Ancora galleggiante: principali tipologie e modalità di utilizzo
L’ancora galleggiante è uno strumento che si usa ancora poco e, nonostante non sia una dotazione di bordo obbligatoria, è importante conoscere bene questo dispositivo, che in molte situazioni può rivelarsi di fondamentale importanza.
L’ANCORA GALLEGGIANTE: COS’È
Per dare una definizione di cosa sia un’ancora galleggiante, possiamo dire che si tratta di un dispositivo che si utilizza in tutti quei casi in cui è necessario ridurre la velocità della propria imbarcazione; principalmente quando si vuole rallentare lo scafo per riuscire a mantenere il controllo della barca in condizioni meteo marine avverse: forti venti, correnti, mari agitati.
Per completezza, va accennato che questo strumento viene sfruttato anche dai pescatori per alcune tipologie di pesca, ma noi ci concentreremo sulla sua funzione di dispositivo di sicurezza.
È importante sottolineare che tenere a bordo un’ancora galleggiante non è un obbligo di legge; tuttavia è un accessorio che in alcune condizioni può anche fare la differenza.
DIFFERENZA TRA ANCORA GALLEGGIANTE E ANCORA PRIMARIA
È ovvio che questo strumento non deve essere considerato, o usato, come sostituto dell’ancora primaria, proprio perché assolvono a due compiti differenti: l’ancora galleggiante non si utilizza quando la barca deve essere fermata, ma quando deve essere solo rallentata; di fatto, dunque, è un’ancora ausiliaria.
COM’È FATTA
L’ancora galleggiante – quasi sempre costituita da un poliestere sommato a del PVC – è uno strumento leggero e morbido. Queste caratteristiche permettono di ripiegarlo e stiparlo in poco spazio; così il tema dell’ingombro a bordo, che sta molto a cuore ai diportisti, è risolto e non può diventare un fattore che incide sulla decisione di portare o meno questo dispositivo con sé. Le dimensioni delle ancore galleggianti, comunque, variano in base alla lunghezza dell’imbarcazione e al suo dislocamento. Infatti, affinché il suo utilizzo risulti efficace, lo strumento deve presentare una resistenza pari al 75% del dislocamento dell’unità. Vediamo ora le due principali categorie in cui si suddividono questi dispositivi: le ancore galleggianti a paracadute e le ancore galleggianti a trascinamento; queste ultime, poi, possono essere una serie di piccoli coni o un’ancora singola.
ANCORE GALLEGGIANTI A PARACADUTE
Le ancore galleggianti a paracadute vengono filate da prua e, come suggerisce il loro nome, sfruttano lo stesso principio di funzionamento del paracadute: una superficie genera attrito all’interno del fluido, in questo caso l’acqua, e rallenta il corpo, in questo caso lo scafo. Alla luce di ciò, è chiaro che le ancore di questo tipo devono avere un’ampia superficie affinché riescano a generare la giusta quantità di attrito.
Il risvolto della medaglia, però, è che le dimensioni delle ancore galleggianti a paracadute le rendono tutt’altro che semplici da riportare in barca.
In questo tipo di ancore galleggianti è comune che la cima principale sia in nylon, poiché questo materiale riesce a conferire elasticità al sistema, che è una caratteristica molto importante per il tipo di movimento che effettua. Inoltre, non è insolito che l’ancora galleggiante sia collegata con delle cimette a una o più boette galleggianti, che svolgono molteplici compiti: fungono anche da boette segnaletiche e si rivelano molto pratiche nella fase di recupero.
ANCORE GALLEGGIANTI A TRASCINAMENTO
Le ancore galleggianti a trascinamento sono particolarmente utili per rallentare le planate sulle onde e, come già visto, si differenziano da quelle a paracadute poiché vengono calate di poppa.
Nel settore è riconosciuta la necessità di avvalersi delle ancore galleggianti a trascinamento quando ci sono frangenti di potenza tale da poter rovesciare la barca. Se un frangente abbastanza potente colpisse la nostra imbarcazione, infatti, questa rischierebbe di essere sollevata e trascinata via a grande velocità; ora, anche considerando che tutto ciò avvenga senza danni, non possiamo escludere che una qualche parte della barca possa inciampare nell’acqua ferma. Se ciò dovesse accadere, si rivelerebbe un problema non di poco conto, poiché l’imbarcazione potrebbe traversarsi, capovolgersi, o, in caso di inciampo di prua e con la giusta potenza del frangente, potrebbe addirittura fare una capriola. Consideriamo un’ancora galleggiante a trascinamento costituita da una serie di coni: permetterà di rallentare l’imbarcazione in condizioni di mare formato, mantenendo la poppa nella direzione del moto ondoso. Nel caso di ancore galleggianti così fatte, il numero di coni che costituisce la serie dipende dalla lunghezza dello scafo, variando solitamente entro un range che va dai 100 ai 200. Anche le ancore galleggianti di questa categoria presentano pro e contro: lo svantaggio è sicuramente che, dovendo avere l’onda a poppa, c’è il rischio che questa si infranga in pozzetto; il vantaggio, invece, è che questo tipo di ancora galleggiante è più semplice da lanciare rispetto a quelle a paracadute.
