Berlucchi, anima della Franciacorta
L’origine del nome “Franciacorta” è ancora oggi avvolta da un fitto mistero. Quel che è noto, però, è che questa storia nasce sulle note di “Georgia on my mind”. Un pianoforte, un incontro, un’illuminazione. In questa terra generosa, sulle verdi colline tra Brescia e l’estremità meridionale del Lago d’Iseo, Berlucchi è divenuto il simbolo della spumantistica italiana.
“Il maggiordomo mi scortò nel salotto di Palazzo Lana Berlucchi. Le note di «Georgia on my mind» vibravano nell’aria: Guido Berlucchi era al pianoforte. Il conte richiuse il piano, mi salutò con calore e iniziò a interrogare me, giovane enologo, sugli accorgimenti per migliorare quel suo vino bianco poco stabile. Risposi senza esitazione alle sue domande, e nel salutarlo osai: e se facessimo anche uno spumante alla maniera dei francesi?”.
È il gennaio del 1955 quando Franco Ziliani, diplomato alla scuola enologica di Alba, viene convocato da Guido Berlucchi a Palazzo Lana, nella sfarzosa sala del “caminadù”, con il grande camino di marmo di Botticino. Il conte, innamorato dei suoi vigneti sulle colline di Borgonato, all’epoca produce un bianco che ha problemi di stabilità una volta imbottigliato. Berlucchi confida nelle capacità del giovane enologo e nelle potenzialità della Franciacorta, una terra dalla tradizione vitivinicola millenaria.
D’altra parte, le prime testimonianze risalgono all’VIII secolo d.C., quando nella potente abbazia di Santa Giulia da Brescia veniva prodotto il miglior vino della comunità dei benedettini. La stessa etimologia di “Franciacorta” – secondo la teoria più accreditata – è intrecciata all’agricoltura: le “Curtes Francae”, infatti, individuavano le comunità benedettine, insediatesi nei pressi del Lago d’Iseo nell’Alto Medioevo, che erano esentate dal pagamento dei dazi poiché si dedicavano alla bonifica e alla coltivazione della terra.
La produzione vitivinicola locale nei secoli cresce ininterrottamente, favorita sia dallo sviluppo delle nuove tecniche, sia dal privilegiato microclima mediterraneo. Ma se il Franciacorta, da semplice toponimo, diventa etichetta di pregio, il merito è certo di Franco Ziliani e Guido Berlucchi, che iniziano a produrre i primi vini spumanti. In quest’avventura, si unisce a loro l’amico Giorgio Lanciani: insieme, nel 1955, costituiscono la Guido Berlucchi & C.
Le prime annate sono poco fortunate. A raccontarlo è lo stesso Ziliani, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera in occasione dei suoi 90 anni: “Il vino non rifermentava in bottiglia, oppure il fondo dei lieviti si cristallizzava. Non avevamo le attrezzature. Ho costruito un cassone di metallo per immergere le bottiglie nel ghiaccio prima del dégorgement, ma la temperatura era sempre sbagliata. Avevamo tappi orribili”.
Arriva poi la vendemmia del 1961. Vengono prodotte oltre tremila bottiglie, che stappate l’anno dopo, si rivelano ottime. Nasce così il “Pinot di Franciacorta”: è il primo spumante Metodo Classico del territorio, capostipite dell’ormai iconico “Cuvée Imperiale Brut”. Realizzato al 90% con uve Chardonnay e al 10% Pinot Nero, ha una personalità eclettica, tanto da sposarsi bene con tutti i tipi di antipasto, piatti di pesce, riso, pasta, carni bianche, pesci saporiti e formaggi freschi. Di questo spumante, Ziliani dice: “Desideravo creare un vino con le bollicine che portasse gioia già al primo sorso”.
L’anno dopo viene lanciato il Max Rosé, ricavato da uve Chardonnay (60%) e Pinot Nero (40%). Anch’esso versatile, si accompagna a salumi, carni saporite, salse, formaggi a media stagionatura, crostacei, ma anche a dolci di tono acidulo (fragole o mirtilli) e macedonie di frutta fresca. La cantina Guido Berlucchi rivoluziona così le sorti di questa regione vinicola, che scopre la propria vocazione spumantistica.
LA NUOVA GENERAZIONE
Oggi, a capo dell’azienda, ci sono i tre figli di Franco Ziliani: Cristina, Paolo e Arturo, già da vent’anni membri del Consiglio di Amministrazione. Il padre, scomparso il 26 dicembre 2021, ha guidato il passaggio generazionale con la stessa chiara progettualità con cui ha dato vita al Franciacorta: nel 2017, anziché cedere ai figli le proprie quote societarie, gliele ha vendute “perché così sentono il bruciore che si prova quando si gestisce un’azienda”. I tre soci hanno scelto di ricalcare le orme paterne proseguendo lungo la via della sostenibilità, sia per salvaguardare l’ambiente (e il settore stesso) sia per garantire la qualità del prodotto.
A questo scopo sono state adottate moltiplici strategie: ad esempio, non vengono impiegati concimi di sintesi; nel processo produttivo e nel packaging vengono utilizzati materiali riciclati e riciclabili; nel vigneto sono usati solo materiali ecocompatibili; il 20% dell’energia elettrica è ricavata da pannelli fotovoltaici di proprietà.
LA PRODUZIONE DI BERLUCCHI
La produzione, dalle 3.300 bottiglie del 1961, è passata a una media annuale di circa 4 milioni di bottiglie nell’ultimo triennio, con ricavi pari a 47,5 milioni di euro (Report di Sostenibilità 2021, Guido Berlucchi). Dal 2016, tutti i vigneti di proprietà Berlucchi sono certificati biologici. Nel 2022, l’azienda è eletta “Cantina dell’Anno” dal Gambero Rosso. Tredici le etichette, ripartite in quattro collezioni, alle quali si aggiungono 4 Edizioni Speciali.
• La linea Cuvée Imperiale rappresenta il Franciacorta più noto, nonché il primo prodotto dalla Guido Berlucchi. Una gamma di ingresso, che con il suo carattere versatile riesce a soddisfare le esigenze e i gusti più variegati.
• La linea Berlucchi ‘61 rievoca nel nome la prima generazione del Franciacorta. La complessità ottenuta dai 24 mesi minimi di affinamento in bottiglia risponde alle esigenze di un pubblico sempre più educato alla ricerca della qualità, con una riduzione graduale e progressiva dei dosaggi, per meglio rispecchiare l’essenza del territorio.
• La linea Berlucchi ’61 Nature nasce nel 2016 ed è dedicata agli estimatori più attenti. Ottenuto dalle uve dei migliori vigneti di proprietà, affina almeno cinque anni in bottiglia. Non viene aggiunto sciroppo di dosaggio.
• La linea Palazzo Lana è la punta di diamante della produzione. Comprende un’unica etichetta, il pluripremiato Palazzo Lana Extrême, che viene prodotto solo dalle grandi annate e affina sui propri lieviti per almeno 10 anni.
GUIDO BERLUCCHI & C. S.P.A.