Frauscher verso una nuova nautica: l’intervista a Mauro Feltrinelli
Il Cantiere Nautico Feltrinelli è importatore italiano dei motoscafi Frauscher. Il legame, ormai consolidato, va ben oltre la rete distributiva: erano i primi anni 2000 quando Michael e Stefan Frauscher chiesero ai fratelli Dino e Mauro Feltrinelli un supporto tecnico per la progettazione del primo modello powerboat (con motore a scoppio) della gamma Frauscher, che fino a quel momento contava esclusivamente imbarcazioni a vela ed elettriche.
Con la collaborazione del progettista Georg Nissen furono quindi elaborate nuove linee di carena innovative e veloci, in grado di offrire prestazioni, tenuta di mare e manovrabilità in ogni condizione meteo-marina.
Oggi la gamma comprende imbarcazioni a benzina, diesel ed elettriche; proprio in quest’ultimo settore, il cantiere austriaco ha ormai consolidato una posizione di leadership nel mercato europeo.
Mauro Feltrinelli – insieme al fratello Dino alla guida dell’azienda – ci parla delle più recenti innovazioni di casa Frauscher, promuovendo così un nuovo modo di navigare: lo slow cruising.
I motoscafi Frauscher si riconoscono per la loro personalità decisa: hanno uno stile elegante, con un tocco decisamente retrò. A quale tipo di armatore si rivolgono?
Ad un armatore colto, di buon gusto, che si informa prima di acquistare, che non si ferma alla prima impressione. Sono barche richieste da chi sa ciò che vuole, rivolte ad una clientela in continua crescita, tanto che rischiamo di non riuscire ad accontentare tutti.
Come mai? State risentendo della carenza di materie prime?
No, assolutamente no. Stiamo incrementando la produzione e il cantiere ci sta seguendo alla grande in questo. Non abbiamo neanche problemi di approvvigionamento per quanto riguarda motori, chip e materie prime. È che siamo al pieno con la produzione, ma la richiesta supera l’offerta. È un momento di successo, devo dire la verità.
Dalla fine della pandemia si è registrata un’impennata degli ordini e delle vendite: effettivamente è un periodo felice per la nautica.
Non so se è così per tutti; per noi lo è senz’altro. Sembra quasi che le persone abbiano riscoperto il piacere di passare il loro tempo in mezzo alla natura e all’aria aperta.
La gamma Frauscher offre un’ampia scelta di imbarcazione elettriche. Ma nella sua esperienza, qual è lo stato della mobilità elettrica nel settore nautico?
Rispondo a nome di Frauscher, questa volta. Sicuramente non ci facciamo influenzare dagli ultimi ritrovati tecnologici o dalla moda del momento. Non è da ieri che investiamo sull’elettrico e non è da un anno che ci occupiamo di rispetto ambientale. Frauscher ha già immesso sul mercato oltre 3000 unità elettriche: sono 40 anni che è leader in Europa nel settore della nautica elettrica. Anzi, abbiamo una tale esperienza che ci possiamo permettere anche di fare ricerca in altri campi e cercare progetti totalmente innovativi, prendendo le distanze da chi mette un motore elettrico su una barca che normalmente avrebbe un motore a scoppio. Stiamo proponendo un modo diverso di andare in barca: lo slow cruising, cioè andare in barca senza puntare per forza alla velocità e alle acrobazie, riuscire a divertirsi, ad avere la soddisfazione di navigare, anche solo per la navigazione in sé.
In termini di vendite, l’elettrico tira quanto i tradizionali motori termici?
È un’analisi interessante. L’elettrico tira quanto il motore termico, per quanto riguarda il marchio Frauscher fuori dall’Italia. Nel nostro Paese l’elettrico non ha ancora preso piede, forse perché abbiamo una lunghissima costa e nelle acque interne navigabili ancora non esistono normative restrittive per i motori a scoppio; però in altri Paesi mittel-europei, come Germania, Austria e Svizzera, la vendita di barche elettriche equivale a quella dei motoscafi tradizionali. Il problema più grosso è che la rete distributiva comincia ad essere stretta. Abbiamo cercato di dirottare le richieste alla nostra sede sul Lago di Garda – che fra l’altro ci permette di provare le barche in acqua quasi tutto l’anno e di avere tutta la gamma disponibile in loco – però ci rendiamo conto che l’Italia è davvero lunga. Stiamo cercando collaborazioni anche nel Centro e nel Sud Italia per poter essere più vicini all’utenza.
Agli ultimi saloni era in esposizione il TimeSquare 20, il primo catamarano elettrico del cantiere. Può dirci di più di questo modello?
