Avvistamento cetacei nel mediterraneo, intervista alla ricercatrice Maddalena Jahoda
“Balena Grigia sottocosta a Ponza”, “Squalo avvistato a riva in Salento”, “La foca monaca si sposta, nuovo avvistamento all’isola di Pianosa” sono solo alcuni titoli recenti che hanno avuto risalto sulle varie agenzie di comunicazione: infatti in questi ultimi due anni sono stati moltissimi gli avvistamenti di fauna marina insolitamente vicina alle coste. Avvistamento cetacei nel mediterraneo, intervista alla ricercatrice Maddalena Jahoda.
Nessuno studio specifico per ora in merito, ma questi eventi sono in tutta probabilità riconducibili allo stop forzato dovuto alla pandemia del Covid-19.
“E’ sembrato un anno particolare anche a noi di Tethys – ci dice, riferendosi al 2020, Maddalena Jahoda, Biologa, Ricercatrice, Responsabile della divulgazione scientifica per Tethys e scrittrice – abbiamo riscontrato ad esempio la presenza insolita di balenottere comuni sottocosta. Questi sono animali che generalmente vivono su fondali molto alti e a largo. L’impressione è che lo scorso anno ci fosse effettivamente una distribuzione almeno in parte diversa. Difficile capire perché. Forse il cibo si era spostato, forse gli animali erano più tranquilli, è complesso capire se le dinamiche oceanografiche fossero in qualche modo cambiate. Sta di fatto che il fenomeno lo abbiamo notato, anche se non dimostrato. Ciò che preoccupa, però, è il rimbalzo. Li abbiamo lasciati tranquilli per un po’, adesso torneremo in barca, torneremo a viaggiare, torneremo alle nostre attività e lo faremo probabilmente in grande stile per recuperare il tempo perso. Questo purtroppo generalmente va a discapito dell’ambiente“.
Per questo motivo, già da qualche anno, l’Istituto di Ricerca Tethys, in collaborazione con la Guardia Costiera e diversi enti, promuovono un vademecum di comportamento per il diportista che si trovasse, anche accidentalmente, ad avere un incontro ravvicinato con un cetaceo, grandi vertebrati, o altri animali marini, in ambiente naturale.
LE REGOLE DA SEGUIRE
Incontrare un animale marino in libertà è un’esperienza emozionante, ma bisogna essere preparati all’avvicinamento, intenzionale o fortuito che sia. Evitare innanzi tutto la collisione con l’animale e non disturbare le loro consuete attività come nutrirsi e accudire i cuccioli ponendo attenzione a non separarli mai dagli adulti.
Non vanno inseguiti: ricordiamo che in questi casi si tratta di mammiferi che hanno bisogno di respirare, ricompariranno pertanto dopo un po’, di solito non lontano.
E’ inoltre molto più facile avvistarli se sono loro ad avvicinarci o se si segue una rotta parallela alla loro.
Poche, ma importantissime regole in caso di avvistamento cetacei:
non ci si deve immergere in acqua; bisogna tenere il motore dell’imbarcazione in folle sin da quando siamo a 100 metri da loro; non toccarli con mani o oggetti né offrire loro del cibo; non fotografarli usando il flash; raggiungere la velocità massima di 5 nodi; spegnere ecoscandagli e fishfinder; non separare mai gli animali dal gruppo; mai avvicinarsi da davanti né da dietro, ma solo parallelamente; non avvicinarsi a meno di 100 metri a meno che non siano loro ad avvicinare la vostra imbarcazione.
E se i delfini nuotano davanti alla nostra prua? Se lo fanno spontaneamente significa che non si sentono minacciati quindi saranno loro ad accompagnarvi e lasciarvi quando lo riterranno opportuno, ma mai cercare di intromettersi nel gruppo che in questo caso si separerebbe.
SEGNALARE L’AVVISTAMENTO CETACEI
E’ importante, inoltre, che tali avvistamenti vengano segnalati, ed è possibile farlo tramite l’App della Guardia Costiera PlasticFreeGC o sul sito sopracitato www.cetaceifaiattenzione.it.
Ma l’avvistamento cetacei è solo la punta dell’iceberg dell’interferenza dell’uomo sull’ambiente marino.
Per i cetacei e per i grandi vertebrati, così come per tutte le specie marine, le minacce sono moltissime: dalle plastiche, alle microplastiche; dall’inquinamento ambientale a quello sonoro “Ricordiamoci che il Mediterraneo è uno dei mari più trafficati al mondo” ci chiarisce ancora Maddalena Jahoda.
Altro importante pericolo sono le reti da pesca e le eliche delle imbarcazioni: non è raro vedere code mutilate, quindi sempre massima attenzione, tendendo sempre a mente che in mare gli ospiti siamo noi.
ISTITUTO DI RICERCA TETHYS
L’Istituto di ricerca Tethys ha prodotto uno dei più vasti dataset sui cetacei del Mediterraneo e pubblicato numerosissime ricerche scientifiche. Nel 1991 è stato il primo a concepire e proporre la creazione di un’area protetta emblematica, il Santuario Pelagos, per la conservazione dei mammiferi marini del Mediterraneo, la prima al mondo istituita oltre le giurisdizioni nazionali.
“Nel Santuario Pelagos sono presenti tutte e 8 le specie di cetacei del Mediterraneo (Balenottera comune, Capodoglio, Zifio, Globicefalo, Grampo, Tursiope, Stenella, Delfino comune) che monitoriamo costantemente. In molte specie si possono distinguere gli individui: per esempio, nei capodogli, dalla coda; nella nostra area di studio – 1/3 del santuario Pelagos – si stima che ne vivano regolarmente una cinquantina, ma si calcola che la presenza nel Mediterraneo sia di circa 2.000 esemplari, che non sono moltissimi, è per questo che vanno assolutamente tutelati.”
In molti hanno apprezzato le numerose immagini, anche sui social, che documentano i tanti animali che si avvicinano sempre più numerosi e con disinvoltura alle imbarcazioni, è possibile che le popolazioni, anche quelle a rischio, stiano crescendo dopo il lockdown?
“Quello che per noi è stato uno stop forzato che ci è sembrato lunghissimo in realtà per la natura è un tempo davvero breve. Nessun effetto lockdown per la ripopolazioni delle specie, ci vogliono decenni per risultati apprezzabili. Un esempio può essere quello della foca monaca che seguiamo in un progetto in una piccola popolazione in Grecia, ma se abbiamo la pazienza e la costanza di lasciare tranquilli gli individui, la foca monaca, come altre specie a rischio possono riprendersi“.
Alta attenzione dunque nei confronti della fauna e della flora marine per la loro tutela.
“Ma anche per la nostra!” – sottolinea ancora Maddalena Jahoda, che in una recente ricerca, divulgata nel libro “Balene Salvateci!” spiega, tra le altre cose, come i cetacei siano importanti per la lotta all’effetto serra.
“Hanno una funzione importantissima: chiudono il cerchio dell’abbattimento della CO2. In mare c’è una componente vegetale che equivale alle foreste terrestri, è il fitoplancton, che assorbe anidride carbonica e ci restituisce l’ossigeno. Diversi studi hanno dimostrato che le balene forniscono, tramite le loro evacuazioni, grandissime quantità di fertilizzante per il fitoplancton, che si rigenera“.
Studi importantissimi volti sempre a sottolineare come il destino dell’uomo sia legato a doppio filo con le altre specie e con il benessere del pianeta, che abbiamo il dovere di conservare.