Bolentino Esche & Co.
L’inverno, per chi decide di lasciare in mare la barca per sfruttarla nelle giornate di alta pressione, può offrire diverse opportunità di pesca e tra queste il bolentino costiero ai grufolatori di fondo. Ma la domanda è sempre la stessa, quando pescare quel o quell’altro pesce e con che esca?
AD OGNI STAGIONE LA SUA PREDA
I grandi bolentinisti sanno, in base al periodo, quali sono le prede che possono insidiare nei loro spot e decidono di conseguenza quale canna o montatura utilizzare. Pensiamo ad esempio all’autunno e inverno, periodo ideale per la pesca del pagello fragolino che si porta fino a primavera inoltrata in cui si dovrà operare una particolare montatura per cercare di insidiare anche i più sospettosi. In questo caso una canna con vettino ad azione 50-100 grammi compresa fra i tre e i quattro metri farà al caso nostro.
Ad essa collegheremo una montatura a due braccioli, di cui uno pescherà a pochi centimetri dal fondo e l’altro completamente disteso sul fondale alla ricerca del pesce di taglia. L’esca principe per queste prede, ma anche per l’orata, è sicuramente il gamberetto vivo, il paguro e il verme americano. I primi due vanno innescati interi per la coda, in modo da lasciare loro piena libertà di movimento mentre l’americano potrà essere innescato a pezzi stando però attenti alla fase di sezionamento dell’anellide per evitare che lo stesso possa perdere tutto il sangue che si rivelerà la parte più attirante. Se ci troveremo in giornate con pesce apatico potremo provare anche la soluzione della montatura ad amo singolo disteso completamente sul fondo. Una volta raggiunto il fondale la lenza con l’esca si disporrà a bandiera in favore di corrente rendendo altamente attirante l’esca. In questo caso il finale potrà superare anche il metro di lunghezza. Ecco perché la canna lunga è così indispensabile. Se invece ci troveremo a voler catturare sgombri e sugherelli nella stagione calda si adopererà sempre una montatura a due finali molto lunghi con poca piombatura in modo che le esche, una volta raggiunta la quota dove stazionano i pesci, si dispongano a bandiera. In questo modo le esche prenderanno vita fluttuando in acqua. Tra le migliori troviamo sicuramente il filetto di acciuga o sarda e il tocchetto di gambero. Siamo pescatori senza troppe pretese? Allora la classica lenza a tre braccioli da 30-40 centimetri l’uno farà al caso nostro. E’ la così detta lenza “per tutte le stagioni” che vi permetterà di divertirvi con i pesci di fondo facendo passare a voi e la vostra ciurma una giornata di pesca indimenticabile.
PROCURARSI LE ESCHE
Se parliamo di esche morte una delle soluzioni migliori rimane la pescheria dove ne troveremo quasi sempre una vasta scelta che faranno al caso nostro e quindi acciughe, sardine, gamberetti, seppioline e totanetti da tagliare a strisce o a tocchetti e innescare freschissimi. Se invece intendiamo pescare con l’esca viva il discorso cambia radicalmente. In alcune pescherie vi è la possibilità di ordinare piccole cassette di gamberetti che troveremo per un 40-50% ancora vivi. Per cercare di mantenere alta la percentuale di esca viva dovremo andarla a ritirare appena arrivata, accordandoci con il venditore, in modo da immergere tutto il contenuto in una vasca colma di acqua di mare e cominciare subito a separare i vivi. A separazione ultimata porremo i vivi in una piccola nassa che terremo legata alla barca o al pontile e i morti, separati in vaschette, li congeleremo per utilizzarli quando non avremo a disposizione l’esca viva. Un trucco per congelare i gamberetti senza farli attaccare tra loro è di mischiarli con un po’ di farina di mais la quale servirà ad agevolarci nella fase di scelta delle esche da portare a pesca. Se non disponiamo di questa possibilità, le uniche due soluzioni alternative sono quella di trovare un negozio di pesca che le fornisca o procurarsele da soli. Il fai da te è abbastanza semplice. Acquistate una piccola nassa a maglia fine e mettete all’interno alcune acciughe fresche. Posizionate poi l’attrezzo vicino all’uscita dei torrenti o lungo pontili e banchine. Lasciate lavorare la nassa per qualche giorno e poi andate a recuperarla. Al suo interno, se avete scelto il posto giusto, troverete diversi esemplari di gamberetto pronti per essere innescati. Se, invece, avete a disposizione una scogliera munitevi di torcia, secchiello e retino e, con l’oscurità, andate di scoglio in scoglio a cercare con la fonte luminosa i gamberetti nei piccoli anfratti. Scovarli sarà estremamente semplice in quanto i loro occhi si illumineranno quando verranno colpiti dal fascio luminoso. Consigliamo di dotare il secchio di un ossigenatore a batterie in modo che riesca a tenere vivi tutti i gamberetti anche per diverse ore. Cacciare invece i paguri è ben altro lavoro. In alcune occasioni, sempre più rare ormai, li potremo trovare nelle cassette dei pescatori professionisti, il più delle volte solo perché rimasti impigliati nelle reti, altrimenti non ci resterà che munirci di maschera e boccaglio per andare nel basso fondo a cercarli tra le rocce. Tale circostanza però la potremo fare solo nella bella stagione. Personalmente siamo riusciti a catturarli in inverno anche “da fuori” in un modo tanto semplice quanto sperimentale. Abbiamo annodato tra loro con del nylon da pesca un nutrito ciuffo di acciughe che poi, con l’ausilio di una pietra, abbiamo adagiato su di un fondale di 50 centimetri. Dopo alcuni giorni erano rimaste solo testa e lische delle nostre esche, ma li vicino avevamo trovato diversi esemplari di paguro che banchettavano con i pochi avanzi rimasti. Una volta scovati è stato semplice recuperarli a mano o con l’ausilio di un retino.