Charter: la scelta della bandiera
Quando si affronta un approfondimento sul charter, molto spesso l’attenzione viene rivolta su singole tematiche come la fiscalità, la normativa o i contratti di utilizzazione.
Quelli che abbiamo citato, rappresentano senz’altro argomenti degni di attenzione: tuttavia, rispetto all’oggettiva complessità di quello che è un vero e proprio pezzo di mondo nella nautica vi è, spesso, molta confusione se non, addirittura, disinformazione, come sul tema della scelta della bandiera.
L’intento di questo approfondimento è perciò quello di fornire una panoramica generale sul tema. Inoltre, quello di somministrare al lettore una sufficiente veduta circa le maggiori e più importanti implicazioni tecniche, amministrative e gestionali afferenti all’attività di charter.
LA SCELTA DELL’UNITÀ E IL SUO REGIME AMMINISTRATIVO
Una prima valutazione, allorquando si è davanti alla prospettiva di iniziare un’attività di charter (ovvero di Noleggio secondo il nostro ordinamento, ndr) non può che passare, in prima istanza, dalla scelta dell’unità e dall’individuazione di quello che sarà il suo regime amministrativo. Quindi, la bandiera.
Riguardo alla scelta dell’unità, una prima valutazione deve essere fatta individuando la tipologia, se a vela o a motore. Per poi passare a due fondamentali aspetti, ovvero quelli riconducibili all’acquisto a nuovo o usato e alle dimensioni della stessa, in particolare per quanto afferente alla sua lunghezza.
Come noto, l’unità da diporto – solitamente – non nasce propriamente per un utilizzo commerciale.
Dunque, individuato il mezzo, le sue caratteristiche e le modalità d’acquisto, sarà opportuno determinare il suo miglior regime amministrativo (vedi registro di iscrizione – bandiera) e valutare i costi e gli adeguamenti utili.
Tutto al fine di ottenere le certificazioni necessarie all’abilitazione dell’unità.
Parimenti e sulla scorta di una prima individuazione di una o più soluzioni, vanno poi considerati i riflessi dati dall’asse abilitazioni professionali del personale, costi di esercizio, assicurazioni, area d’impiego operativo, normativa e struttura societaria.
Questo approccio, che dovrebbe rappresentare un vero e proprio must quando si parla di charter, è da considerarsi come la miglior attività di programmazione che l’armatore possa fare.
Infatti, in assenza di queste approfondite analisi, spesso l’armatore può trovarsi in contingenze dove, pur possedendo l’unità o avendo le certificazioni necessarie, non riesca a sopperire ai costi di gestione o, ancora, a non acquisire altre specifiche abilitazioni, come i titoli professionali marittimi ad esempio.
Premesso quanto fin qui esposto, è chiaro che differenti scelte circa il regime amministrativo, al netto delle considerazioni che abbiamo trattato, non potranno che influenzare, in maniera determinante, ogni costo, sia esso fisso o variabile, ma anche la stessa fattibilità di esercitare o meno la stessa attività armatoriale.
I REGISTRI
Come abbiamo visto, la scelta del registro d’iscrizione (vedi bandiera) rappresenta senz’altro un fattore di massima importanza che, sia in fase di start-up sia a livello operativo, può influenzare in maniera determinante quasi ogni aspetto riguardante la gestione operativa dell’attività di charter.
Ma quali sono i registri più importanti e performanti?
In questa parte cercheremo proprio di rispondere a questa domanda.
IL REGISTRO ITALIANO
La nostra bandiera, soprattutto per quanto riguarda il diporto commerciale e più in particolare per il c.d. charter, rappresenta senz’altro una valida opzione che nel panorama internazionale, sia per il segmento Shipping (navigazione commerciale tradizionale) che per lo Yachting, può essere considerata come una presenza storica ed affermata nel cluster marittimo.
Ma andiamo a vedere quali sono, a nostro avviso, i principali elementi di vantaggio e di svantaggio riguardo alla bandiera italiana.
Vantaggi:
- Costi amministrativi accessibili per quanto riguarda l’iscrizione;
- Costi contenuti certificativi per ottenere il certificato di sicurezza e quello di idoneità al noleggio;
- Visite per l’ottenimento del certificato di sicurezza e idoneità al noleggio, essenziali e di congrua durata;
- Riconoscibilità Internazionale;
- Approvazione dalle banche/finanziarie per l’utilizzo tramite leasing o per la trascrizione di ipoteche e/o gravami;
- Pubblicità navale e possibilità di ricostruire lo stato amministrativo del bene attraverso il c.d. estratto storico;
- Obbligo del possesso dei titoli professionali e degli standard minimi di addestramento (STCW) per il personale imbarcato.
