Un’emozione di nome Ricciola
L’estate ci saluta e con le temperature che si abbassano ed i primi acquazzoni, ecco arrivare lei, la preda regina della traina con l’esca viva: la ricciola.
Preda che da sempre suscita nella mente dei pescatori di traina con il vivo emozioni forti, con cicalini che stridono e combattimenti al cardiopalma fino a che il pesce non è paiolo.
Questo pelagico, infatti, combatte dall’inizio alla fine, senza dare mai l’idea di aver alzato bandiera bianca.
UN PESCE STAGIONALE
Essendo un pelagico, la ricciola segue abitudini migratorie ben precise, tracciando delle rotte dettate dalla presenza del pesce foraggio e dai periodi di riproduzione.
Chi segue con attenzione la fase migratoria saprà difatti individuare i primi segni della possibile presenza della regina, insistendo a trainare con cura e metodo alla ricerca di quello strike che ripagherà le lunghe attese in traina.
Generalmente la presenza di fitti branchi di alletterati, tombarelli ed alacce “appallati” è un chiaro segno che i predoni possano essere in caccia.
La traina veloce con le esche artificiali, infatti, oltre a regalarci sano divertimento, può diventare una riserva inesauribile di esca da utilizzare nell’immediato o da tenere nella vasca del vivo.
DOVE TI CERCO
Pesce veloce e fulmineo, la ricciola ama stazionare nei pressi delle secche alternando generalmente fasi di stasi su depressioni fangose a incursioni alla ricerca di pesci di tutte le taglie.
È bene, però, sapere che, in caso di presenza di grossi banchi di pesci, le ricciole scorribandano freneticamente anche lontano dalle loro zone abitudinarie di caccia, arrivando persino a scodare a galla. Questo comportamento è generalmente più consono ai cugini tonni.
Pertanto, allamato un grosso alletterato o una lampuga, la soluzione vincente può essere quella di calarli immediatamente innescati su una canna da traina, sperando nella presenza di pesci di taglia in caccia nelle vicinanze.
In assenza di movimento, invece, la ricerca intorno alle secche può rivelarsi indubbiamente più produttiva.
GLI ORARI
Allamare una grossa ricciola è generalmente frutto di un’azione di pesca sapientemente condotta e mirata a questo scopo.
Nonostante tutto venga fatto nel migliore dei modi, spesso i risultati tardano ad arrivare.
Un ottimo momento per tentare il colpo sotto misura può essere il tramonto. Questi pesci, infatti, tendono ad intensificare l’attività di caccia nella mezz’ora che precede il tramonto, probabilmente perché la scarsa visibilità riesce a celarne la mole.
Non di rado, infatti, osservando foto di catture, si nota il crepuscolo fare capolino.
Come tutti i pelagici, però, le ricciole cacciano anche con il sole alto, nelle ore centrali della giornata. In questo momento, anche se è maggiore il rischio di essere viste, è altrettanto alta la quantità di pesce foraggio a galla e nello strato di mezz’acqua.
TERMINALI ED ATTREZZATURE
Combattere una grossa ricciola può essere un’impresa spesso ardua.
Per questo motivo, attrezzando una canna per questa cattura, non scenderemo mai sotto le 20 lbs; abbinando un mulinello rotante da almeno 20 lbs, caricato con trecciato da 50 lbs e 20-25 metri di leader da almeno 60 lbs.
Il terminale con girella sarà di fluorocarbon ed armato con uno o due ami (a seconda dell’esca che utilizzeremo) belli robusti (5/0 – 7/0).
La piombatura potrà essere frazionata utilizzando piombi da 50 e 100 gr (legati con elastici e distanti almeno 15 mt l’uno dall’altro), oppure un solo piombo da 250/350 gr posto ad almeno 25-30 mt dall’esca.
COMBATTIMENTO E RILASCIO
Una volta sentita la trazione dell’amo, la ricciola parte inesorabilmente con una prima fuga lineare durante la quale non bisogna farsi cogliere impreparati, bensì ferrare energicamente.
A questo punto, il pesce tenterà di guadagnare il fondo per rompere il terminale.
Sangue freddo ed attrezzatura calibrata ci serviranno per scongiurare i tentativi di rottura che, a seconda della dimensione del pesce, potrebbero essere ripetuti.
Chi governa la barca dovrà cercare di portarsi immediatamente lontano da secche e scogli, agevolando l’azione dell’angler.
Trattandosi di pesci spesso imbrancati, sarà doveroso limitarsi nelle catture, cercando di trattenere solo esemplari di taglia e rilasciando il pescato in esubero ove possibile.
L’abitudine delle ricciole di aspirare per mangiare spesso fa sì che il pesce ingoi entrambi gli ami, rendendo impossibile qualunque azione di rilascio.
Prima di rilasciare è, quindi, necessario sincerarsi delle condizioni, ossigenare il pesce trattenendolo per la coda a pelo d’acqua ed aspettando che inizi a nuotare autonomamente.