QUANDO E COME USARLE
Se ci troviamo in condizioni meteo marine avverse, la navigazione può diventare molto rischiosa e aumentano le probabilità di perdere il controllo dell’imbarcazione. In questi casi, quindi, è di fondamentale importanza riuscire a diminuire la velocità, cercando di stabilizzare lo scafo, e per riuscirci, come ormai abbiamo chiarito, l’ancora galleggiante è il giusto alleato.
Le situazioni principali in cui questo strumento può rivelarsi essenziale sono: quando il motore è in avaria, se ci troviamo su fondali eccessivamente profondi o se c’è la necessità di sfuggire ad un fortunale.
Per parlare più generalmente, si tratta di tutti quei casi in cui è determinante riuscire a mantenere un certo orientamento, mettendosi in cappa, cioè in modo tale che la barca riceva il mare al mascone, tra prua e traverso; infatti, se le onde dovessero colpire lo scafo con angolo di 20° rispetto alla poppa o rispetto alla prua, ecco che l’imbarcazione diverrebbe ingovernabile.
Quando utilizziamo un’ancora galleggiante, la lunghezza della cima è molto importante: a rigore, dovrebbe essere una volta e mezza la lunghezza dell’onda, poiché è che l’ancora galleggiante si trovi nello stesso ciclo d’onda della barca, per evitare violenti strattoni. Per riuscire ad entrare nel corretto ciclo d’onda e muoversi assecondando il moto ondoso, è utile avere a bordo cima in abbondanza, così da poterne regolare la quantità da gettare.
Il metodo di utilizzo delle ancore galleggianti, e conseguentemente la scelta della più giusta tipologia, dipende da un fattore discriminante: il funzionamento del motore.
- Se il motore è funzionante, infatti, l’ancora galleggiante va filata da poppa; dunque, parliamo di ancore galleggianti a trascinamento. Con vento e mare di poppa, impediscono il traversamento al mare dell’unità: rallentando la barca, riducono il pericolo di traversarsi e capovolgersi in caso si venga colpiti da grosse onde. Può essere utile fissare un’ulteriore cima nello stesso punto in cui abbiamo fissato quella dell’ancora galleggiante, collegandola poi al diamante dell’ancora stessa.
- Il secondo caso è quello in cui il motore è in avaria. In queste condizioni, dovremo filare l’ancora galleggiante da prua, quindi utilizzeremo un’ancora galleggiante a paracadute: la barca si porta, con vento e mare di prua, in cappa. Così facendo, rallenteremo lo scarroccio e placheremo la forza del mare con la scia, riuscendo a ridurre l’impatto delle onde sullo scafo.
Nella situazione in cui il motore non funziona e il mare è agitato, l’ancora galleggiante è fondamentale per poter garantire la sicurezza sì dell’imbarcazione, ma soprattutto dell’equipaggio. Infine, è importante specificare che questo strumento può rivelarsi molto utile anche in caso di incendio a bordo. Infatti, se non è possibile governare la barca, possiamo filare l’ancora galleggiante dal lato sopravento: così facendo, riusciremo a mantenere il fuoco sottovento e l’equipaggio sopravento.
DIFFERENZA TRA SPERE E ANCORE GALLEGGIANTI In italiano viene utilizzato il termine “ancora galleggiante” per indicare sia le spere che le ancore galleggianti vere e proprie. È un uso errato, in realtà, perché c’è una differenza tra le une e le altre, tanto che anche in inglese esistono due termine diversi – drogue per spera e sea anchor per ancora galleggiante – che vengono usati per distinguere le due tipologie. Ma qual è la differenza tra spere e ancore galleggianti? Le prime sono elementi frenanti calati di poppa – solitamente si tratta di cavi dotati di appendici – utilizzati a rimorchio dell’imbarcazione per frenarne l’andatura, generando attrito, e per evitare intraversamenti. Le seconde, invece, sono le ancore galleggianti dette “a paracadute” per la loro forma e il loro principio di funzionamento; vengono calate di prua e permettono di tenere l’imbarcazione orientata al mare e al vento. In questo articolo, per semplicità della forma, si fa riferimento alle spere come alle “ancore galleggianti a trascinamento” e alle ancore galleggianti propriamente dette come alle “ancore galleggianti a paracadute”. |