Piredda & Partners: creatività senza confini
Nicolò Piredda, fondatore dello studio Piredda & Partners, ha appena lanciato il concept di Now, un superyacht che segna l’inizio di un nuovo futuro. Nicolò Piredda ha perseguito il suo obiettivo sin dall’inizio, ha lavorato con grandi firme e ha raggiunto, passo dopo passo, quello che era il suo sogno: aprire uno studio di design per progettare mega yacht, così da non porre alcun limite alla sua creatività. Lo abbiamo intervistato per farci spiegare meglio questa nuova realtà nautica.
Facciamo qualche passo indietro. Come è arrivato a contatto con il mondo della nautica, e nello specifico del design? Qual è stata la spinta ad intraprendere questo percorso, fintanto da aprire lo studio Piredda & Partners?
Sono appassionato di design e nautica sin da piccolo. Ho sempre veleggiato e partecipato a gare, ma sinceramente non pensavo che questi due mondi potessero incontrarsi. Quando frequentavo il corso di Design al Politecnico di Milano mi sono imbattuto in una mostra di Yacht Design ed è lì che mi sono avvicinato a questo campo capendo che le due cose potevano convivere.
Ho deciso quindi unire la mia passione per il design con quella del mare. Nel proseguire gli studi mi sono reso conto che le dimensioni esagerate, i grandi volumi e questo lusso che si trova nei grandi yacht, permetteva al mio amore per il mare di sfogare tutta la mia creatività. La creatività in questi progetti non ha limiti.
Così dopo la triennale in Interior Design, ho scelto il master in Yacht Design. Conclusi gli studi mi sono trasferito a Trieste per lavorare con Alberto Mancini in AM Yacht Design, prima come stagista e successivamente da progettista.
Il vero trampolino di lancio è arrivato nel 2018 quando ho vinto il premio come Young Designer of the Year al Boat International Design & Innovation Awards. Questo mi ha permesso di conoscere molte persone nel mondo della nautica e di farmi riconoscere singolarmente e non per lo studio per il quale collaboravo. Il premio l’ho vinto con il M/Y Galàna, uno Yacht Explorer di 60 metri progettato per Oceanco e successivamente ho firmato con loro un contratto a tempo determinato.
Con Alberto Mancini mi occupavo di produzione di serie e e semi-custom di massimo 50 mt, mentre con Oceanco sono entrato nel mondo in cui volevo arrivare: quello dei mega yacht. Questa esperienza mi ha dato la possibilità di avvicinarmi a grandi nomi che collaboravano con Oceanco, come lo studio Sinot in Olanda, dove poi sono rimasto per più di due anni.
Quando sono andato via da Oceanco per andare a lavorare per una delle firme più rinomate come Sinot, avevo chiaro in mente che il mio obiettivo era quello di crescere come designer per poi fondare la mia firma di design.
Questo percorso non è stato così semplice, durante tutti gli anni in cui lavoravo per uno studio, mi ricavavo del tempo la mattina presto o la sera tardi, per continuare a lavorare sui miei progetti, quelli che adesso fanno parte del bagaglio di proposte dello studio Piredda & Partners.
Da poco abbiamo presentato il concept di Now. Un 110 mt che consideriamo un po’ la “bandiera” per far risuonare il nome della società, ma in realtà dietro a questo abbiamo molte proposte per broker o a cantieri.
Nello specifico ci può parlare dello studio Piredda & Partners? Ho visto che vi occupate di design a 360° e non solo di esterni/interni.
Assolutamente si. Io nasco come Interior Designer, ma appena sono entrato nel mondo del lavoro ho cercato sempre di tenere gli occhi aperti su qualsiasi aspetto. Soprattutto perché avevo come obiettivo quello di aprire un mio studio e sapevo che mi sarei dovuto occupare di ogni forma del design. Ho cercato di non focalizzarmi solo su interni o solo su esterni, anzi, ho cercato di tenere il ventaglio aperto. Oggi partiamo da un foglio bianco, facciamo progetti nella sua totalità e seguiamo tutta la produzione.
L’unico settore che Piredda & Partners non ha sviluppato per ora, è l’architettura navale. E’ un aspetto molto più tecnico e noi siamo più legati alla creatività e al concetto dietro al progetto.
Spesso in Italia si vedono molti studi che si focalizzano solo sulla progettazione del designer che vuole far emergere la sua firma. Mentre l’obiettivo di Piredda & Partners è quello di creare uno studio strutturato in cui il lavoro comune non è creare un segno riconoscitivo, ma creare icone che si distinguano per il carattere speciale. Progetti che siano riconoscibili come unici.
Qual è stato il progetto più importante per lei, l’imbarcazione che ad oggi la rappresenta di più o vi rappresenta di più come studio?
Sicuramente il più iconico, forse perché è stato il primo, è il Galàna di 60 metri progettato per Oceanco. Non tanto perché mi rappresenta come design ma per quello che ha significato per me, cioè il biglietto d’ingresso nell’industria nautica come singolo e non come designer di uno studio.
Il progetto Galàna rappresenta un po’ la mia giovinezza nel mondo della nautica, mentre oggi Now va a segnare l’inizio di un carriera da professionista nel mio studio Piredda & Partners. Anche Next è stato molto significativo perché ho collaborato direttamente con il cantiere Lürssen, che forse è il più riconosciuto nel settore.
A differenza di Galàna dove ho lavorato principalmente con Boat International, per Next c’è stato un contatto stretto con il cantiere. Il progetto era molto professionale e, quindi, sono avanzato di un gradino verso il mio obiettivo.
