Sparidi a sorpresa
L’occasione di pescare in posti dove la presenza di pesci è tanta, rende il bolentino di medio fondale l’arma migliore per pescare nel pieno rispetto delle regole, con catture di pregio a tutto vantaggio della sportività e del piacere alieutico. Sparidi a sorpresa.
BOLENTINO PER MOLTI, MA NON PER TUTTI
Parlando di bolentino, spesso si vedono pescatori con gli occhi che brillano ed al tempo stesso pescatori che storcono il naso. Sicuramente il dato di fatto o il comune denominatore tra i due resta che dal bolentino, prima o poi, sono passati tutti.
Chi poi si è evoluto e chi invece ha abbandonato la tecnica per scarsi risultati o per migrazione, verso tecniche che apparentemente regalano catture di maggior pregio.
Di fatto, trovandosi in uno spot dove la presenza di pesce è imbarazzante, l’unica tecnica che ci consente di fare selezione delle prede, rilasci in sicurezza di pesci in ottima salute e soprattutto trattenere la preda per una bella cena tra amici, con l’incognita di qualche bella cattura over, è proprio il bolentino.
PREDE DA SOGNO
Ci sarà sicuramente capitato di avere dei pesci che vorremmo, almeno una volta nella vita, vedere a paiolo, ma per pigrizia e per mancanza di tecnica o per poca convinzione dei nostri mezzi, non abbiamo tentato nemmeno di insidiare.
Parlando di sparidi però, che siano tanute piuttosto che prai o saraghi e passando per le orate, con il bolentino possiamo realmente cercare il “grande slam” andando ad insidiare nella stessa pescata tutti questi predatori.
Analizzando la tecnica dobbiamo però suddividerla in tre passaggi che ci garantiranno il massimo successo:
- Ricerca dello spot
- Scelta dell’esca e del terminale
- Azione di pesca mirata
LA SCELTA DELLO SPOT
Parlando di scelta dello spot, anche la semplice osservazione della conformazione della costa piuttosto che del fondale sulle carte, possono darci il luogo corretto per il momento giusto. Cadute improvvise di scogliere a taglio sul mare rappresentano spesso la medesima situazione sul fondo.
Guardando la carta nautica, elettronica o cartacea, la presenza di due isobate molto vicine rappresenta la possibilità di una cigliata che se esistente, sarà facilmente individuabile in ecoscandaglio. Indubbiamente la pigrizia ci porta spesso a non esplorare nuovi spot e pertanto ci si sofferma a convinzioni locali senza andare in “esplorazione“. Ma cosa sarebbe il mondo se Colombo non avesse cercato l’America o non si fosse tentato di andare sulla luna?
Lo stesso spot può presentare pesci diversi se si pesca su lati differenti della cigliata, senza contare che spesso la corrente non trasporta le lenze sul punto che vediamo sull’eco, punto che in realtà, si trova nel cono immediatamente sotto di noi.
Salti importanti di fondale andranno quindi individuati con cura per poi prestare attenzione su quale lato della secca si nota la maggiore attività, cercando con i dovuti accorgimenti, di far cadere le lenze al posto giusto, al momento giusto.
SCELTA DELL’ESCA E DEL TERMINALE
Un aspetto su cui molti non si soffermano è la scelta dell’esca. I partiti “presi” vedono la cozza come la miglior esca per l’orata piuttosto che il calamaro per la tanuta.
Avete mai pensato però che in molte zone, alcune di queste leccornie non sono presenti?
Lo strudel sta al Trentino come il cannolo alla Sicilia, pertanto conoscere la conformazione del fondale e la presenza di determinate specie come i ricci di mare, piuttosto che i gamberi (attenzione a non confonderli con le mazzancolle), possono farci ricredere sulla scelta delle esche.
Personalmente adoro pescare con i gamberi freschi, sia per la tenuta all’amo sia per la varietà di prede insidiabili.
Scegliendo di innescare i gamberi bisogna però avere cura di non togliergli tutto il carapace, ma solo la testa e soprattutto di fare bocconi generosi che coprano completamente l’amo. A nulla serve mettere un pezzettino di gambero sulla punta di un amo e sperare che un pesce di taglia vada a lasciarsi sedurre.
Un boccone generoso merita però un amo in grado di ospitarlo. I terminali che andremo a costruire saranno con due braccioli di diamero 0.33 fluorocarbon montati su un madre in fluorocarbon sempre del 0.37.
I braccioli saranno lunghi almeno 25 cm e distanti 35 cm l’uno dall’altro. Come ami useremo la misura dell’1 o dell’1/0. Sull’amo vicino al piombo possiamo utilizzare un attrattore come luminors bait o similare che potrà fare da richiamo per le prede più sospettose.
I piombi rigorosamente plastificati saranno bianchi o gialli di forma tonda se peschiamo sugli scogli, mentre di forma piramidale (per non ruotare) se peschiamo sul fango o posidonia.
AZIONE DI PESCA MIRATA
Dovendo insidiare sparidi, la regola sarà quella di lasciare scorrere il filo in corrente.
Non ci focalizzeremo infatti sul cercare di stare perfettamente verticali sotto la barca ma piuttosto, andremo a cercare continuamente il contatto con il fondo e facendo “scorrere” la lenza in corrente, all’occorrenza alleggerendo la piombatura, invece che utilizzando sapientemente il motore elettrico.
Una volta avuta la mangiata, sarà bravura dell’angler intuire se si tratta di un pesce per il quale vale la pena ferrare, piuttosto che attendere l’arrivo di un commensale di maggior energia e pregio.
L’attrezzatura vedrà del dynema in bobina con diametro del 0.16 ed uno spezzone di fluorocarbon come shock leader di un diametro di almeno 0.30, con un complesso pescante così calibrato e con una canna specifica meglio se ad azione di punta con vette intercambiabili. Avremo, con un po’ di pratica, le armi in pugno per toglierci il gusto di una divertente pescata nel rispetto dell’avversario e dell’etica, avendo ovviamente cura di fermarci quando necessario e rilasciando le prede sottomisura.