Christian Grande: un design riconoscibile, funzionale ed elegante
Christian Grande, un designer dallo stile inconfondibile.
Una barca disegnata da lui si riconosce. Si riconosce soprattutto per i dettagli funzionali, per i tratti eleganti, dai colori, dalla sobrietà, da quel “less is more” che contraddistingue il suo gusto leggero e sostanziale scelto da cantieri come Cranchi, Invictus Yachts e Sacs Marine, solo per citare le ultime collaborazioni. E non è un caso se questi cantieri dal carattere così contemporaneo abbiano scelto proprio Christian Grande come designer di moltissime imbarcazioni in lancio o appena uscite. Lo abbiamo intervistato in occasione della presentazione del Cranchi E26 Rider.
CI PARLA DI QUESTO SUO ULTIMO LAVORO?
Cranchi E26 Rider nasce solo in modalità fuoribordo con l’indole di pura barca da divertimento, veloce che, diversamente dalla sua sorella Classic, in versione entrobordo, è una barca nuda e si presta agli usi più svariati. Perfetta come sport boat da traino, ma anche come tender da maxi yacht che non è più un elemento satellite della barca madre, ma un’imbarcazione che ci permette di vivere esperienze particolari. Un tender è anche barca per una villa a lago o di una residenza di altro tipo.
E’ la barca che ti permette di raggiungere più velocemente e più agilmente le mete desiderate nell’ambito di poche ore. E la differenza con un’imbarcazione che prevede la vita di bordo è sostanziale, non c’è crociera o pianificazione di rotte, il tender è funzionale al suo utilizzo. Questo, in termini di progettazione, determina un approccio totalmente differente. E26 Rider è la barca che nasce con una vocazione sportiva e poco formale. Anche la E26 Classic è un tender, ma con un impianto più “classico”, appunto, provvista anche di una piccola cabina. Con la E26 Classic si esce e si dice “Andiamoci a rilassare”, con la E26 Rider diciamo “Usciamo e andiamoci a divertire”. Sono due approcci completamente diversi, seppur in due imbarcazioni così stilisticamente vicine.
FACENDO UN UPGRADE IN TERMINI DI METRATURA, È RECENTEMENTE USCITO IL CRANCHI SETTANTOTTO, SEMPRE PROGETTATO DA LEI, CI DESCRIVE IL PROGETTO?
Cranchi Settantotto è una barca che nasce con l’intento di massimizzare tutti gli spazi per garantire tanta vita a bordo. Nasce con l’idea di performare anche meglio di altri competitor, creando delle soluzioni e usando tantissimi escamotage.
Questa Settantotto ha ad esempio tutti i letti, inclusi quelli dell’equipaggio, posti lungo mare, e un bagno aggiuntivo nel main deck per gli ospiti imbarcati temporaneamente per una cena: sono dettagli importanti. Questo yacht rappresenta inoltre un momento di rilancio importante per il cantiere che sta proponendo imbarcazioni di alto design. E’ un’imbarcazione che inoltre va a toccare un segmento nuovo per il cantiere e lo fa senza alcun compromesso. Finiture e dettagli interni ed esterni equiparabili a yacht molto più grandi; linguaggi residenziali che si intersecano perfettamente con lo stile marino che non si deve mai perdere.
Il Settantotto in versione Flybridge ha un garage che ospita sia una moto d’acqua che un tender pneumatico idrogetto. A parità di dimensioni con altre imbarcazioni abbiamo ottenuto dei risultati in termini di distribuzioni degli spazi, molto vantaggiosi.
ATTUALMENTE CI RISULTA STIA LAVORANDO PER 3 CANTIERI: CRANCHI, INVICTUS YACHTS E SACS MARINE. COSA HA IN SERBO PER QUESTI CANTIERI NEI PROSSIMI MESI?
Nel 2020 abbiamo presentato l’Invictus T460: una barca di grande successo commerciale. Verrà lanciata a breve l’A46 di Cranchi, stiamo lavorando inoltre sul Flybridge 67 e su altri progetti Fly Bridge molto strategici per il cantiere Cranchi, ma che sono sottoposti a riservatezza sulle taglie. E poi stiamo realizzando con Sacs un lavoro interessante sulla linea dei Rebel e due progetti riservati, in più c’è lo Strider 15 uscito da poco.