Arriviamo al concept di NOW 110m M/Y. Ci può parlare di questo yacht, dei suoi punti di forza e delle sue innovazioni?
Questo progetto nasce dall’idea di svecchiare ed innovare forme e proporzioni che regolano il mercato di questi anni. Quindi se le altre proposte sono più attinenti al mercato e alle richieste dei clienti questo nasce come concept per andare oltre. Per essere innovativi con nuove forme e nuovi stili senza però arrivare a progettare, diciamo, una “navicella spaziale”.
Un progetto che potesse piacere agli esperti del settore e non che fosse solamente affascinante a primo impatto. Su Now, quindi, ci sono diversi concetti che vanno a rivoluzionare le regole del gioco. Sicuramente abbiamo lavorato sullo scafo, che ora è molto pulito. Non è camuffato da tagli o spigoli ma ha superfici estremamente complesse ed avanzate nella modellazione, che vanno a creare dei riflessi curvi di luce e del mare che si riflette. Abbiamo voluto aggiungere anche un altro concetto a bordo: nuovi punti di vista, dove gli ospiti possono osservare il mare. Sono state inserite le wing station nella posizione convenzionale, ai lati della plancia di comando, ma anche a poppa per osservare la navigazione da altri punti di vista.
Lo scafo pulito e molto riconoscibile è a sé stante, mentre la sovrastruttura è stata completamente staccata da questo. Con le sue forme splittate diventa un gioiello appoggiato sopra una struttura di vetro. Questo va a divedersi in due volumi orizzontalmente, anziché posti uno sopra l’altro in maniera verticale. Questa soluzione tendenzialmente non si era mai vista e si possono apprezzare diversi fattori che ne conseguono come “il ponte osservatorio”, sul ponte dell’armatore da cui è possibile apprezzare la navigazione di prua.
I due volumi separati, uno a poppa e uno più avanti, permettono all’armatore di avere un ponte esclusivamente per lui nel volume più grande. Mentre in un volume più piccolo un ponte completamente dedicato alla crew. Qui troviamo, oltre alla plancia di comando, la cabina del capitano e quella del primo ufficiale, l’ufficio e la meeting room. Ovviamente i flussi a bordo sono sempre garantiti, perché la semplicità di movimento è considerata una priorità.
Un’imbarcazione oltre che bella deve funzionare bene e deve essere facile da vivere. Con la sua silhouette bassa e un rivoluzionario concetto di spazi, abbiamo garantito massima privacy sia all’armatore che all’equipaggio e questo è un aspetto davvero importante.
Oltre ai diversi aspetti innovativi, Now ha un teatro di 75 metri quadrati, una sala giochi a tutto baglio con terrazze, un eliporto a prua che può essere utilizzato anche come campo da basket, un intero “party deck” sulla parte superiore e una bellissima piscina a poppa. Può ospitare fino a 18 ospiti a bordo e 41 membri dell’equipaggio. Oltre il ponte dell’armatore privato, ha quattro cabine Vip e quattro cabine per gli ospiti.
Attualmente state lavorando su altri progetti?
Lo studio Piredda & Partners lavora sempre su diversi fronti. Per esempio, abbiamo iniziato un progetto che va a toccare altri temi, perché si tratta di un’imbarcazione da ricerca. Questo Explorer di 120 metri ospita 116 persone a bordo tra equipaggio e ospiti, compreso equipaggio tradizionale e circa 40/44 scienziati. All’interno ci sono laboratori chimici, laboratori clinici con strumenti di ricerca, due sottomarini, diversi tender e altri giochi per ospiti ed equipaggio. Questo progetto lo stiamo portando avanti come proposta di cambiamento, mentre continuiamo la collaborazione con alcuni broker per sviluppare imbarcazioni per clienti privati.
Quali sono gli aspetti più interessanti nel lavorare con un cantiere e con un privato?
Voglio specificare che non sono uno meglio dell’altro, ma sicuramente è diverso l’approccio come l’obiettivo della progettazione. Lavorare con un cantiere significa interfacciarsi con delle persone più esperte del settore, che sanno già quale sarà l’obiettivo e con le quali si mettono le carte in tavola sin dall’inizio.
Il risultato però sarà più in linea con il mercato, poiché è qualcosa che deve essere venduto e, quindi, finalizzato al piacere di un pubblico più ampio rispetto ad un singolo individuo. Lavorare con un privato, invece, è un po’ più complesso per raggiungere l’obiettivo finale. Ci sono molti cambiamenti in corso d’opera, però c’è la possibilità di raggiungere qualcosa di davvero unico e iconico, diverso da qualsiasi altro progetto. E poi… c’è la parte più divertente: le richieste più particolari!
Quale consiglio darebbe a chi intende intraprendere la carriera dello yacht designer?
Senza dubbio quello di dare tempo al tempo. Non si può diventare yacht designer dall’oggi al domani, ma non è assolutamente impossibile. Il mio consiglio è, quindi, quello di focalizzarsi su quale deve essere la strada per arrivare all’obiettivo, fare un passo alla volta, immaginare tutto ciò che è necessario per arrivarvi.
Bisogna dedicargli molto tempo e concentrarsi sui dettagli, perché poi faranno la differenza. Ed infine, senza dubbio, osservare.
Non bisogna abbandonare gli aspetti in cui siamo meno bravi. Al contrario, vanno svilupparti osservando gli altri, bisogna mettersi “in dubbio” senza pensare di avere sempre ragione e, soprattutto, mettersi in gioco.
Piredda & Partners
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