Con TimeSquare abbiamo dimostrato che Frauscher non si ferma a mettere un motore elettrico e una batteria su un motoscafo tradizionale: cerchiamo nuove motricità, nuovi progetti, anche provocatori. TimeSquare è una barca “non barca”. È un’isola, è una piattaforma, è una piazza: proprio per questo si chiama “TimeSquare”. E si chiama “20” non per i piedi, che in realtà sono 25, ma per i metri quadri di superficie. È la prima volta che una barca viene nominata in base alla sua area calpestabile. Abbiamo voluto proporre un modo diverso di andare per mare: fermarsi a largo, farsi il bagno, bere, mangiare, chiacchierare, lavorare e passare del tempo di qualità su una barca. La forma del catamarano dà grande stabilità, ma soprattutto offre minore resistenza all’avanzamento ed è questa la chiave della nostra interpretazione della sostenibilità. Per essere green, secondo noi, non bisogna consumare un sacco di energia: al contrario, occorre consumare poca energia, raggiungendo comunque lo stesso grado di soddisfazione. Questo è il concetto riassunto alla perfezione dal TimeSquare, che speriamo sia la piattaforma di lancio per una nuova nautica.
Qual è l’autonomia di questo catamarano? Perché d’altronde è questo il problema più grande per un armatore che vuole acquistare un’imbarcazione elettrica.
Il problema più grande per un armatore non è solo l’autonomia, ma anche la sicurezza e la manovrabilità. Su TimeSquare abbiamo una doppia motorizzazione con diverse potenze, quindi l’autonomia dipenderà dal motore che l’armatore deciderà di installare. Noi cerchiamo sempre di poter navigare almeno dalle 4 alle 6 ore, il che vuol dire farsi una bella giornata in mare. Ovviamente la barca elettrica non nasce per fare traversate impegnative, ma per navigare in acque interne o lungo la costa; è progettata per andare a largo, fare il bagno, pranzare a bordo e rientrare.
Insomma, un nuovo concetto di andar per mare.
Assolutamente sì. Anni fa in America avevano preso piede i pontoon boats, quelle barche con i tubolari in alluminio che sembravano essere destinate a scomparire nel giro di qualche tempo. Invece si è sviluppata una nicchia importante che si è rivolta a questo tipo di nautica. Noi speriamo di avere, in Italia e in Europa, per le capacità produttive del cantiere, una nicchia: non aspiriamo a grandi numeri, ma vendere 15-30 barche all’anno di ogni singolo modello già ci farebbe piacere.
E se invece dovesse comprare una barca per sé?
Togliamo il “se“. Le barche Frauscher mi piacciono talmente tanto che ne ho comprata una per ogni modello.
Qual è la sua preferita?
Se devo esprimere una preferenza, sono particolarmente legato alle barche dell’esordio, le prime che abbiamo studiato insieme con i Frauscher per poterci affacciare al mercato delle imbarcazioni a motore: non dimentichiamoci che fino a 15 anni fa Frauscher costruiva solo barche elettriche e barche a vela. Ho un grande affetto per la 686 Lido e la 757 St Tropez, che ormai sono entrate nel catalogo delle masterpieces. Trovo eccezionale ancora oggi navigare con la 909 Benaco, quando si presenta l’occasione, e abbiamo clienti che tuttora la chiedono. Il problema è che in passato ne abbiamo costruite troppo poche e adesso il mercato dell’usato ne richiederebbe almeno tre volte tante. Delle ultime nate, la 1212 Ghost è entusiasmante e non lo dico solo perché la vendo io: a detta di tutti dà grandi soddisfazioni, in termini di navigazione ed estetica. Ha un design che noi abbiamo definito “minimalista”, ma mi piace molto anche come l’hanno descritta alcuni vostri colleghi della carta stampata: “Quello che non c’è è perché non serve“. Credo che questa sia la chiave del concetto austriaco di costruire barche: la barca è un lusso in quanto è costruita bene, in quanto è stabile, in quanto garantisce sicurezza e ottime prestazioni. Non è un lusso perché ha rubinetti d’oro o pellami pregiati. Mi pare che questa formula funzioni, perché le nostre barche vanno molto bene.
Non a caso, la 1212 Ghost ha ottenuto il Premio di Eleganza al Cannes Yachting Festival 2021. Secondo lei ha le carte in regola per affiancare o sorpassare il campione di vendite, la 1017 GT?
Sarà una bella prova. Ai prossimi saloni nautici vedremo se è in grado di raccogliere il testimone del suo predecessore. A Venezia abbiamo ricevuto moltissime richieste per la 1212 Ghost; d’altra parte era doveroso esporre al pubblico anche la 1017 GT, che finora ci ha dato tante tante soddisfazioni. Abbiamo superato le 160 unità vendute, il mercato dell’usato è attivissimo: appena esce qualcosa, viene subito opzionata e portata via. Non potremmo essere più soddisfatti di così. Il mercato italiano non è per niente facile e sta rispondendo molto bene: arrivano ordini non solo dagli stranieri che fanno le vacanze in Italia, ma finalmente anche dagli italiani che fanno le vacanze in Italia. Sarebbe interessante se per ampliare la nostra rete si facesse avanti qualche imprenditore lungimirante, che abbia voglia di mettersi in gioco e sia esperto, capace e strutturato per l’assistenza. Questo per noi è imprescindibile: non si vendono le barche Frauscher se poi non si è in grado di offrire anche un servizio di post-vendita. Siamo apertissimi a qualunque tipo di collaborazione.