Con Invictus stiamo preparando una nuova GT 320S, imbarcazione di 32 piedi che spicca per la possibilità dei due motori fuoribordo da 300 cv. All’estero invece sto lavorando per un cantiere Greco e stiamo creando gli interni di un maxi yacht di 43 metri molto interessanti per le sue finiture.
SPESSO, INTERVISTANDO I PROGETTISTI, CHIEDIAMO QUALI SIANO LE RICHIESTE PIÙ STRANE AVUTE DA UN CLIENTE. NEL SUO CASO, LAVORANDO PRINCIPALMENTE PER I CANTIERI, LE CHIEDIAMO QUAL È L’IDEA PIÙ STRAVAGANTE A CUI ABBIA DOVUTO RINUNCIARE COME DESIGNER.
Nel mio caso ha ragione, siamo noi designer i veicoli che creano delle “stravaganze pilotate” e mai eccessive, perché il lavoro è quello di accontentare un più ampio pubblico possibile. Caratterizzazioni sempre più accentuate per riuscire a creare una novità che deve salvaguardare gli obiettivi di posizionamento di un brand, il costo di realizzazione del prodotto, pertanto non sono mai stravaganze eccessive perché non è mai un cliente che va soddisfatto, ma sono sempre una serie di clienti.
La difficoltà è proprio questa: la ricerca di un’innovazione o di una caratteristica particolare che però appaghi i gusti del più vasto pubblico per quel determinato prodotto e per quel determinato brand. Se mi chiede se ho dovuto rinunciare a qualcosa le dico che non ho memoria di grandi rinunce, lavoro con cantieri – mi passi il termine “posati”, che rispecchiano molto il mio modo di interpretare la nautica. Lavoriamo sempre sull’aspettativa del cliente finale, sull’atteso. Alzare o abbassare una spiaggetta, alzare o abbattere le murate: soluzioni moderne, ma non stravaganti a tutti i costi.
Mi piacciono le stranezze, ma sono un designer di prodotto che guarda principalmente al fatto che il progetto sia un investimento per il costruttore. Generalmente propongo scelte già vagliate ed escludo pensieri – per così dire – romantici, che comunque conservo in fase di progettazione, ma che vanno necessariamente mediati, perché il rischio è quello che il progetto non venga compreso, rischiando oltretutto di andare fuori dalle righe. Nella maggior parte dei casi, inoltre, le imbarcazioni hanno grande possibilità di customizzazione, ma sempre nei limiti dell’estetica dell’armatore.
IN QUESTA OTTICA LE CHIEDO UNA RIFLESSIONE SULL’ANDAMENTO DEL DESIGN NAUTICO. DOVE STA ANDANDO?
Purtroppo o per fortuna nella nautica c’è un gusto per tutto. Non credo nelle forme aggressive, credo nelle forme signorili, pulite, eleganti, moderne, credo nella ricchezza di dettagli ma come ripeto: c’è gusto per tutto.
SEMPRE LEGATO AL DESIGN CI SEMBRA DI RISCONTRARE UNA SCHIZOFRENIA NEL MERCATO: TRA MOTORI POTENTISSIMI E BARCHE SUPER PERFORMANTI DAL DESIGN FILANTE E UNA NAVIGAZIONE GREEN, MAGARI PIÙ LENTA, ATTENTA ALL’AMBIENTE, CON BARCHE DALLE LINEE ACCOGLIENTI E RESIDENZIALI. E’ COSÌ?
La direzione in termini di energia e performance è come ha detto lei: schizofrenica. Ogni brand ha una vocazione ed il mercato è talmente ampio in termini diversità e difformità che diventa difficile dire quale sia la direzione.
La tendenza è quella di andare verso il green e lo stiamo sentendo tutti. Ma purtroppo allo stato dell’arte mancano molti elementi: infrastrutture e autonomie sono i due grandi nodi da sciogliere e nessuna delle due in questo momento presenta tecnologie pienamente capaci di garantire che quel tipo di approccio che sia privo di problemi per l’armatore. Sono problemi che però stiamo risolvendo: ad esempio certe tecnologie sono perfette per alcuni ambienti, come i laghi, che ci impongono determinate scelte, per cui la tematica la sentiamo tutti e andrà risolta. Il che non significherà neanche una perdita di potenza, tra le auto più veloci ci sono quelle elettriche.
L’elettrico non è lento, ma nella nautica il consumo è talmente alto che la tecnologia non ha ancora risposto completamente ai bisogni di autonomia e potenza degli armatori.