Il mix perfetto di Sunseeker tra tradizione inglese e guida italiana: l’intervista al CEO Andrea Frabetti
La cornice è quella del Cannes Yachting Festival 2022. Una lunga chiacchierata a bordo dell’88 Yacht – accanto il nuovissimo 100 Yacht – durante la quale Andrea Frabetti racconta Sunseeker, i progetti passati, presenti e futuri, la tradizione e l’innovazione. Con orgoglio parla dell’azienda di cui è guida dal 2019 e che ha accompagnato in tempi complicati, ma stimolanti.
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Qui al Cannes Yachting Festival, ha fatto il suo debutto europeo il Sunseeker Predator 65. Ci può parlare di questo progetto?
Sunseeker è stata tra i pionieri di questo tipo di yacht: sportivo, ma abitabile; dalla linea aggressiva, ma funzionale. Sostanzialmente, con un Predator non rinunci all’abitabilità, alle cabine o al comfort e al tempo stesso hai tanta velocità e manovrabilità. Il Predator 65 ne è un esempio lampante: è una barca per la famiglia, ma condita in una salsa sportiva, entusiasmante. Sunseeker è stata pioniera anche nel settore delle barche coupé a partire dagli anni Novanta; oggi, il nuovo 65 è la sintesi dell’heritage, del passato e del futuro che Sunseeker rappresenta in questa fascia di prodotto, che ha ancora tanto successo.
Dal punto di vista degli spazi interni, è una barca che dice tantissimo di nuovo: in termini di volumi, abitabilità e cabine, non c’è paragone nel mercato a parità di dimensioni e lunghezza. Dal punto di vista delle prestazioni, negli ultimi anni c’è stata maggiore attenzione alla riduzione dei consumi e all’aumento dei comfort. Queste imbarcazioni dalla linea molto sportiva sono richieste dal pubblico non necessariamente per bruciare litri e litri di gasolio, ma per l’adrenalina che trasmettono nel guidarle; fermo restando che rimangono economiche se si confrontano i consumi con le prestazioni.
Il Predator 65 è una barca da 35-36 nodi; non da 50. Questo non perché realizzare barche estremamente veloci non sia in linea con il DNA di Sunseeker, ma semplicemente perché l’attenzione ai consumi è aumentata notevolmente, da parte nostra e dei nostri clienti. Il Predator 65, quindi, offre il massimo della serenità, dell’affidabilità e della tranquillità, senza eccedere nei consumi, soprattutto alle velocità intermedie: infatti, consuma molto poco a 20, 22, 25 nodi.
Tutto ciò lo rende estremamente versatile e adatto a molti diversi utilizzi. Altri lo chiamerebbero crossover, ma io non amo queste definizioni automobilistiche.
Il Predator 65 non è l’unica novità presentata a Cannes. Cosa ci dice del 100 Yacht?
Se parliamo del 100 Yacht mi si illuminano gli occhi perché ha avuto un successo totalmente inaspettato; ricercato sicuramente – a mio avviso assolutamente meritato – ma inaspettato in queste dimensioni. Abbiamo venduto 12 unità sulla carta, ancora prima che qualcuno lo potesse vedere; credo sia un record.
Rappresenta un “connubio Sunseeker”: un superyacht di 100 piedi, ma estremamente dinamico nelle linee, molto contemporaneo, futuristico per certi versi, con funzionalità totalmente innovative. Funzionalità che stanno via via prendendo piede, ma bisogna sottolineare che noi avevamo annunciato questo concept nel 2019. Adesso vedo già una tendenza nel mercato a ricercare soluzioni similari. È una barca che, come sempre per Sunseeker, guarda in avanti, è molto pratica nell’utilizzo, presenta linee d’avanguardia e soluzioni uniche ed innovative. Tra queste possiamo nominare l’X-TEND a poppa. Questo sistema estende l’utilizzo della barca in due dimensioni: può trasformarsi in un comodo sofà rivolto a poppa al livello della beach area oppure orientato a prua al livello del main deck, ampliando così la dimensione del pozzetto. Una comoda soluzione che abbiamo adottato anche su questo 88 Yacht su cui ci troviamo ora.
