Gruppo Permare: eccellenza, innovazione e ambiente
Il Gruppo Permare nasce nel 1973 da Fernando Amerio, un uomo dalla personalità forte e coraggiosa, sempre pronto ad accogliere nuove sfide. Una strada in salita con il raggiungimento di tante soddisfazioni, personali e lavorative. Ce ne parla la figlia Barbara Amerio, che punta a un futuro della nautica sempre più green.
LA STORIA
Fernando Amerio fonda il Gruppo Permare per offrire servizi nautici alla clientela della Liguria e della vicina Costa Azzurra. Poi, tra gli anni ’70 e ’80 passa da rivenditore a costruttore per un cantiere italiano. In quegli anni realizza Ouragan, imbarcazione che vince il premio “Migliore Barca dell’Anno”, probabilmente la spinta per continuare verso questa strada.
Agli inizi degli anni ’90, infatti, decide di costruire yacht sotto il proprio marchio: Amer Yachts.
Questo percorso, che nel 2023 raggiunge i suoi 50 anni, è stato ricco di difficoltà, ma anche di traguardi importanti. Il cantiere in 4 decenni ha registrato una lunga lista di ambiti riconoscimenti e una notevole produzione artigianale di nicchia. Ha realizzato più di 80 yacht, completamente custom, per armatori italiani ed esteri e ha saputo adattarsi alla clientela internazionale mantenendo un “family feeling”. Gli scafi prodotti hanno raggiunto mete lontane, come Usa, Medio Oriente e molti altri Paesi.
Accanto al cantiere Permare interagiscono altre società partecipate dalla famiglia Amerio coprendo i servizi nautici a 360°: cantieri di refitting e recupero conservativo, quali Sanremoship, Cantieri del Mediterraneo, Cantieri del Ponente; una società di mediazione marittima e, infine, la società Deposito Franco che si occupa di operazioni immobiliari di pregio.
Tramite la società di mediazione marittima, la società Am, il cantiere può vantare anche un dipartimento di brokerage per la vendita imbarcazioni usate e un dipartimento di charter per proporre barche tra i 20 e i 60 metri a tutti i clienti che preferiscono noleggiare la barca per le loro vacanze.
I tre cantieri di refitting sopra nominati coprono un territorio che va da Sanremo a Imperia, in grado di offrire a qualsiasi tipo di imbarcazione servizi che spaziano dalla manutenzione ordinaria agli interventi di refitting di grandi dimensioni.
IL PRESENTE E IL FUTURO
Oggi, alla guida di Permare, troviamo tre generazioni. Oltre al continuo apporto di Fernando Amerio, i protagonisti sono i figli Barbara e Rodolfo e la nipote Noemi. La famiglia è un valore aggiunto e le competenze di ognuno si fondono verso un unico obiettivo.
Un ruolo di primo piano è assegnato alla ricerca, finalizzata a migliorare sempre più le prestazioni, a ridurre i consumi e soprattutto a diffondere la cultura dell’eco-sostenibilità. Tra le numerose collaborazioni, come con Enea e Volvo Penta, gli Amerio portano avanti anche quelle con le Università, quali Bocconi, Istituto Marangoni, IED (Istituto Europeo di Design) e IAAD (Università Italiana del Design). Queste partnership nascono per incentivare lo sviluppo, promuovere l’innovazione nel design e sensibilizzare i futuri designer al rispetto ambientale.
È in corso anche l’omologazione da parte dell’istituto Rina della sperimentazione di una nuova fibra composita: Filava. Questa fibra completamente riciclabile, in abbinamento a nuove propulsioni, è stata presentata già nel 2020.
AMER 120
L’ammiraglia del cantiere, Amer 120, ha attirato l’attenzione dei visitatori degli ultimi saloni nautici per diversi motivi. Sarà ricordata come la prima barca al mondo per lunghezza con una motorizzazione IPS, ma anche per il suo design e le sue caratteristiche green.
In particolare, vediamo un lavoro eseguito sui laterali dove sono stati eliminati i camminamenti per ottenere un salone a tutto baglio illuminato da una superficie vetrata enorme (circa 97 metri quadrati). Le murate sono interrotte da due terrazzi per affacciarsi sul mare in totale privacy e dalla murata di dritta si raggiunge la zona armatoriale, composta da una cabina armadio e una suite con bagno privato, entrambe a tutto baglio.
Dal lato sinistro, invece, si accede alla zona ospiti, alla plancia di guida e alla scaletta per salire sull’immenso fly. Qui, oltre a un banco da bar e un tavolo che accoglie 14 ospiti, troviamo una vasca idromassaggio e numerosi divani per un completo relax al sole. A prua c’è invece un salotto con divani e tavolo per un aperitivo fronte mare, nonché una seconda vasca idromassaggio con parete a vetrata. Gli interni sono caratterizzati da luce e ventilazione naturale, un uso di materiali riciclati ed eco-pelli, colori chiari e rilassanti e un design apparentemente minimal.
