Bolentino Costiero
Con aprile e con la clemenza del tempo, ritorna alla grande l’attività della pesca ricreativa. Si vedono in mare le prime “mangianze” di minutaglia pelagica, segnalate dai gabbiani in caccia.
Questo stimola ed incoraggia a praticare: sia la pesca a traina che il bolentino. In modo particolare proprio il bolentino, in quanto le minutaglie pelagiche rappresentano uno dei significativi punti di riferimento di questa specialità e sono costituite di solito da sugarelli, sgombri, boghe, spinarelli ed altri pesci, che sostano sia in sospensione, in corrente, che negli altri strati intermedi e vicini sul fondo. Se poi a questi pesci, ne uniamo altri di grande importanza come i pagelli i saraghi e qualche provvidenziale tracina o gallinella di grosse dimensioni, beh non ci resta altro che armarsi a dovere e riprendere l’attività del bolentino costiero. Vediamo adesso che cosa occorre per preparare le varie attrezzature e dirigersi verso le secche a mare aperto.
Preparazione alla pesca
Per quanto riguarda le barche, sono da scegliere naturalmente quelle più capienti e stabili. Migliore è il confort operativo in pesca, minore è lo stress per l’equipaggio. La battuta di pesca deve essere un momento rilassante e… più pescatori possono essere impegnati nel bolentino costiero, più il divertimento è assicurato. Inoltre, disponendo di una barca tipo pilotina, o magari simile a quella dei fisherman, possiamo usufruire e dedicare ulteriore spazio per allocare box frigo portatili, pasture, canne già allestite, guadini etc. Insomma, una serie di comodità a nostra disposizione che si rivelano utilissime per questo tipo di pesca. In alternativa, come fanno tanti pescatori, è sufficiente disporre anche di un modesto gozzo, con un paio di persone d’equipaggio ed il divertimento è comunque assicurato.
A prescindere dalle attrezzature di base, come la scelta delle barche, quello che sostanzialmente conta nella pesca, è l’esperienza maturata nel tempo, da ogni singolo pescatore. La barca di stazza importante, la si richiede principalmente per avere maggior sicurezza nella navigazione, in modo particolare quando le secche su cui dovremo pescare, sono situate ad alcune miglia dalla costa.
Per quanto riguarda le attrezzature di base sono: le canne, i mulinelli ed i bolentini classici, tradizionali, costituiti da telaietti di sughero su cui avvolgere le lenze madri, che rappresentano gli elementi principali verso cui orientarci a seconda delle nostre esigenze. Per la scelta delle canne, delle buone 4 – 4,5 metri in carbonio, assicureranno egregiamente le funzioni richieste. Queste misure rappresentano un compromesso ideale che permettono di ben “lavorare” i pesci di taglia ordinaria e anche quelli di taglia importante. E’ preferibile tuttavia che abbiano i passanti buoni, anelli con pietre in SIC o Alconite, che meglio resistono ai continui passaggi delle lenze nel loro interno, in modo particolare del multifibra, che ha un maggior effetto abrasivo. La scelta dei mulinelli è orientata ovviamente verso quelli a bobina fissa, taglia 4000 o 5000, che hanno una valenza media. Devono essere affidabili, con frizioni sicure e con componentistica di pregio. Per ultimo e non meno importante, il classico telaietto di sughero, su cui avvolgeremo almeno 200 metri di lenza di monofilo dello 0,70 per meglio manipolarla quando si cala, quando si recupera e quando la si stende a pagliolo.
Le lenze ed i finali più catturanti per la pesca con la barca in deriva e a scarroccio
Indipendentemente dalla scelta d’uso della canna con mulinello o del bolentino classico, i finali che seguiranno, avranno una tipologia costruttiva dettata dall’esperienza in pesca di anni ed anni di attività di molti pescatori toscani, dediti alle battute di pesca ai pagelli, sugarelli, sgombri etc.
Innanzitutto, è bene considerare che se si usa la canna col mulinello, la lenza madre a cui fisseremo il finale sarà dello 0,30, al max dello 0,35 mm. In questo caso al capo libero piazzeremo una girella con moschettone per attaccare rapidamente l’asola del finale. Stesso discorso se si usa il bolentino: girella singola o con moschettone, da fissare al capo libero della lenza madre, che in questo caso è dello 0,70mm di sezione. Per la realizzazione dei finali si procede come segue.
Si realizza uno spezzone unico di circa 2,5 metri di fluorocarbon dello 0,33 – 0,35 mm, al quale fisseremo una serie di tre braccioli disposti a bandiera, lunghi circa cm 7 – 10 e distanti circa cm30 l’uno dall’altro. Il piombo verrà fissato con un’altra girella moschettone a circa cm15-20 di distanza dal primo amo. La grammatura dello stesso varierà dai 60/150 – fino ai 250 grammi in presenza di correnti sostenute. Per la scelta degli ami, è necessario optare per quelli da bolentino del N°3 – 4 con il collo tondo e con gambo di media lunghezza. Attenzione: devono avere una punta acuminatissima per assicurare catture a… raffica! Una precisazione: non occorrono snodi di attacco tra bracciolo e trave, in quanto non si pesca con barca ancorata! I braccioli vanno fissati sul trave col nodo a “otto” rivolti verso l’alto. Sono micidiali se innescati col gamberetto… possibilmente vivo! Provare per credere.
La tecnica del bolentino… con barca in deriva!
Supponiamo di essere pronti per la battuta di pesca. E’ necessario avere a disposizione almeno tre tipi di esche, il gamberetto(meglio se vivo o freschissimo), il calamaro, sistemato a pezzetti di cm 3 circa e il verme americano: l’una deve essere alternativa all’altra. I pagelli non sempre vogliono predare un solo tipo di esca. A questo punto è necessario portare la nostra imbarcazione sulla zona dove vi sono le note secche ed iniziamo a scandagliare bene, monitorando costantemente lo strumento. Di solito, i sugarelli i serrani, i pagelli, stazionano dai – 35/40 fino ad oltre i -80 metri di profondità, con predilezione nei punti dove vi sono scogli isolati, scarpate situate su secche a mare aperto, fondali misti tra roccia, maciotto, coralligeno, fango e sabbia. Comunque, la profondità ideale è dai -40 fino ai -70.
Torniamo allo strumento. Appena vediamo un punto interessante nel quale si può evidenziare una roccia, intorno alla quale c’è un branchetto di sugarelli (dalla battuta lo si capisce), oppure un “bordo” di una secca, vicino al quale si evidenziano buone marcature di pesci, occorre fermare l’imbarcazione, disporre la stessa al traverso della corrente e della brezza e si calano le nostre lenze.
Di solito i pesci non si fanno attendere e si allamano con una certa facilità. Sono sufficienti poche tocche per imprimere la ferrata: a mano se si usa il bolentino o con la canna, quando il vettino leggermente in tensione inizia a vibrare. Se ci sono i pagelli… sarà un continuo tirar su pesci con: “doppiette” e “triplette” rappresentate di solito da pesci misti: due sugarelli e un pagello, oppure un serrano e due pagelli oppure due sugarelli etc. Quando va “male” rimarrà allamato solo un pesce! Più rapidi siamo e più se ne prende!
Se i pesci non ne vogliono sapere in quel determinato punto… beh mettiamo di nuovo in moto il motore ed esploreremo altre zone e… così via! Un consiglio: è bene inserire la funzione “traccia” sul GPS Cartografico e fare diverse “passate” nei punti dove le tocche sono più frequenti.
Dulcis in fundo: è bene ricordarsi che non si possono prendere più di 5 kg di pesce a persona!