Sul 100 Yacht, poi, il ponte superiore è continuo è diviso in due aree: la parte poppiera e la parte prodiera; è il primo della sua categoria ad avere una “non discontinuità” su tutto il ponte: una soluzione tipica dei megayacht più grandi, ma riportata su una versione di 100 piedi, dove il flybridge è a 360 gradi. Gli ospiti possono circolare serenamente e l’equipaggio riesce a servire tutte le zone senza interferire con gli ospiti. Poi la plancia di guida ribassata: per me, quando si è seduti su un flybridge, non ha molto senso vedere le sedute di guida o dover convivere con un comandante. Sicuramente questa soluzione genererà un trend in futuro. In più, nella cabina armatoriale di prora c’è una lounge ricavata nell’estremità prodiera della barca, accessibile direttamente con una finestra dalla cabina. Non è la prima, ma è comunque una soluzione recente. Grande funzionalità, piacere per l’armatore, ma anche un occhio al charter. Una barca molto versatile. Da qui le ragioni del successo: i clienti, vedendo il progetto, sono rimasti stupiti ed alcuni di loro dovranno aspettare minimo due anni prima di averla, a dimostrazione del fatto che gli deve piacere veramente.
Un’altra novità è l’innovativo SkyHelm a bordo del 65 Sport Yacht. Ci parla di questa soluzione?
La linea Sport Yacht non è così differente dalla linea Predator: a cambiare è la presenza della postazione di guida sul flybridge negli Sport Yacht, con una riduzione del tetto apribile e così via.
Come si evince dal nome della linea, sono barche che nascono per essere guidate dall’armatore, altrimenti si perde il senso di possedere uno sport yacht. Chi acquista questo tipo di barca ama andare per mare. Abbiamo enfatizzato questo concetto, creando una guida similare a quella di un’auto sportiva ad altissima velocità: si guida sdraiati e il sistema di propulsione è tale da permettere un handling delle curve pressoché da motociclista, con la sensazione quasi di toccare l’acqua con il gomito. Chiaramente, a differenza della strada, in mare non ci sono limiti di velocità. Tutti i clienti e chi lo ha provato lo hanno definito come l’unico vero sport yacht. Permette di divertirsi ed è l’unico della categoria che si guida come una moto o un’auto sportiva, regalando emozioni trasversali tra queste due; quindi, tutto – la carena, l’idrodinamica, il sistema – ruota intorno al concetto di sport fly. Di nuovo, Sunseeker è stata la prima a inventare lo sport yacht ed è giusto che sia la prima a realizzare un vero Sport Yacht. Io sono un appassionato di auto e moto sportive, quindi ci ho tenuto particolarmente che riuscissimo a trasmettere quel tipo di adrenalina lì. Senza dimenticare che comunque il 65 Sport Yacht ha un’abitabilità notevolissima: due o tre cabine. Insomma, non si tratta di un motoscafo di piccole dimensioni: si tratta del primo grande yacht a offrire la stessa guidabilità di un motoscafo piccolo e molto veloce.
Un tema che ultimamente ricorre molto nel mondo della nautica è quello dell’ecosostenibilità. Qual è la sua opinione in merito? Quali sono, se ci sono, i progetti futuri di Sunseeker in questo ambito?
Sunseeker nel 2010 aveva già realizzato uno yacht ibrido. Dunque, non abbiamo bisogno di trovare ora un’interpretazione di questo concetto perché abbiamo una storia in questo senso. Personalmente sono stato tra i primi a brevettare uno yacht ibrido e questo mi ha permesso di conoscerne sia il positivo sia il negativo.
Credo che la sostenibilità passi attraverso anche mille altre cose. Non si tratta necessariamente solo di ridurre di consumi – che, comunque è un lavoro costante che effettuiamo, con l’affinamento delle carene e delle motorizzazioni – bisogna anche essere concreti. Secondo me, il vero risparmio si ha quando si ottiene un’innovazione che poi diventa disponibile per tutti.
