Jeanneau Cap Camarat 10.5 WA Série2, la sportiva di famiglia: il test
È la seconda serie di un modello di successo, che per cinque anni è stato il più grande della gamma Cap Camarat. Arriva con una nuova carena e una versatilità migliorata per restare sempre al passo coi tempi.
L’offensiva di Jeanneau nel segmento dei center console/walkaround è affidata ad una gamma completa, che va dal piccolo Cap Camarat 5.5, disponibile anche in versione WA, fino all’ammiraglia 12.5, di cui avete già letto nell’edizione di giugno 2021 di Mondo Barca.
Il 10.5 era il più grande fino a pochi mesi fa, quando è arrivato proprio il 12.5. E allora l’occasione era perfetta per dare una rinfrescata anche al 10.5, dopo cinque anni sul mercato, e renderlo una sorta di fratello minore dell’ammiraglia.
Qui trovate il video ufficiale di presentazione.
I clienti tipo del Cap Camarat 10.5 sono famiglie di mezza età, che amano una vita dinamica e provengono dai modelli più piccoli della gamma.
E proprio l’offerta di modelli da parte di Jeanneau permette loro di avvicinarsi alla nautica e crescere progressivamente, per anni e decenni, restando fedeli al marchio e all’impostazione generale.
IL (NUOVO) CAP CAMARAT 10.5
L’aspetto non delude chi cerca in questo modello una caratterizzazione sportiva, grazie al motivo grafico che percorre le murate scendendo verso poppa e al taglio spigoloso delle finestrature laterali.
Le plancette a lato dei fuoribordo sono ampie e rivestite in teak (optional).
Da quella di sinistra si accede al pozzetto, facilitati da un tientibene posto sul lato del motore.
Il pozzetto è allestito con una classica dinette a L, trasformabile in prendisole: si può richiedere una terza panca, sulla murata di sinistra, ripiegabile per non ingombrare quando ci si sposta.
Questa soluzione, va detto, non è prevista sul 12.5, perché il baglio più ampio renderebbe inutile una terza seduta troppo lontana dal tavolo.
Molto utile è la sezione apribile della stessa murata a prua della panca, con una soluzione manuale già vista sui Jeanneau a vela: si ribalta verso l’esterno e diventa un’ottima piattaforma per tuffi attrezzabile con candelieri e scaletta di risalita.
La massiccia struttura centrale sostiene i sedili di pilotaggio e ospita un mobile cucina, che si può allestire attingendo alla lunga lista degli optional, con piano di cottura o grill in alternativa.
Sulla testa abbiamo un robusto T-top in vetroresina con un’apertura scorrevole in alto, forse ridondante visto che di aria e di luce ce ne sono già in abbondanza.
I pali di acciaio che sostengono il T-top sono attaccati alle piastre con saldature a vista che possono infastidire uno sguardo pignolo.
A prua la versatilità è massima: i lettini hanno lo schienale sollevabile per diventare delle sedute vista mare, ma aggiungendo un inserto al di sopra del camminamento, tutta la sezione di prua diventa un immenso prendisole che arriva fino al musone.
Inoltre, si può montare un tendalino con supporti in carbonio per ombreggiare l’area.
Nei dieci metri di scafo, Jeanneau è riuscita ad organizzare bene anche gli spazi sottocoperta: la consueta dinette a V si trasforma in letto matrimoniale, con una tendina che aumenta la privacy, mentre a poppa c’è una cabina con letti gemelli che permette di stare in piedi almeno all’ingresso.
La porta che la divide dal pozzetto è un altro degli optional disponibili a listino.
Non mancano un bagno con box doccia separato (anche questo con parete divisoria a richiesta) e il mobile cucina; quest’ultimo, se si installa il generatore, può avere i fuochi di cottura elettrici, invece che a gas.
Gli arredi sono nella tradizione del marchio, semplici ma non poveri, con accostamenti di colore e diverse strisce di luci a LED a scomparsa per impreziosire l’ambiente.
LA PROVA DI NAVIGAZIONE
Ci sediamo in console pronti a pilotare.
Accendiamo i due Yamaha da 300 cavalli e nel manovrare a bassa velocità si sente lo sterzo un po’ duro.
Di serie c’è il servosterzo idraulico, ma a richiesta si può avere quello elettrico Yamaha, che sicuramente offre un comando più leggero.
Le condizioni non sono ottimali: onda lunga di circa un metro e, soprattutto, la pioggia, che non comporta problemi di navigazione, ma che ci infastidisce.
Questo anche a causa di un parabrezza basso e sportivo che lascia passare sia l’aria che l’acqua.
Siamo tre passeggeri con poco meno di 500 litri di carburante e parecchie dotazioni a richiesta, che ci portano a un dislocamento che sfiora le 7 tonnellate.
Salendo di giri la barca resta in acqua fino a circa 4000 giri, regime al quale si solleva in planata e prende immediatamente velocità.
Ci sono quindi quasi 2000 giri e 14-15 nodi di velocità entro cui muoversi e decidere l’andatura preferita.
Lavorando un po’ con il trim abbiamo guadagnato un nodo, ma perso di stabilità della prua a causa delle condizioni del mare.
PRECISAZIONI
Va sottolineato che in questo nuovo Cap Camarat 10.5 la carena è stata completamente riprogettata.
L’imbarcazione doveva essere in grado di montare anche i grandi (e pesanti) Yamaha V8 XTO da 425 cv. Pertanto si è deciso di scartare la soluzione con step e di realizzare, sempre insieme a Michael Peters, una carena liscia, che comunque si comporta bene, prendendo le onde in ogni direzione.
Così, si ha la piacevole sensazione di avere la barca sempre sotto controllo e pronta a reagire ai comandi, come si addice a un walkaround dalla vocazione sportiva.
Infine un cenno sul prezzo, che, come di frequente, parte da un listino relativamente contenuto (meno di 106 mila euro).
Tuttavia, con i motori e gli optional può tranquillamente arrivare al doppio; nel nostro caso il prezzo del mezzo provato superava i 149 mila euro, a cui aggiungere i due fuoribordo.
DATI DI NAVIGAZIONE
SCHEDA TECNICA
- Lunghezza f.t. 9,95 m
- Lunghezza scafo 9,32 m
- Larghezza 3,25 m
- Pescaggio 0,73 m
- Dislocamento (a vuoto, senza motori) 4280 Kg
- Dislocamento (in prova) 6970 Kg
- Capacità serbatoio carburante 2×400 l
- Capacità serbatoio acqua 160 l
- Categoria omologazione CE B-8/C-10
- Prezzo a partire da € 105.900,00 + Iva senza motori