Richiesta assistenza e soccorso
Mai come quest’anno la barca sarà il rifugio sicuro per chi vuole godersi la meritata vacanza. Forse più degli altri anni, agosto sarà il mese in cui aumenteranno le chiamate di richiesta di assistenza in mare (Pan-Pan-Pan) da parte dei diportisti. Ecco perché abbiamo deciso di dedicare questo articolo alle procedure e agli strumenti utili per farci aiutare in caso di avaria o incidente in mare.
Iniziamo intanto con il presentare il servizio S.A.R. (Search And Rescue). Grazie alla convenzione internazionale del 1979 sulla ricerca e il salvataggio marittimo, molti Paesi del mondo hanno convenuto sull’utilità di creare procedure unificate, di selezionare equipaggiamenti comuni e di formare corpi dedicati ad assistere o addirittura soccorrere chi in mare è in difficoltà. Quindi anche noi diportisti che spesso per vari motivi, tra i quali la scarsa affidabilità e manutenzione dei nostri mezzi, ci troviamo a dover affrontare situazioni di panne. Lo dicono i dati statistici che ogni anno il Ministero dei Trasporti raccoglie e presenta in un interessante documento al Salone Nautico Internazionale di Genova.
In Italia è stato creato un corpo che si occupa di Ricerca e Soccorso: la Guardia Costiera. Sono stati formati uomini e donne, che in caso di nostra chiamata, seguendo procedure standardizzate e testate, usando mezzi appositamente progettati, utilizzando mezzi e uomini di corpi concorrenti quali i Vigili del Fuoco, ci possono assistere per un rientro in porto sicuro o addirittura soccorrere e salvare la vita evacuando le persone. A loro va il nostro grazie.
Tentare di salvare la vita di una persona in mare è un obbligo, non lo è salvare la barca. Se possono, senza mettere a repentaglio la nostra e la loro vita (e il loro mezzo), possono anche salvare la barca, ma per questo ci sono organizzazioni appositamente create, con mezzi più idonei. A questo proposito, vale la pena di considerare di stipulare un’assicurazione che tenga conto degli eventuali costi che il soccorritore, da voi chiamato, subirà per salvare la vostra amata barca. Le persone, invece, si salvano a prescindere.
Per mettere in moto il sistema S.A.R., reso più complesso dalle condizioni meteo marine che spesso accompagnano un incidente in mare, occorre che noi diportisti conosciamo e sappiamo utilizzare gli strumenti nati per questo e regolamentati da procedure studiate, testate e spesso aggiornate dagli attori mondiali del S.A.R. Enfatizzo questo “mondiali”, perché se usiamo correttamente strumenti e procedure avremo la possibilità, in ogni parte d’Italia, del Mar Mediterraneo e del mondo, di essere assistiti. Certo, ci sono aree nelle quali si concentrano più mezzi ed altre in cui se ne concentrano meno ma, se usiamo gli strumenti e le procedure adeguate, nessuno sarà più solo in mezzo al mare.
Quali sono questi strumenti e queste procedure? A seconda della zona in cui si naviga, basteranno certi strumenti o ne serviranno altri per contattare e attivare il S.A.R. È stato quindi ideato il sistema di apparecchiature e di procedure “approvate” denominato GMDSS (Global Maritime Distress Safety System).
Parleremo solo di quello che è utile a chi naviga in Italia e per il soccorso in mare: la radio sulla frequenza VHF (sia essa fissa o portatile), le radio boe EPIRB (ma anche i PLB) e i SART sulla frequenza AIS.
Radio VHF
Nessuno, veramente nessuno, dovrebbe salpare con una piccola deriva, una canoa, un sup, un gommone o un gozzo senza una radio VHF portatile, sintonizzata sul canale 16, per due motivi: uno per chiamare in caso di problemi e il secondo per stare in ascolto in caso qualcuno chiamasse perché ha un problema.
Tutti noi possiamo aiutare qualcun altro in mare, basta rilanciare un messaggio di aiuto (Pan-Pan-relay) non ascoltato per fare assistenza, basta far sapere a chi è in difficoltà che qualcuno ha ricevuto la sua chiamata per tranquillizzarlo ed essere di aiuto. Questa è la grande filosofia del mare: il mutuo soccorso.