Nota di merito anche per la plancia di comando, dotata delle migliori tecnologie che includono anche un sistema per il riconoscimento dei cetacei ed eventuale segnalazione.
L’Amer 120 è lunga 35,50 metri con un baglio massimo di 7,40 e, a oggi, è la barca più grande del mondo motorizzata con 4 motori Volvo IPS con la predisposizione per un futuro SCR (Selective Catalytic Reduction) e una navigazione in ECA (Emission Control Area).
I RICONOSCIMENTI
In mostra in anteprima ai saloni nautici di Cannes e Genova altre due imbarcazioni: Amer 100 e Amer 120, progettate e costruite per lo stesso armatore. L’Amer 120 è stata insignita del World Yachts Trophy per la categoria “Semi – Custom“. Inoltre, in occasione del Salone Nautico di Genova, ha ricevuto la Menzione d’Onore ai Design Innovation Award 2021 nella categoria “Superyachts oltre 24 mt LH”, per la sperimentazione nelle tecniche costruttive che tendono a diminuire la quantità di vetroresina negli scafi sostituendola con materiali riciclabili e per la continua ricerca su materiali e componenti in direzione di soluzioni sostenibili.
Sempre in tema di premiazioni, Barbara Amerio si è aggiudicata nel 2021 il titolo di “Ceo dell’Anno” per la cantieristica navale di Le Fonti Awards nella categoria “Innovazione & Leadership” ed è proprio a lei che abbiamo rivolto qualche domanda sul Gruppo Permare, sulle imbarcazioni e sul futuro.
Barbara, vorremmo ripercorrere la storia del cantiere dagli inizi. Come è nato e quali sono i punti salienti che vi hanno portato fino ad oggi?
Mio padre nasce meccanico, una strada in salita perché è rimasto orfano di padre da giovane, ma la sua forza, l’intraprendenza e la caparbietà lo hanno indirizzato verso la nautica, che allora era agli albori. Ha intravisto in questo settore una grande opportunità e l’ha colta a piene mani. È passato dall’assistenza alla rivendita investendo costantemente in studi e ricerca, per arrivare alla costruzione con un bagaglio di esperienza.
Le sue umili radici degli inizi ci riempiono d’orgoglio, perché i suoi sforzi, che poi si sono sommati ai nostri, ci hanno fatti crescere e superare indenni le crisi inevitabili del mercato. La flessibilità dell’azienda, invece, ci consente di variare rotta molto velocemente e questo punto, oltre a una produzione di nicchia, ci rende “diversi”. Concentrare la produzione su poche barche significa anche poter investire molto nell’innovazione. Inoltre, non abbiamo mai toccato gli utili dell’azienda, bensì li abbiamo totalmente reinvestiti e lavoriamo da sempre in modo empatico con i fornitori e la nostra clientela.
CEO DELL’ANNO CANTIERISTICA NAVALE
Recentemente ha ricevuto il premio “CEO dell’Anno Cantieristica Navale” di Le Fonti Awards, nella categoria “Innovazione & Leadership” con la motivazione “Per puntare sempre, con la sua azienda, sulla qualità, l’innovazione e il servizio post vendita. Per la concretezza dell’artigianato tradizionale del prodotto, unita a un forte spirito di sperimentazione e per essersi saputa adattare nel supporto a una clientela sempre più internazionale“.
Cosa ci può dire di questo riconoscimento?
È una valutazione di merito che arriva nel periodo tragico del Covid-19. Non abbiamo avuto particolari ripercussioni, ma molto disagio nella logistica e nei blocchi legati alle categorie ATECO. Ho sempre creduto fortemente nell’innovazione, tanto che quest’anno abbiamo lanciato una Tecno-marathon per rendere noti i rapporti di una filiera unica nel suo genere.
Ci parla dei progetti più importanti del cantiere e delle collaborazioni che vi hanno fatto crescere a livello qualitativo e costruttivo?
Le collaborazioni sono moltissime. Abbiamo, per esempio, rapporti costanti con alcune biologhe marine per capire come l’industria può collaborare insieme alla scienza. In particolare stiamo monitorando le emissioni acustiche sottomarine. Poi, siamo inseriti nel progetto europeo Argos per le applicazioni nella nautica legate al satellite Galileo, e il dispositivo ora è collegato a una nostra imbarcazione per il testing.
Facciamo parte della filiera creata per studiare ed analizzare un nuovo bio-composito, insieme a Diab, GS4C e Rina, che potrà essere un sostituto della vetroresina. Infine, siamo partner e testimonial di Volvo Penta visto che manteniamo imbattuto il record per lo scafo più grande motorizzato IPS dal 2013.
