Sistemi di separazione del traffico nella navigazione costiera
La navigazione costiera, al contrario di come il neofita o il non addetto ai lavori potrebbe forse pensare, è quel tipo di condotta ove, statisticamente, vi è un aumento esponenziale dei fattori di rischio. Al fine di ridurre il pericolo di collisioni, in talune aree marittime sono stati opportunamente creati i c.d. sistemi di separazione del traffico.
Questi strumenti, se abbinati ad alcune buone pratiche e alla conoscenza dei principali regolamenti, possono efficacemente contribuire a una navigazione più sicura e consapevole. In questo articolo, cercheremo di trattare alcuni dei rischi della navigazione costiera, cercando di chiarire allo stesso tempo cosa siano e come funzionino i sistemi di separazione del traffico.
IMPLEMENTAZIONE DEI SISTEMI DI SEPARAZIONE NEI PORTI E NELLE ZONE COSTIERE
Lungo la costa, all’entrata dei porti principali, come Livorno o Civitavecchia, sono stati adottati opportuni schemi per regolarizzare, canalizzare e monitorare il traffico di navi in uscita e in entrata dai porti e nelle relative zone di traffico costiero (Inshore Traffic Zone), dedicate anche alla navigazione delle imbarcazioni da diporto e all’ancoraggio.
Per questo, l’equipaggio dovrebbe conoscere bene il regolamento stabilito dalla Autorità Marittima locale sui sistemi di separazione del traffico. Sarà agevole individuare la posizione di un eventuale schema della zona di traffico costiero, se questo non fosse riportato sulla carta nautica, che non sempre è aggiornata su tutte le unità da diporto.
REGOLAMENTI LOCALI E COLREG SUI SISTEMI DI SEPARAZIONE DEL TRAFFICO
Il regolamento locale, tuttavia, può differire da quanto espresso nella COLREG (“Regolamento Internazionale per Prevenire gli Abbordi in Mare”), Regola 10, relativa ai TSS, (Traffic Separation Schemes). Tale regola, per esempio, stabilisce che una nave può attraversare lo schema di separazione, mentre nel regolamento locale ciò potrebbe non essere previsto. Ciò accade perché la nave che sta impiegando lo schema, potrebbe avere serie difficoltà a evitare una collisione.
Gli schemi di separazione del traffico, oltre che presso i principali porti, possono trovarsi anche in prossimità di zone caratterizzate da intenso traffico navale come canali o estuari, oppure lungo gli stretti, come quello di Messina.
PIANIFICAZIONE DELLA ROTTA E REGOLE DI NAVIGAZIONE
Nell’ottica di una puntuale pianificazione della rotta, soprattutto in prossimità di questi schemi, maggiore attenzione sarà da dedicare alle attività di pianificazione e alla generale condotta della navigazione. Ciò deriva anche dal fatto che, di solito, le unità da diporto navigano molto più vicino alla costa rispetto alle unità mercantili. Dunque devono, a maggior ragione, rispettare tali dispositivi.
In tutti i casi, è necessario evitare l’impiego, da parte di un’imbarcazione da diporto, di uno schema di separazione del traffico. Parafrasando, sarebbe come andare in bicicletta in autostrada.
Più nel dettaglio, gli schemi di separazione del traffico hanno permesso così di canalizzare i flussi di traffico laddove è intensa la presenza di navi mercantili. Ciò avviene ad esempio nell’Adriatico settentrionale e in particolare nel golfo di Trieste, dov’è attivo anche un VTS (Vessel Traffic System).
Durante la traversata, ogni nave segue la sua navigazione nell’apposita corsia. Negli stretti (come quello di Messina o nel canale della Manica), ci possono anche essere delle navi che attraversano le corsie di traffico.
Le rotte da Villa S. Giovanni a Messina e da Dover a Calais sono esempi classici di queste zone di traffico. Tale possibilità è infatti consentita e disciplinata dalla Regola 10 della COLREG. Tale regolamento stabilisce che la nave che attraversa la corsia deve farlo su una rotta il più possibile ad angolo retto rispetto alla direzione generale del flusso del traffico. In questo contesto, è evidente che un’imbarcazione da diporto non dovrà mai ostacolare la navigazione delle navi.
RESPONSABILITÀ DEL NAVIGANTE
È importante seguire la Regola 2 della COLREG, che impone di considerare i pericoli e le circostanze speciali. Questo può richiedere di deviare dalle regole standard per evitare rischi.
Altri strumenti da tenere sotto controllo, sempre per pianificare la navigazione costiera, sono gli AVURNAV, ovvero gli avvisi urgenti ai naviganti. Questi, presenti sul Navtex (Navigational Telex), sono consultabili via internet sul sito del Televideo della Rai, pag. 718.
I messaggi del NAVTEX riguardano principalmente la sicurezza (safety) della navigazione e i bollettini meteo. Possono infatti contenere informazioni su zone momentaneamente interdette alla navigazione o impegnate per regate o lavori idrografici.
MANTENIMENTO DELLA SICUREZZA E DELLA CONSAPEVOLEZZA SITUAZIONALE
Le aree interdette alla navigazione devono essere riportate sulle carte nautiche per evitare di passarci sopra o a distanza ravvicinata, creando situazioni di pericolo. Gli avvisi afferenti alla sfera della “safety” possono concernere anche il temporaneo malfunzionamento di un faro o la perdita dell’ancoraggio di una boa.
È bene ricordare che un faro spento momentaneamente o una boa che ha abbandonato la sua posizione potrebbero trarre in inganno il navigatore, portandolo a ciò che alcuni definiscono come “perdita della consapevolezza della situazione”.
Questa potrebbe, infatti, indurre il conduttore, verosimilmente, a cambi di rotta insicuri e, dunque, potenzialmente sinistrosi. Il tutto salvo che questi non vengano preventivamente e opportunamente pianificati e monitorati attentamente utilizzando tutti i sistemi e gli strumenti a disposizione del navigante.