Tutti potremmo una volta avere bisogno di qualcun altro, ecco perché “è fatto obbligo ad ogni comandante di prestare ascolto radio continuo” sul canale 16. Basta una spesa dai 70 euro in su per non essere soli in mare.
Radio VHF-DSC
Su barche più grandi, con raggio di navigazione superiore a 5-6 miglia dalla costa, sulle quali abbiamo una batteria fissa e possiamo installare una antenna fissa, è più utile un VHF-DSC fisso. Vi chiederete cosa vuol dire DSC. È l’acronimo di Digital Selective Calling, un sistema che permette a queste radio di inviare un messaggio digitale (tipo SMS) contenente dati importanti, come la posizione di chi chiama e il motivo della chiamata. Il messaggio resterà memorizzato sulla radio ricevente e non andrà più perso, inoltre le coordinate saranno chiare perché inviate dal Gps contenuto nella radio. Queste radio, inoltre, hanno tante funzioni che potete imparare aderendo al corso gratuito voluto dalla Comunità Europea: egmdss.com.
EPIRB
Qui entriamo nel mondo delle radio boe satellitari. Gli Emergency Position International Radio Beacon lanciano una richiesta di soccorso, un “venitemi a prendere qui” (May day). Vanno usate solo quando la barca affonda e siete talmente isolati che nessun altro contatto voce (radio o telefoni) funziona. Tenete conto che un contatto voce vale molto di più, per voi e per chi vi soccorre, di ogni altro segnale perché permette a voi di spiegare di cosa avete bisogno e, a chi sta venendo, di capire lo scenario che troverà e, quindi, di organizzarsi al meglio. Il funzionamento è semplice: basta levarlo dal supporto, rompere un sigillo e schiacciare un tasto.
Quello che sta dietro è complesso, perché la macchina dei soccorsi si attiverà senza sapere nulla di cosa sta avvenendo, sino a quando qualcuno non avrà un contatto voce con voi. Più complessa è la procedura di codifica e registrazione, importantissima affinché tutto funzioni al meglio, ma ne parleremo in altro articolo.
PLB
Per chi noleggia una barca, per chi fa viaggi, anche a terra, in aree isolate, allora il Personal Locator Beacon, elettronicamente identico all’EPIRB, è l’ideale: si registra sul nome della persona, ma va usato con molta accortezza, avvisando sempre i vostri contatti di emergenza su dove siete e dove andrete perché una volta attivato il centro di raccolta del segnale (in Italia ce ne è uno a Bari), chiamerà loro per sapere se è un falso allarme e per avere più notizie su cosa e chi cercare. Maggiori info su: cospas-sarsat-italy.it.
SART-Radar o AIS
I “Search And Rescue Trasmitter” sono radio boe di localizzazione che identificano un chiaro segnale di richiesta di aiuto sugli schermi Radar o AIS. Nascono per consentire alle scialuppe di salvataggio per farsi trovare dai radar delle navi.
Gli AIS (Automatic Identification System) sono strumenti concepiti per tracciare le navi, hanno assunto una importante funzione anticollisione e, quindi, si stanno diffondendo anche sui pescherecci e sulle barche da diporto che non vogliono imbarcare un Radar.
SART-AIS MOB
Piccoli ed economici. Con una portata di 5-6 miglia sono utili a bordo dei gommoni o dei natanti. Molto diffusi sulle imbarcazioni a vela perché, inseriti in un giubbotto autogonfiabile, sono adatti in caso di ricerca uomo a mare.
Per questa volta ci fermiamo qui ma voi vi chiederete: e i telefonini?
Molto utili, sempre più usati per farsi aiutare in mare. In Italia è stato dedicato loro anche un numero diretto con la Guardia Costiera, il 1530, ma hanno ancora molti limiti di copertura, di carica della batteria, di uso in situazioni di mani bagnate o altro.
Usateli, ma non fatene il vostro unico strumento di bordo per contattare il SAR. Buona navigazione!