Intervista a Cristiano Gatto: la forma dei desideri
Come un moderno Demiurgo, si propone di mediare tra il mondo delle idee e il mondo materiale: classico o contemporaneo, essenziale o sontuoso, ciascun progetto concretizza così i desideri dei suoi clienti. In questa intervista, Cristiano Gatto ci parla della sua esperienza, delle sfide e delle ultime tendenze dello yacht design.
Lucido e pragmatico, Cristiano Gatto è uno yacht designer che al talento unisce le abilità di un artigiano. Sin da giovanissimo, presso l’Accademia delle Belle Arti di Venezia, sperimenta e manipola materiali come la pietra, le plastiche e il vetro. Dall’esperienza di scultore mutua l’approccio attento al design complessivo e, al contempo, ai dettagli più minuti.
Nel 2001 fonda il suo studio, Cristiano Gatto Design, che oggi firma yacht di lusso e residenze esclusive. Con oltre 200 progetti all’attivo, vanta incarichi da parte di armatori privati e collaborazioni con nomi di prestigio, come Astondoa, Majesty Yachts e Heesen Yachts. A determinarne il successo è la forza creativa, che gli consente di interpretare e plasmare i desideri dei clienti con freschezza e coerenza stilistica. L’artista diventa così il mezzo attraverso il quale il sogno si materializza, un moderno Demiurgo capace di tradurre le idee del committente in realtà tangibile.
Nel 1992 completa gli studi all’Accademia delle Belle Arti di Venezia. Un anno dopo comincia a lavorare nella nautica.
Dopo l’Accademia, il posto in cui ho imparato a saldare, a fare il falegname, a scolpire la pietra, a lavorare le plastiche, a soffiare il vetro, ho cominciato a lavorare nella nautica. Ero giovane e squattrinato, ma pieno di sogni. Di giorno cercavo il lavoro e di notte mi mettevo all’opera, un’esperienza che fa parte del mio essere lavoratore oggi. Quando qualcuno dei miei collaboratori mi dice di non avere tempo per un progetto, gli racconto che la stessa cosa, a quei tempi, la facevamo in 24 ore. Ho compiuto così i miei primi passi nel mondo della nautica, è stato il momento dell’innamoramento per i cantieri e per lo yachting.
Agli inizi degli anni Duemila si mette in proprio e inizia a collaborare con i più grandi produttori di superyacht al mondo, firmando imbarcazioni di serie e custom. Qual è il progetto che ritiene più rappresentativo del suo stile?
Ogni progetto ha una storia che lo ha visto nascere, crescere e realizzarsi. Trovo difficile parlare di qualcosa che sia rappresentativo più degli altri perché il mio stile, che ricerca in tutto e per tutto l’onestà, si avvicina ogni volta allo stile di vita del mio cliente. L’approccio è sempre molto personale, intimo e riservato: solo dopo aver raccolto tutti i dati necessari arriva il tratto sul foglio, nasce lo yacht, un posto in cui il cliente possa riconoscersi. È dunque il desiderio dell’armatore a definire lo stile di un’imbarcazione.
Nella grande varietà di progetti che ha realizzato, ha mai ricevuto richieste molto bizzarre o complesse?
Di bizzarro, forse mi è stato chiesto, e non una volta sola, di lavorare gratis. La richiesta però era sempre motivata da una furba spiegazione che voleva vestirsi di astuta lungimiranza: un progetto talmente bello che mi avrebbe portato molti altri clienti. Tra le richieste complesse, quella di costruire una barca veloce su cui fare atterrare gli elicotteri; realizzare yacht su cui trasportare un sommergibile, piscine che avessero sia acqua dolce sia acqua salata, Ice Class molto veloci. In realtà, più che bizzarre le definirei richieste tecnicamente difficili che sono diventate sfide.
A proposito di sfide. Recentemente ha curato gli interni dell’Astondoa Ax8, il primo della nuova gamma, che è stato presentato al Salone di Genova. Può dirci di più di questa imbarcazione?
Lavorando a questa linea di barche da crociera, Ax8, che fa parte della famiglia Flybridge di Astondoa, ho voluto realizzare un progetto che avesse un’identità riconoscibile tradotta nel linguaggio stilistico tipico del cantiere spagnolo. Abbiamo realizzato un design degli interni moderno e contemporaneo, tipico delle barche full custom. Tutti i dettagli sono stati pensati su misura e non abbiamo trascurato le finiture, tutte di altissima qualità, cosa rara quando si tratta di questo segmento di imbarcazioni. Abbiamo pensato al comfort dell’armatore e dei suoi ospiti assicurandogli ampi spazi, grande luminosità, essenziale funzionalità e modernità delle linee, che sono eleganti e di carattere. Abbiamo usato materiali nobili e toni naturali per esaltare la luminosità dell’imbarcazione e creare un ambiente accogliente, perfetto per i lunghi viaggi.
A quali progetti sta lavorando attualmente?
I progetti sono tanti, sia nella nautica sia nel residenziale. Stiamo lavorando al Gulf Craft Majesty 160 di cui una prima unità è stata già venduta e a due Gulf Craft Majesty 120. Jade e Orion, due 50 metri in alluminio di Heesen, saranno pronti a cavallo tra il 2024 e il 2025. Invece Sapphire, un 50 metri semidislocante in alluminio, è tra le consegne del 2026. Siamo coinvolti anche nel progetto di Canados, che sta producendo il 46C, e abbiamo intrapreso una strada molto interessante insieme al cantiere Van der Valk per la rinascita del marchio. L’idea è quella di realizzare micro megayacht ispirati alla storia del passato ma proiettati nel futuro. Si tratta di barche in alluminio di piccole dimensioni ma molto performanti. I nostri progetti negli Stati Uniti riguardano il residenziale con la community area di un resort a Miami e una penthouse che verrà consegnata quest’anno, un progetto full custom e interamente a firma italiana. Ci stiamo anche addentrando nella fase pre-esecutiva di tre palazzi in Medio Oriente.
Guardando al futuro dello yacht design, quali tendenze pensa che si affermeranno? Ci sono nuovi concetti che sta esplorando?
Cercare il contatto con l’acqua è una tendenza che si è imposta già da qualche anno e in quest’ottica ci siamo concentrati sullo studio delle finestrature, che sono diventate sempre più grandi, e su tutti i sistemi di apertura, come le spiaggette o i portelloni dislocati in diversi punti dello scafo. Hanno la loro importanza, ovviamente, la ricerca e lo sviluppo di una tecnologia che renda sempre più semplici le movimentazioni e consenta di creare vetri strutturali. Si tratta di accorgimenti tecnici che ci aiutano ad assecondare questa tendenza perché lo yacht è sempre più uno spazio privato, non vuole più dare risposte meramente estetiche o di impatto sociale e si allontana dall’idea di status symbol. Oggi è il rapporto tra l’uomo e l’acqua l’elemento trainante per i nuovi progetti. Il contatto con la natura rientra nella visione comune di stare a contatto con sé stessi, una richiesta di tutti i clienti. La barca è ormai il posto in cui godere del tempo, pur avendo tutte le disponibilità tecnologiche per collegarsi con la vita professionale e disconnettersi in tempi brevi.
CRISTIANO GATTO DESIGN
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