Svantaggi:
- Tempi critici per il rilascio di licenze e/o annotazioni riguardo l’unità;
- Difficoltà per l’ottenimento dei titoli professionali per soggetti non provenienti dalla professione marittima;
- Alti costi indiretti per il mantenimento del personale imbarcato – necessità di rivolgersi, spesso, a strutture qualificate per la gestione delle posizioni INPS e INAIL dei marittimi;
- Critica gestione degli adempimenti di imbarco/sbarco del personale arruolato;
- Le attività commerciali esercitabili sono limitate a talune e specifiche fattispecie indicate nelle normative di riferimento;
- Impossibilità di prevedere l’uso promiscuo dell’unità, sia ai fini commerciali che diportistici.
IL REGISTRO INGLESE E MALTESE
Se la bandiera italiana rappresenta una valida alternativa, quantomeno è definibile come storica e ben consolidata la scelta del Registro del Regno Unito e della Repubblica di Malta per l’attività di charter, soprattutto per le unità nel segmento 15 – 24 metri.
Vantaggi:
- Alta presenza internazionale e di rating. Alta riconoscibilità internazionale;
- Maggior accessibilità per ottenere le necessarie abilitazioni professionali, anche per chi non proviene dalla professione marittima;
- Altissimi standard certificativi per l’ottenimento dell’abilitazione all’utilizzo commerciale;
- Alta efficienza burocratica;
- Normativa pratica e orientata all’impresa;
- Costi accessori per l’impiego dell’equipaggio, accessibili e basati sugli obblighi minimi prescritti dalla convenzione MLC 2006;
- Accessibilità per quanto riguarda la gestione burocratica e amministrativa del personale imbarcato;
- Approvata dalle banche/finanziarie per l’utilizzo tramite leasing o per la trascrizione di ipoteche e/o gravami;
- Le attività commerciali non hanno limitazioni, eccetto per quelle illegali o per quelle ove l’unità non possa essere impiegata per fattori tecnico – costruttivi;
- Possibilità di utilizzare l’unità sia ai fini commerciali che diportistici.
Svantaggi:
- Costi di registrazione e di amministrazione leggermente più alti per le pratiche di iscrizione o di tipo amministrativo;
- Costi di certificazione più alti rispetto ad altri registri (visite, ispezioni, rilascio certificazioni);
- Alta severità nelle ispezioni tecniche;
- Possibili criticità nella gestione fiscale per la bandiera UK in talune circostanze (vedi Brexit) per armatori con impresa all’interno dell’UE;
ALTRI REGISTRI E CONCLUSIONI
Naturalmente, vi sono anche altri registri, sia europei che non, che possono rappresentare ulteriori alternative per valutare un’iscrizione commerciale. Non potendo, almeno in questo articolo, dilungarci ulteriormente con le singole e dettagliate disquisizioni, possiamo però citarne alcuni.
Tra questi, il registro polacco (attualmente assai presente per il diporto puro, ma poco reattivo e fruibile per il commerciale); quello francese (poco utilizzato nel commerciale); ancora, quello della Repubblica di San Marino.
In conclusione, è chiaro che le implicazioni che passano dalla scelta della bandiera influiscono, e non di poco, nella gestione di un’unità adibita al charter. Tuttavia bisogna considerare tutte queste valutazioni, al pari di un abito da disegnare su misura, che tengano conto delle specifiche situazioni di fatto e delle peculiari possibilità dell’armatore.
Per questa ragione, soprattutto in una considerazione così fondamentale per chi intenda lavorare nell’impresa nel charter, è più che necessario un approccio professionale (facendosi affiancare da un professionista esperto) e oggettivo prima di percorrere rotte pericolose e scelte improvvisate.
PER. NAV. DANIELE MOTTA
Perito e Consulente Navale, è riconosciuto dalle principali organizzazioni/istituzioni nazionali ed internazionali come l’SCMS, FEMAS, AIPAM e Ruolo Periti ed Esperti.
Commissario d’Avaria per le principali compagnie assicurative nazionali, svolge altresì la propria attività peritale e professionale con particolare riferimento al diporto commerciale, lo shipping e alla gestione/consulenza afferente all’esercizio delle unità navali.
Attivo dal 2015 nella divulgazione in campo nautico, ha partecipato alla stesura della pubblicazione La riforma della nautica da diporto e collaborato con varie testate specializzate nella nautica.
Docente e formatore, ha tenuto vari corsi e seminari dedicati al cluster marittimo. A tutt’oggi è titolare dello Studio Tecnico Navale Daniele Motta, meglio conosciuto come Marine Consultants&Surveyor.