Light drifting autunnale: una giornata da ricordare
La tipica giornata autunnale stava facendo capolino sulla Riviera Ligure. Io e Davide eravamo già in barca, pronti per affrontare una battuta di pesca che ci avrebbe portato in uno spot dove provare la tecnica del light drifting agli sparidi e, perché no, anche a qualche bella palamita che potesse entrare nella scia della pastura.
Se è pur vero che la grande pandemia mondiale ha rivoluzionato le nostre vite e riorganizzato le nostre giornate, sicuramente una cosa non è riuscita a modificarla: la nostra grande passione per la pesca sportiva in mare. Proprio con questo spirito, quando il meteo e gli impegni di lavoro lo consentono, ci si catapulta sulla barca per passare qualche ora in mare a pescare, magari con amici, ma soprattutto in totale sicurezza. Ed è quello che è successo a noi in questo pazzo autunno, regalandoci una giornata da ricordare e che voglio condividere con voi.
Alle ore 7 raggiungiamo lo spot, non troppo lontano dalla costa e con una profondità di circa 30 metri dove poter cominciare a pasturare per attirare i predatori in zona.
Mentre io calo e imposto il Minn Kota in modalità “Spot-Lock“, la funzione che permette al motore elettrico di effettuare un ancoraggio elettronico mantenendo la posizione, Davide comincia la fase di pasturazione calando il sacco di sarda macinata e gettando ritmicamente i tocchetti di sarda che avevo tagliato e preparato il giorno prima.
La pasturazione nel light drifting
La pasturazione nel light drifting è fondamentale, in quanto serve ad attirare la minutaglia e i predatori che, risalendola, incontreranno anche le nostre esche, se correttamente calate.
Mentre la pasturazione continua senza sosta (ma a piccole dosi) si preparano gli inneschi che, per maggior sicurezza, vengono diversificati con sarda intera, sarda senza testa e mezza sarda, in modo da poter accontentare ed invogliare anche i pesci più sospettosi.
Nel light drifting solitamente si usano canne adatte a questa tecnica o, in alternativa, canne da bolentino abbastanza lunghe in grado di gestire finali anche superiori ai due metri.
La montatura è relativamente semplice, ma deve seguire standard precisi per non vanificare l’azione di pesca e, uno tra tutti, la scelta dell’amo e della girella che dovranno essere potenti, ma allo stesso tempo leggeri, per evitare che possano far scendere l’esca in maniera poco naturale e, quindi, vanificare la cattura.
Il primo innesco è quello composto dalla sarda intera che passo sull’ago per poi far filare sul terminale fino a far scomparire l’amo nella bocca della sardina. Per gli inneschi più piccoli, invece, l’ago non viene utilizzato: si passa un paio di volte la sardina con l’amo e lo si assicura alla parte finale dell’esca. Le esche vengono filate una ad una ed entrano nella scia della pastura.
Considerando che la profondità è esigua, dopo qualche minuto di discesa, la canna viene recuperata e rilanciata per evitare che l’esca venga divorata dalla minutaglia sul fondo.
Le attrezzature
Come attrezzatura abbiamo tre canne di diversa potenza: una nata proprio per questa tecnica, una da bolentino medio pesante ed una canna da spinning abbastanza lunga per gestire il terminale di due metri, mentre i mulinelli sono di taglia 5000, adatti a contrastare anche le fughe più impetuose.
In bobina solitamente andrebbe del semplicissimo nylon che entrerebbe meglio in corrente, ma oggi si usa quasi ed esclusivamente il trecciato per qualsiasi tecnica.
Strike
Passa una buona mezz’ora prima di vedere la prima mangiata e purtroppo si tratta semplicemente di un pesce di fondo, uno sciarrano, che ha letteralmente ingoiato una mezza sarda. Dopo la foto di rito e due risate lo liberiamo.
Il tempo in barca passa inesorabile e il sole si alza nel cielo regalando una mattinata calda e spettacolare. Proprio in questo momento avvertiamo la prima mangiata seria vedendo il filo dalla bobina di una canna uscire a gran velocità. Posso assicurare che quello è uno degli attimi più appaganti, quando con l’archetto ancora aperto dove prendi la canna in mano e cominci ad immaginare cosa ci sarà all’altro capo del filo. Chiudi l’archetto, la canna si piega e parte la prima frizionata: sembra proprio una palamita!
Comincia il combattimento con un tira e molla infinito, sfrizionate e recuperi che si susseguono intorno alla barca per poi arrivare al terminale dove la fantasia lascia il posto a quello che i tuoi occhi finalmente scorgono in acqua: una sagoma inconfondibile di una preda di taglia.
Guardiamo e cerchiamo di capire di cosa si tratta. Il colore della schiena sembra quello di una palamita, però c’è qualcosa che non torna e così, con grande stupore, una volta portata la preda a galla scopriamo che abbiamo incannato un super tonno alletterato che entrando in pastura ha deciso di mangiare proprio la nostra esca. Il target non erano loro, ma a bordo si festeggia perché l’alletterato è sempre una cattura degna di nota.
Una giornata fruttuosa e divertente
Dopo le consuete foto di rito la concentrazione ritorna al massimo, perché se ne è stato catturato uno sicuramente in zona ce ne saranno altri, così si decide di modificare di poco la strisciata aggiungendo anche il lancio di qualche sarda intera. Il secondo strike, infatti, non tarda ad arrivare, così come il terzo che portano in barca altri due esemplari di tonno alletterato di taglia assolutamente interessante. Dopo la terza cattura decidiamo di proseguire la pescata solo in “catch & release” per le prede successive.
Anche se dopo l’ultimo strike sembra calmarsi tutto, anche le marcature sull’eco sono sparite, così decidiamo di dedicarci ad una ricerca più nella zona del fondo, dove ormai ci sarà una buona quantità di tocchetti di sarda che avranno attirato sicuramente qualcosa.
Una volta che le esche raggiungono il fondo, infatti, ecco comparire le toccate inconfondibili dei saraghi che ci hanno fatto divertire per due ore abbondanti con catture di esemplari di medie dimensioni, tutti rilasciati dopo la foto di rito. Ma non ci sono solo saraghi, anche qualche bel cernione non si è lasciato scappare la colazione a base di sarde ma, l’attrezzatura ultra light in combinazione con terminali sottili non ha permesso di poterle recuperare, quantomeno per fare una bella foto.
Dopo la seconda cernia strappata abbiamo deciso che la giornata era stata assolutamente fruttuosa e potevamo rientrare tranquillamente a terra con il nostro carico di divertimento e foto da condividere con gli amici. Il light drifting è una tecnica di facile esecuzione ma che prevede un modus operandi preciso per avere più probabilità di catture. Se lo farete in modo adeguato si rivelerà una tecnica assolutamente divertente e alla portata di tutti.
Buon mare anglers!