Light jigging, una tecnica per tutte le stagioni
Parlando di mare, ma soprattutto di pesca dalla barca, una domanda che spesso ci si pone è: esiste una tecnica versatile e facilmente gestibile, indipendentemente dalla tipologia di barca di cui si dispone, da poter praticare dovunque si arrivi indipendentemente dalla conoscenza del fondale? La risposta è sì.
Il light jigging, versione “leggera” del famoso vertical, con i suoi artificiali colorati e di poco ingombro e le sue canne leggere e spesso “gavonabili”, rappresenta la soluzione ideale in termini di praticità e di velocità di esecuzione, permettendo catture di tutto rispetto e risultati spesso sorprendenti e ben al di sopra delle aspettative.
UN PO’ DI JAPAN STORY
Era il 2006 quando i primi artificiali iniziarono muoversi in verticale, facendo scoppiare di lì a poco una vera e propria moda. Purtroppo però, il fenomeno vertical, un po’ per l’approccio esagerato (si finì per comprare attrezzature sovradimensionate), un po’ per la tendenza dei pesci ad abituarsi al movimento delle esche in verticale, esaurì la sua energia nel giro di qualche anno, lasciando gli appassionati con tanta attrezzatura in magazzino ed in molti scettici sulle reali potenzialità di questa tecnica in Mediterraneo.
Mentre il fenomeno però si trasformava da stella in meteora, approdava in Italia una variante del VJ, il light jigging, suddiviso fra più tecniche in base al tipo di artificiale impiegato.
In pochi però si lasciarono trascinare da questa nuova ondata di artificiali, più simili a marziani che ad imitazioni di pesci.
LIGHT JIGGING, KABURA, INCHIKU: TRE ARTIFICIALI, TRE TECNICHE DA PRATICARE
Se vero è che tutte e tre le tecniche hanno come denominatore comune la discesa ed il recupero in verticale delle esche e la barca rigorosamente in scarroccio, è altrettanto vero che a nome diverso corrispondono tre diverse tecniche di animazione, dettate sostanzialmente, dalla natura idrodinamica degli artificiali utilizzati.
Nel light jigging, si usano artificiali identici a quelli usati nel vertical, ma nelle versioni con minor grammatura. L’artificiale compie gran parte del lavoro durante la discesa, scintillando e creando repentine turbolenze, una volta arrivato a fondo, si inizierà un recupero cadenzato intervallato ad attimi di stop, durante i quali spesso avverrà l’attacco. Importantissimo è ferrare energicamente e tirare senza fermarsi mai, i pesci spesso infatti si allamano all’esterno della bocca e pertanto sono frequenti le slamate.
Il kabura rappresenta invece la soluzione ideale per chi non ha voglia di dare animazione agli artificiali. Questa esca infatti si compone di una testa piombata e di numerose “codine” in gomma, abbinate a due tentacoli di silicone e due ami montati generalmente su cordino sottile.
Il leader si connette generalmente tramite uno snap o un nodo alla testa dell’esca, in questo modo, una volta raggiunto il fondo, basta far “ballonzolare” l’esca, ottenendo così il movimento delle code e dei tentacoli. Le diverse forme della testa variano sensibilmente la velocità di discesa e la presentazione dell’esca sul fondo. Il kabura può essere arricchito con striscioline di calamaro, meglio se fresco, battute sapientemente con un martello batticarne, aumentandone così il potere catturante
L’inchiku, rappresenta forse la tecnica più complessa. Quest’esca si compone di un piombo-vettore di forma generalmente triangolare e di un polipetto legato ad esso con uno spezzone di dynema robusto. Una volta fatta giungere l’esca sul fondo, l’animazione verrà data con movimenti dal basso verso l’alto della canna (jerkate), abbinati a recuperi sincronizzati con il mulinello. L’esca dovrà compiere delle piccole discese per poi risalire, come un polipetto in fuga.
Una volta acquisita un minimo di dimestichezza con l’animazione le catture non tarderanno ad arrivare, ripagandoci degli sforzi compiuti. Come per il kabura, anche per l’inchiku è possibile arricchire l’esca con striscioline di calamaro.
GLI SPOT
Pescando in scarroccio, è possibile esplorare vaste zone di pesca, partendo da anfratti rocciosi e finendo su praterie di posidonia o ancora sul fango a ridosso delle cigliate. Poiché generalmente, con questa tecnica, i pesci attaccano più per territorialità che per attrazione verso una possibile preda, tutti i fondali possono serbare sorprese.
Dentici e orate, difatti, sono stati ferrati in zone in cui non si pensava potessero trovarsi, mentre pesci abitudinari come tracine e pagelli hanno regalato momenti di puro divertimento, poiché insidiati con attrezzature ultra leggere.
L’ATTREZZATURA
Considerando la necessità di manovrare l’esca in verticale con la barca in scarroccio ed i pesi veramente esigui delle esche utilizzate, sarà opportuno attenersi ad alcune regole, in generale l’improvvisazione non porterà mai a dei buoni risultati.
Le canne saranno specifiche per questo tipo di pesca, rigorosamente con anelli trattati per l’uso, con il dynema (meglio se con pietra in SIC) e con un cimino molto sensibile che consenta di animare gli artificiali, il fusto avrà però un’elevata riserva di potenza consentendoci di affrontare anche eventuali incontri con cernie, orate e dentici.
I mulinelli, meglio se rotanti, dovranno contenere almeno 150/170 metri di dynema. Inutile dire che, viste le sollecitazioni a cui saranno sottoposti, sarà opportuno acquistare modelli con una robusta frizione e privi di qualunque accessorio che possa usurarsi in fretta.
Al dynema in bobina, applicheremo uno spezzone di fluorcarbon che farà da shock leader, con carico di rottura leggermente superiore a quello del dynema stesso, la connessione tra artificiale e leader avverrà invece con uno snap da spinning o specifico da light jigging, da almeno 70 lbs.
A parità di carico di rottura, saranno da preferire dynema più sottili, in grado di affondare più velocemente e di soffrire meno la corrente.
Non dovranno mancare a bordo le ancore galleggianti, per frenare la barca in caso di vento o corrente esagerati.
La possibilità di insidiare le prede più disparate, unita alla facilità di trasporto dell’attrezzatura, rende il light jigging una tecnica versatile e praticabile durante tutto l’anno. Una canna off-set ed una scatola di artificiali possono sempre essere conservati a bordo ed in qualsiasi momento sarà possibile passare delle sane ore di divertimento.
Parlando di stagioni, il riferimento va anche all’età. Dovendo animare artificiali leggeri in corrente, infatti, non sono richieste particolari doti fisiche, pertanto questa tecnica riesce ad abbracciare adulti e bambini accontentando sia neofiti che veterani e regalando a volte catture degne di tecniche ben più impegnative.