Cominciai a ragionare sulle opportunità dell’idrogeno e dell’utilizzo delle fuel cell a idrogeno nel 2009, quando ancora lavoravo per il gruppo Ferretti; per me non è una novità, ma non è ancora qualcosa che si può distribuire in maniera massiva. Sunseeker ha in cantiere un progetto ibrido, che sarà qui a Cannes nel 2024 molto probabilmente, ma non posso svelare altro.
Tuttavia non voglio promettere che questo salverà il pianeta: non è questo l’obiettivo. Purtroppo oggi l’idrogeno – e lo dico con grande cognizione di causa – non è ancora un’energia sfruttabile nelle automobili e nelle barche e altre fonti non sono ancora distribuite su larga scala. Vogliamo essere molto concreti con i nostri clienti: affiniamo continuamente le propulsioni e abbiamo un sistema di virtual generator. Significa che la barca può rimanere, senza emissioni di fumo, con il generatore spento per molte ore, utilizzando le batterie, magari ricaricate a terra. C’è ancora molto da fare in questo senso, però.
Sono stati anni complicati: prima il Covid-19 e poi la guerra. Se il primo ha avuto anche un impatto positivo sul mercato nautico, la seconda ha creato molte difficoltà nella catena di produzione. Sunseeker ha subito ripercussioni da questa situazione? Se sì, in che misura e come avete fatto fronte alle problematiche?
Sunseeker ha subito la pandemia in termini produttivi e non di mercato. Come ha detto, le vendite sono in realtà esplose. Ce lo aspettavamo? Non ce lo aspettavamo? Sinceramente, che la pandemia avrebbe portato ad una drastica impennata delle vendite si è capito strada facendo: il primo giorno che ci siamo trovati tutti chiusi in casa non eravamo così ottimisti, ma con il senno del poi ha dato dei vantaggi. In compenso, però, ha arrestato il sistema produttivo, soprattutto in Inghilterra: la forza lavoro era bloccata a casa e questo non ha aiutato, soprattutto in un mercato come questo, perché le barche le fanno le persone. Quindi, sì, il Covid ci ha rallentato fortemente e lo ha fatto fino a marzo 2022 perché è mancata la forza lavoro e con lei anche i componenti da montare.
La guerra, invece, è un altro tema. Sicuramente, se il Covid è stato qualcosa che abbiamo sconfitto tutti insieme, la guerra è un altro paio di maniche. Abbiamo deciso di non aumentare i volumi produttivi, di non adeguarci ad un improvviso boom di mercato, ma di realizzare quelle barche che sappiamo vendute: produrre per un mercato reale. Pensare ad un’espansione del mercato, guardando a cosa sta succedendo al mondo, secondo me è un po’ pericoloso per un’industria. Se si va incontro ad una crisi, poi? Non voglio prendere nessuna posizione politica, ma constato un fatto: l’Europa ha perso tutte le commesse verso la Russia, che erano importanti, soprattutto nel settore dei super yacht. Attualmente a produrre gli yacht per loro sono i turchi: dunque non sono rimasti senza barca, semplicemente gliela realizza qualcun altro.
Parlando di futuro, cosa ci dobbiamo aspettare da Sunseeker per il 2023?
Abbiamo annunciato due nuove imbarcazioni per noi molto importanti, su estremi diversi di gamma. Con l’Ocean 156, abbiamo anche presentato una nuova gamma: questo è proprio un nuovo filone Sunseeker, in parte legato al 90 Ocean, ma è uno step decisamente più moderno ed avveniristico. Poi sta per arrivare il nuovo Superhawk 55: tra ottobre e novembre sarà in acqua. Sunseeker ha un grande heritage di barche sportive ed estremamente veloci: Superhawk, Tomahawk, Mohawk. Il Superhawk 55 è un po’ la sintesi del nostro DNA. Grande sportività, design fantastico, ma comunque molta abitabilità e super comodità: un riassunto di tutto il meglio di questa fascia. Continuiamo a rendere moderno ciò che è l’heritage, ma anche a creare nuove gamme. Andare avanti, ma senza perdere di vista ciò che siamo. Vi tranquillizzo che non ci metteremo a fare catamarani.
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