Pronto soccorso in barca: gli infortuni più comuni
Con l’arrivo dell’estate dobbiamo essere pronti per navigare con la nostra barca. Dopo una check list di lavori da effettuare, la tiriamo a lucido e finalmente usciamo in mare! Da soli, con la famiglia o con gli amici, non importa: è arrivato il momento di navigare. Ma siamo davvero pronti a reagire in caso di spiacevoli infortuni?
E, soprattutto, siamo in grado di riconoscerli e soccorrere chi ne ha bisogno? Non facciamoci cogliere impreparati: ecco come dobbiamo comportarci in caso di infortuni in barca.
INFORTUNI IN BARCA: ECCO I PIÙ COMUNI
COLPO DI CALORE
- CAUSA ⇒ Il colpo di calore si manifesta a seguito di un’esposizione prolungata al sole. Il corpo si disidrata e la temperatura corporea sale rapidamente, fino a 40/41°C: il clima estremamente caldo e l’umidità dell’aria compromettono il funzionamento dei meccanismi di termoregolazione. In pratica, l’organismo è incapace di perdere il calore accumulato e ristabilire l’equilibrio termico. I sintomi sono di varia natura e comprendono: malessere generale, mal di testa, nausea, vomito, crampi muscolari, vertigini e stato confusionale. Nei casi più gravi, il colpo di calore può provocare la perdita di coscienza e può essere letale.
- COME INTERVENIRE ⇒ Per far abbassare la temperatura corporea, raffreddare il corpo. Spostarsi, se possibile, in un ambiente fresco e ventilato. Si può fare un bagno o, se non è possibile, spruzzare acqua fresca. In alternativa, avvolgere il corpo con asciugamani bagnati. Misurare la temperatura corporea e non somministrare antipiretici.
- COME PREVENIRE ⇒ Per quanto possibile, è bene restare all’ombra ed evitare di fare sforzi. Mantenere il corpo idratato, assumendo bevande fresche. Evitare di consumare alcool o caffè, che favoriscono la disidratazione. Se i sintomi sono gravi, occorre chiamare i soccorsi.
CONGESTIONE DIGESTIVA
- CAUSA ⇒ La congestione è determinata da un repentino sbalzo termico durante la digestione. Può verificarsi, per esempio, quando si fa il bagno subito dopo i pasti, quando si passa da un ambiente caldo a un ambiente freddo oppure quando si è accaldati e si beve una bibita ghiacciata. Durante la digestione, il sangue si concentra nello stomaco, ma a seguito di uno shock termico si innesca nell’organismo una reazione difensiva. Così, per mantenere la temperatura basale, il cervello richiama a sé il sangue concentrato nello stomaco per la digestione, provocando un blocco digestivo. I sintomi sono: brividi, pallore, malessere generale, dolori addominali, nausea e vomito. Nei casi più gravi possono verificarsi perdita di coscienza e collasso cardio-circolatorio.
- COME INTERVENIRE ⇒ Se la congestione si manifesta durante il bagno, uscire subito dall’acqua e sdraiarsi su un fianco per agevolare l’eventuale vomito. Asciugarsi e coprirsi per ristabilire la temperatura corporea. Se nel giro di quindici minuti il malessere non si attenua o peggiora, è necessario chiamare i soccorsi.
- COME PREVENIRE ⇒ Tenere sempre in considerazione la temperatura dell’acqua. Dopo i pasti aspettare almeno due ore prima di fare il bagno (se il pasto è stato leggero, un’ora e mezza). Non entrare repentinamente in acqua dopo una lunga esposizione al sole. Dopo aver fatto attività sportiva è bene immergersi gradualmente.
FERITA
- CAUSA ⇒ La ferita è un’interruzione della continuità della cute o delle mucose, con eventuale danneggiamento degli strati sottostanti. Le ferite possono essere di varia natura: una ferita superficiale interessa solo i primi strati della cute; una ferita profonda colpisce, invece, muscoli o ossa. La ferita è infine di tipo penetrante se raggiunge una cavità interna, come l’addome. Abrasioni ed escoriazioni sono le forme più superficiali di lesione: a differenza dell’escoriazione, l’abrasione non comporta sanguinamento. A seconda dell’oggetto che causa la lesione, si distinguono inoltre ferite da taglio (determinate da oggetti taglienti con bordi regolari), ferite da punta (determinate da oggetti appuntiti), ferite lacere (determinate da oggetti taglienti con bordi irregolari) e ferite lacero-contuse (in cui, oltre alla lesione, si verifica anche una contusione). Nei casi più gravi, una ferita può provocare un’emorragia: ciò avviene quando viene leso un vaso sanguigno, come un capillare, un’arteria o una vena.
