato le abitudini di questo pesce che prima era migratore annuale.
I famosi “rossi” che uscivano sempre dal mediterraneo per andare in Atlantico ormai si sono stanziati stabilmente nei nostri mari e, quindi, in alcuni periodi particolari dell’anno sono facilmente trovabili e quindi catturabili. Così è per l’altura.
Le alte pressioni sono ancora abbastanza stabili e ci si può ancora comodamente avventurare su batimetriche tra i 600 e i 1000 metri per cercare branchi di rossi, dove, in mezzo a tanti altri pesci di branco, a qualche rostrato e a qualche pelagico esotico come ormai le “nostre” lampughe, nuotano e cacciano anche i grandi rossi. Tonni rossi che in frenesia non disdegnano neanche attaccare pesci artificiali, grandi e morbidi, magari nati per i mari tropicali e la caccia di Rostrati, o minnow pesanti e affondanti trainati veloci nelle scie dei motori. Gli schemi classici per la pesca al rosso in altura sono i medesimi della pesca in altura tradizionale. Canne dispari, disposte in formazione simmetrica. Lenze misurate, e non si sbaglia, per avere vere e proprie formazioni di pesci finti in caccia di predatori.
Per le barche più piccole cinque, per quelle più grandi anche undici esche filate da cinque ai settanta e più metri.
Esche centrali vicine e affondate, esche laterali lontane e a pelo d’acqua, meglio se su divergenti per farle saltellare letteralmente sull’acqua. In attesa di un agognato cicalino. L’altura è l’espressione massima della traina e la traina al rosso è la massima espressione dell’altura, quindi siamo all’apoteosi della pesca in mare. Si calano prima le lenze più lontane poi quelle più vicine e si recupera al contrario quindi qualunque canna parta, che ovviamente non si tocca fino a che riducendo il motore al minimo e con frizione ben tarata si sia fermata o quasi, si tirano su tutte le altre a partire dalle ultime messe, operando in senso inverso.
Poi si comincia il combattimento che può durare anche parecchio. Pesci giovani di 40/50 chili tirano molto e cercano di conquistare la libertà con grande vigore. Poi è importante dire che le attrezzature devono essere adeguate a una giusta sportività. Le 30 Libbre stand up sono le migliori, abbinate a mulinelli rotanti da 4/0 magari a larga capacità e monofili, mai multi fibra, dalle 30 alle 50lb. Così facendo si è sportivi e ci si diverte molto con pesci da 20 ai 50. Se scappa l’esemplare più grosso bisognerà avere anche un po’ di manico. La soddisfazione sarà tantissima fino al momento del rilascio obbligatorio, spesso per taglia, e in questo momento dell’anno assolutamente obbligatorio. Provare per credere!