Non chiamatelo light game
La stagione sta precorrendo i tempi, sottocosta mangianze di sardine ed alacce con gabbiani che banchettano, lasciamoci tentare da qualche lancio sulla frenesia alimentare, ma attenzione: le sorprese possono essere molto più grosse di quello che immaginiamo!
IL FENOMENO DELLA MIGRAZIONE DI MASSA
Un inverno rigido ha lasciato presto il posto ad una primavera calda, forse troppo in superficie, con alacce e sardine che si sono spostate in massa ed hanno messo in moto anticipatamente tutta la catena alimentare. Pochi metri d’acqua, ed è qui che si sta muovendo tutto il pesce foraggio… da terra è facile scorgere gabbiani apparentemente in stasi che aspettano solo il momento propizio per iniziare a roteare e tuffarsi, una danza che non fa altro che evidenziare che i grossi predatori pelagici sono in caccia.
LANCI MIRATI
Attrezzature già pronte all’uscita dal porto e osservazione costante della superficie dell’acqua e del volo dei gabbiani: questa è la ricetta perfetta per un cocktail di adrenalina che somiglia più ad una battuta di caccia che ad una pescata. Risparmieremo carburante e braccia per lanciare solo dopo aver visto qualche bella schiena a pelo d’acqua; la presenza di gabbiani in stasi infatti, indica che il pesce si muove nella fascia di mezz’acqua, ma solo quando la mangianza salirà a galla inizieremo a “fiondare” i nostri artificiali in mezzo al branco. E se la mangianza esplode per qualche secondo e poi sparisce? Esche affondanti e tiri precisi nel mezzo delle bollate, lasceremo affondare l’artificiale anche per un minuto, prima di jerkare con forza, alla ricerca di qualche predatore attratto dal nostro “jigging”.
LA SCELTA DELL’ESCA
Dovendoci confrontare con pelagici, ma non necessariamente tonni rossi, la scelta delle nostre esche non sarà così scontata. Pur essendo ottimi combattenti come i cugini, gli alletterati ed i tonnetti non hanno lo stesso indice di gradimento verso i grossi siliconici e le stick bait. Questi tunnidi, infatti, sembrano gradire maggiormente piccoli metal jig, i popper e spesso e volentieri i long jerk. Ovviamente tutte le nostre esche andranno munite di robusti ami, meglio se nella misura 4/0 e 5/0, cercando sempre di non sbilanciare gli artificiali e testando questi ultimi a pelo d’acqua prima di lanciarli. I colori saranno rigorosamente sardina, sgombro ed il bianco, meglio se con occhio rosso sgargiante. Non mancheranno quindi nella nostra “cassetta” gli Jugolo della Molix nelle grammature 30/40/60 gr, i Mucho Lucir della Yamashita, i Popper ed i Longspin 14F della AP-Lures ed alcune sorprese si sono avute con i Saruna e con gli Adagio Heavy della Duel. Dovendo prendere in considerazione di affondare le esche, un’attenta valutazione della velocità di affondamento, magari usando l’ecoscandaglio per osservare l’esca, potrà esserci d’aiuto durante l’azione di pesca.
ATTREZZATURE ADEGUATE
Canne e mulinelli, se pur da light game, non saranno eccessivamente sottodimensionate. Dovremo tener conto che gli artificiali da lanciare supereranno raramente i 60 gr, ma che a volte il loro peso può scendere anche a 28 gr. Le canne saranno quindi con un’azione da 30 a 80 gr per consentirci di gestire al meglio artificiali anche leggeri, sia in fase di lancio che di azione di pesca, senza affaticarci. Importante sarà però disporre di una riserva di potenza nel caso in cui, ad aggredire l’esca, non sia proprio un piccolo pesce ma un vero e proprio big. Il PE sarà almeno 3 ed il DRAG 5 kg. In abbinamento avremo un mulinello taglia 6000/8000 con almeno 200 mt di multifibre ed un piccolo shock leader del doppio del carico di rottura del braid in bobina. Il collegamento tra esca e fluorcarbon avverrà mediante un solid ed uno split ring opportunamente crimpati.
BATTAGLIE INTENSE
L’emozione di uno strike a spinning, in particolare con un’attrezzatura leggera, è sempre un istante di enfasi che segna ogni pescatore, anche il più navigato. Appena il pesce infatti aggredisce l’esca, magari durante una jerkata, l’esplosione di forza è tanta e tale da lasciare a bocca aperta. La fuga poi, ha inizio inesorabile e se pur per pochi istanti, il filo che viene via senza poterlo arrestare mette in apprensione facendo arrivare i battiti a mille. Superato lo shock iniziale, ci si rende conto che in realtà in bobina il filo c’è e che si può gestire al meglio la situazione. Lo skipper dovrà immediatamente mettersi all’inseguimento del pesce portandosi sulla verticale, ove possibile: l’attrezzatura infatti nasce per sfiancare il pesce in questa posizione, con canna in piega fino al manico e frizione serrata. In queste condizioni generalmente i combattimenti si risolvono in pochi minuti, con pesci che arrivano sotto bordo vitali e pronti per essere rilasciati.Tuttavia, non trattandosi di tonni rossi, qualche esemplare può essere trattenuto, specie se di grossa taglia, rispettando sempre l’etica e le normative evitando così stragi inutili.
di Andrea Iacovizzi