Qual è il progetto che vi ha dato maggiore soddisfazione?
Diciamo che Amer Twin è stata una grande battaglia ma anche una grande conquista. Ha un record di consumi abbattuti e un’autonomia eccezionale: con 5.000 litri nei serbatoi può navigare da Venezia a Montecarlo a 10 nodi consumando 3,1 l per miglio con un gruppo elettrogeno acceso.
Ma ora c’è la sfida con l’ibrido, gli SCR a bordo e la ricerca verso l’idrogeno che rivoluzionerà le sale macchine. Questi aspetti sono molto attraenti e noi non ci tireremo indietro.
Ricerca, innovazione ed eco-sostenibilità. In quale modo questi aspetti hanno contraddistinto il vostro brand?
Abbiamo iniziato studiando la riduzione dei consumi, abbiamo proseguito investendo su materiali alternativi e riciclabili, per poi continuare costantemente con la ricerca congiunta di filiera. Oggi, secondo me, è fondamentale unire le forze e non lavorare da soli. Inoltre, serve anche un pizzico di generosità per poter condividere i risultati, renderli noti al settore, così in qualche modo si riesce ad allargare l’orizzonte della ricerca e non ci si sovrappone sullo stesso percorso.
Negli ultimi due anni la pandemia ha colpito diversi segmenti di mercato. Per quanto riguarda il vostro target, soprattutto considerando le imbarcazioni di metratura importante, come avete vissuto questo periodo e cosa si prospetta nel prossimo futuro?
La barca è diventata un luogo protetto e sicuro per una vacanza a contatto con la natura, senza rischi di contagio. Anche la rada sta diventando un’alternativa all’ormeggio protetto.
In quest’ottica, ci auguriamo che anche in Italia si creino campi boe in grado di contenere i danni provocati ai fondali.
Parlando di green, risparmio energetico e utilizzo di materiali alternativi possiamo fare riferimento all’ammiraglia, l’Amer 120. Ci parla di questa imbarcazione e dei suoi punti di forza?
Ogni barca tiene a battesimo delle novità o riprende dei must del cantiere. Sull’Amer 120 abbiamo cambiato il sistema di costruzione andando a ridurre la vetroresina nelle fiancate; i laterali sono stati sostituiti con una gabbia metallica a cui sono stati applicati i vetri per tutta la lunghezza. Il risultato è eccezionale: 4 tonnellate sostituite con metallo e vetro, che sono molto più riciclabili a fine vita, e una vista mare a 270°.
In composito restano soltanto la carena e la struttura del flybridge. Inoltre, a bordo è stata utilizzata per l’aerazione dei motori una bioplastica di nuova generazione stampata in 3D, che deriva dagli scarti del mais.
In fase di progettazione abbiamo studiato anche un sistema di aerazione naturale, introducendo due accessi laterali alla porta di poppa, che va a ricreare l’effetto brezza marina. Questo, oltre a essere molto rinfrescante, evita l’uso dell’aria condizionata, garantendo un efficientamento energetico.
Per quanto riguarda l’estetica, invece, abbiamo lavorato su un pavimento in teak vintage derivato dalla demolizione di case coloniche in Indonesia, in abbinamento al sughero, un materiale che consigliamo da sempre. Questo connubio serve a smuovere quella sensibilità ambientale e, in questo caso, a evitare il fenomeno della deforestazione, sempre più di attualità.
Avete già sul tavolo nuovi progetti? Ci può dare qualche anticipazione?
Stiamo per lanciare un nuovo modello, creato per festeggiare i primi 50 anni del Gruppo. Sarà un entry level, ma non vogliamo oscurare il successo, più che meritato, dell’Amer 120 visto che è già stata premiata quale miglior semi-custom nella categoria di riferimento.
Per concludere, c’è un aneddoto particolare o divertente nella storia del Gruppo Permare da raccontarci, che le è rimasto a cuore?
Quando mio padre è stato premiato come pioniere della nautica, il Presidente Anton Albertoni ha preso la parola e gli ha chiesto se fosse orgoglioso di lavorare con i suoi figli in azienda (Barbara, Alessandra e Rodolfo). Lui rispose, scherzando, che certamente si considerava un privilegiato a lavorare con noi e che non ci aveva mai risparmiato nulla, crescendoci “a remate nei denti”.
Questa battuta scherzosa ha un significato speciale per me. È stata una scuola dura, senza scorciatoie, che ci ha formato e fatto appassionare al lavoro senza troppi sconti di carriera. E ora ci troviamo a essere molto uniti e questa è la nostra fortuna più grande. Insieme, sempre pronti per nuove avventure.