Per molti ma non per tutti: pelagici in altura
Con la fine dell’estate e l’avvento dell’autunno, le prime correnti di acqua “fresca” mettono in movimento i grossi banchi di pesce, le correnti spinte dal magnetismo del “caldo-freddo” portano in pascolo al largo i pelagici, è il momento di andare in altura.
Tecnica che da sempre evoca battaglie con grossi pesci insidiati con artificiali, l’altura se pur praticabile con attrezzature facilmente reperibili, richiede però barche in grado di affrontare miglia e miglia, notevoli distanze dalle costa e doti di navigazione e conoscenze di meteorologia, che la rendono una tecnica realmente praticabile da pochi.
Difatti molti, traversando per miglia, usano mettere giù una o più canne con almeno una piuma ed un rapala, ma questo ovviamente si discosta parecchio dal praticare un’uscita d’altura mirata alla cattura di alalunghe e tunnidi.
DOVE CERCARE
I grossi banchi di pesce amano stazionare sui salti di batimetrica notevoli, pertanto una battuta di altura che si rispetti, avrà il suo punto di partenza da -600 in poi, cercando salti di fondale importanti, con picchi di profondità anche oltre i 1000 metri.
Di fatto le forti correnti che si generano in queste condizioni, consentono ai pesci di nutrirsi sfruttando la corrente come vettore, per ingerire senza nessuno sforzo krill e plancton.
ASSETTI ED ESCHE
Un assetto di pesca che si rispetti, vedrà almeno 4 canne in azione, con le esterne ad almeno 50 e 65 metri dalla barca armate generalmente con grosse piume e teste piombate, o kona head e bubble jet. Le piume nelle ore centrali della giornata saranno preferibilmente di colore scuro, meglio se nere o viola.
Al centro invece, rispettivamente a 35 e 25 metri, metteremo due minnow da almeno 14 cm preferendo colorazioni sgombro o il classico tigrato arancio.
Anche qui nelle ore centrali della giornata e con il sole alto, i colori scuri potranno fare la differenza.
Centralmente a 15 mt dalla barca, su di un porta canne centrale, potremo piazzare un minnow dalla grossa paletta, da far pescare sotto la scia dei motori. Questa soluzione può spesso rivelarsi vincente, dando vita a partenze simultanee poi sulle altre canne in pesca.
L’uso di teaser è consigliato nelle giornate di mare calmo ed in assenza di vistose mangianze con gabbiani che svolazzano, del tutto ininfluente invece con mare increspato.
Il rumore infatti prodotto da questi richiami è utilissimo con pesci apatici e situazioni di stasi, ma diventa inutile con attività di pesci a galla o con onde che ne alterano il movimento.
ALLA RICERCA DELLA PREDA
Chi pratica altura mira ovviamente ad imbattersi nei branchi di alalunghe, è per via della legge sul tonno rosso che non consente fuori stagione l’imbarco di alcun esemplare, sia per la nota abitudine di questi pesci di aggredire in branco.
A differenza del tonno rosso, l’alalunga dopo la prima lunga fuga, rende la vita abbastanza agevole al pescatore, avvicinandosi in corrente e dando il meglio di sé sottobordo, tentando ripetutamente di ripartire e guadagnare il fondo.
Come già detto in apertura, questi pelagici amano stazionare nei pressi dei grossi salti di fondale, con predilezione per le batimetriche importanti.
Difficilmente infatti, potremo insidiarle al di sotto degli 800 metri, e non di rado allamando la prima sarà sufficiente attendere qualche attimo per vedere tutte le canne piegate simultaneamente.
Come per tutti i pesci anche in questo caso sarà opportuno limitarsi alla detenzione degli esemplari più grandi, rispettando le misure consentite dalla legge per quantità di pesce imbarcabile, effettuando rilasci del pescato in esubero, sincerandosi di aver però prima ossigenato con cura la nostra preda.