- COME INTERVENIRE ⇒ Spostarsi in un ambiente il più possibile sterile. Indossare guanti di lattice, se disponibili, sciacquare e disinfettare la ferita. Non utilizzare cotone idrofilo, che può lasciare residui e dunque provocare infezioni: in questo caso sarà da preferire una garza sterile, abbinata ad abbondante acqua ossigenata. No all’alcool, che rallenta il processo di cicatrizzazione. In caso di perforazione, non rimuovere i corpi estranei ma immobilizzarli: per evitare di aggravare l’emorragia, l’estrazione andrà eseguita solo da personale sanitario. Se la ferita sanguina, va tamponata. Una corretta fasciatura prevede l’applicazione di uno strato di garza sterile, sul quale andranno sovrapposti eventuali tamponi in cotone o altro materiale assorbente. La medicazione può essere fissata mediante bende o cerotti. Una ferita più profonda può determinare un’emorragia, che induce il ferito in stato di shock. Se la fuoriuscita di sangue non si arresta dopo un breve periodo e si sospetta la lesione di un’arteria o di una vena, è opportuno trasportare il ferito in ospedale, senza mai interrompere la pressione.
FRATTURA
- CAUSA ⇒ La frattura è l’interruzione della continuità di un osso, determinata da un evento traumatico. Se comporta anche lesione dei tessuti molli e della cute, si tratta di una frattura esposta. I sintomi, che in alcuni casi possono anche comparire dopo qualche ora, includono: dolore, gonfiore, tumefazione, insolita angolazione dell’arto, incapacità di spostare l’arto o di poggiare il peso sull’arto.
- COME INTERVENIRE ⇒ In attesa dei soccorsi immobilizzare l’arto per alleviare il dolore e prevenire ulteriori complicanze. Per steccare l’arto può essere utilizzato qualsiasi oggetto, purché sia rigido e lungo abbastanza da bloccare l’arto sia nel punto superiore sia nel punto inferiore alla frattura. Se la frattura è esposta, sarà necessario disinfettare la ferita con garze sterili e acqua ossigenata prima di procedere con l’immobilizzazione.
PUNTURA DI TRACINA
- CAUSA ⇒ La tracina, nota anche come pesce ragno, vive esclusivamente in mare, su fondali sabbiosi. Può capitare, mentre si fa il bagno o si pesca, di entrare in contatto con gli aculei della tracina, che penetrano nella cute rilasciando veleno. Il dolore è immediato e intenso e raggiunge il culmine in circa 45 minuti. I sintomi possono comprendere anche nausea, vomito, tremori e svenimento.
- COME INTERVENIRE ⇒ Cercare subito di fare uscire il veleno iniettato spremendo la zona in cui è avvenuta la puntura. Verificare che non ci siano residui di aculei sotto la pelle e disinfettare la ferita. Il veleno inoculato dalla tracina è termolabile: pertanto occorrerà immergere la zona colpita in acqua molto calda (37°C).
USTIONE DA MEDUSA
- CAUSA ⇒ La medusa, attraverso i suoi tentacoli, rilascia una sostanza urticante per la pelle, che causa irritazione, bruciore e gonfiore. Possono comparire bolle o vescicole.
- COME INTERVENIRE ⇒ Rimuovere delicatamente i micro tentacoli, se rimasti attaccati alla pelle, con acqua di mare. Continuare a sciacquare con acqua di mare la zona colpita, per trascinare via le cellule urticanti delle meduse. Non usare alcool né ammoniaca per evitare di aggravare ulteriormente l’infiammazione. Per questa ragione non è consigliabile grattarsi o strofinare la cute irritata con la sabbia. Prima di fare ricorso a pomate, è bene sentire il parere del proprio medico curante: in ogni caso, l’uso di creme al cortisone o antistaminici potrebbe non essere indicato, poiché ci vogliono circa 30 minuti perché questi farmaci facciano effetto. Ideale contro le ustioni da medusa è l’applicazione di un gel astringente al cloruro d’alluminio, che ha invece un’immediata azione antiprurito e blocca la diffusione delle tossine: ricordiamoci di tenerne sempre una confezione a bordo. In alternativa, un ottimo rimedio naturale prevede l’applicazione di una miscela di bicarbonato e acqua di mare per sedare il bruciore.
USTIONE SOLARE
- CAUSA ⇒ L’ustione solare è provocata da un’esposizione ai raggi solari errata per intensità o per durata. Può inoltre verificarsi quando si adopera una protezione solare inadeguata. Nei casi più lievi coinvolge solo l’epidermide: la pelle si arrossa, si avverte un senso di caldo, compare l’eritema. Nei casi più gravi, l’infiammazione cutanea si fa intensa e si formano vescicole piene di siero. È possibile inoltre che l’ustione solare sia accompagnata da malessere generale, cefalea e febbre.
- COME INTERVENIRE ⇒ Sospendere ogni esposizione ai raggi solari finché non si è completamente guariti, fare impacchi freddi sulle zone colpite con acqua o ghiaccio, applicare creme idratanti, emollienti o lenitive o emulsioni doposole. Nei casi in cui l’infiammazione e il prurito sono più intensi, si può applicare una crema all’idrocortisone. Per contrastare il bruciore, è possibile assumere un analgesico. In ogni caso, eventuali bolle o vescicole formatesi sulla pelle non vanno mai scoppiate: ciò aumenterebbe infatti il rischio di infezione.
- COME PREVENIRE ⇒ Basta adottare semplici accorgimenti, come evitare di esporsi al sole nelle ore più calde (tra le 12 e le 15) e applicare sempre una protezione solare adatta al proprio fototipo.