Fulvio De Simoni, il passato e il futuro dello yacht design
Fulvio De Simoni può vantare di aver firmato oltre 3.000 imbarcazioni, una carriera lunga una vita che gli ha regalato tante soddisfazioni. Dalla nostra conversazione emerge un uomo che conosce a fondo questo mondo e che ne parla con lo sguardo rivolto verso il futuro, ma con la competenza che solo il passato può dare. Un bilanciamento continuo tra ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà, come nei suoi progetti.
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Inizierei dalla fine, chiedendole di raccontarci uno dei suoi ultimi progetti, che tanto si lega alla sua storia: il Pershing GTX116.
La prima unità dovrebbe andare in mare nei prossimi giorni, mentre la seconda è già quasi pronta e la terza è in costruzione. Direi che il progetto sta procedendo molto bene. Con il GTX116 abbiamo cercato di compiere una piccola rivoluzione nel mondo Pershing, anche per adattarci al fatto che le richieste per le barche super motorizzate stanno un pochino scemando; probabilmente, complici anche le varie crisi che si sono susseguite. È un’imbarcazione leggermente meno motorizzata, che mantiene lo spirito Pershing, ma che contemporaneamente offre volumi più grandi e spazi vivibili adatti al mercato odierno. Il tutto contornato da aspetti innovativi dal punto di vista del design. Abbiamo voluto che il GTX116 mantenesse un family feeling con Pershing, ma che lo facesse adattandosi ai nuovi tempi e alle nuove richieste. Questa è la filosofia dietro il progetto.
Quali sono le innovazioni che avete introdotto?
Abbiamo introdotto innovazioni soprattutto dal punto di vista del layout: il GTX116 ha un aspetto ancora sportivo, ma allo stesso tempo ha a disposizione volumi, spazi e aree esterne in linea con la concorrenza più avanzata. Abbiamo anche studiato un sistema innovativo di stivaggio dei battelli di servizio: sono completamente nascosti nel pozzetto di poppa, totalmente invisibili e posti in posizione diversa rispetto al solito. In questo modo, è stato possibile realizzare una piattaforma al livello dell’acqua, come nelle barche moderne, che privilegiano in modo sempre più evidente una maggiore connessione con il mare. Una gran differenza rispetto al passato: le poppe dei Pershing sono sempre state alte, con l’hangar sotto; abbiamo, quindi, cercato una soluzione nuova per i battelli, in modo da evitare la piattaforma rialzata. Questa è stata un’innovazione, anche tecnica; tant’è vero che se lei guarda la barca, non sa dove alloggia il battello.
Lo scorso anno, invece, Filippetti Yacht ha svelato il concept della nuova Navetta 28. Cosa ci dice di questo progetto?
Con Filippetti ho una collaborazione storica, che inizia quando Filippetti era socio di Antonelli e di Onori nella Pershing (Tilli Antonelli, Fausto Filippetti e Giuliano Onori fondarono Pershing nel 1985, n.d.r.). Mi hanno chiesto di realizzare questa barca avendo già un cliente interessato. Abbiamo fatto insieme la Navetta 28, possiamo dire che è una sorta di motoryacht sportivo. Anche qui, avevo già progettato con loro la sorella più piccola, di 26 metri, e adesso questa, che invece sfiora i 30 metri.
Parlando di collaborazioni, come nasce la partnership con Pininfarina?
Pininfarina ha manifestato, in questi ultimi anni, un interesse sempre maggiore nei confronti della nautica. Mi hanno cercato come supporto ulteriore nell’espansione in questo ambito, per cui abbiamo deciso di firmare a 4 mani alcuni progetti. È una partnership che va avanti da tempo e sta dando i suoi frutti. In questo momento, stiamo realizzando un catamarano di 48 metri, che verrà presentato al pubblico nel 2023; inoltre, abbiamo iniziato una collaborazione con il cantiere Rossinavi per la realizzazione di grandi motoryacht e navi da diporto. Diciamo che abbiamo anche altre trattative in ballo.
A proposito di Rossinavi, quali sono i progetti in cantiere?
Con Rossinavi abbiamo già varato un’imbarcazione da diporto di 50 metri e in questo momento ne abbiamo altre 3, tutte in fase di costruzione, sempre di 50 metri. Una è molto grande e ampia, motorizzata tradizionalmente; un’altra, invece, va in controtendenza: è una grande nave sportiva di 50 metri, con 4 motori da 3.000 cavalli, supererà i 30 nodi di velocità. Poi, un progetto molto interessante che abbiamo in costruzione – già in fase avanzata – è un catamarano di 43 metri che sarà completamente elettrico, il Sea Cat 40.
Molto particolare perché avrà una serie di batterie estremamente efficienti e un’estesa superficie di pannelli solari, che permetterà alla nave di compiere più del 50% della traversata atlantica senza bisogno di ricorrere all’utilizzo di combustibile. La conformazione stessa del catamarano permette di sfruttare le sue grandi superfici coperte per ottenere un’area di pannelli solari notevolmente estesa. Questo, unito al sistema elettronico integrato di controllo dello stato delle batterie, che consente di tenerle sempre in perfetta efficienza, renderà possibile effettuare la traversata atlantica con costi 10 volte inferiori a quelli di una nave tradizionale. Questa potrebbe rivelarsi una grande innovazione in ottica futura.
Contemporaneamente, stiamo ultimando due progetti, sempre elettrici, di cui uno monocarena: avrà le stesse caratteristiche del Sea Cat 40, ma con un range di autonomia inferiore, ovviamente, a causa della dimensione inferiore dei pannelli solari.