“Più forti delle circostanze”: l’intervista a Claudia Ciccotti Giammaria
“Servono impegno costante, formazione continua e tanta passione per ciò che si fa: questo è il vero motore che aiuta ad andare avanti e a superare circostanze non sempre favorevoli”. L’intervista a Claudia Ciccotti Giammaria.
Laurea con lode in Architettura, designer, imprenditrice, docente e direttore di un Master, ideatrice e promotrice di eventi, tra cui il Salone delle Idee e dell’Innovazione nella Nautica e il Premio Nazionale Design Nautico.
Claudia Ciccotti Giammaria, titolare dello studio Claudia Ciccotti Design, durante gli studi di Architettura, non poteva immaginare quale percorso avrebbe intrapreso dopo la laurea con tesi in disegno industriale per la nautica e relatore il Prof. Andrea Vallicelli, architetto e yacht designer di fama internazionale; d’altronde inizialmente si era iscritta a Giurisprudenza. Cambi di facoltà e cambi di vita, treni presi e treni persi, ma ogni volta che le circostanze si sono fatte avverse, lei si è dimostrata più forte. Così oggi, tra le altre cose, forma e premia giovani talenti sia nella cornice di Sottocosta che tra i banchi di ISIA Pescara Design.
Come si è avvicinata al mondo della nautica?
Potrei risponderle con una citazione di John Lennon: “La vita è ciò che ti accade mentre sei impegnato a fare altri progetti”. Dopo il liceo classico, una tradizione di famiglia, mi sono iscritta a Giurisprudenza; il mio percorso sembrava avere una direzione già ben delineata. Tuttavia, quel tipo di studio non mi appassionava e sentivo che fare l’avvocato non mi avrebbe resa felice. Così, dopo averne parlato con i miei genitori, mi sono iscritta ad Architettura. Durante gli studi ho vissuto esperienze molto formative, sia nel periodo veneziano presso lo IUAV sia a Pescara, dove poi mi sono laureata presso l’Ud’A. Ho fatto pratica alcuni anni presso lo studio dell’Architetto Pino Scaglione, editore della rivista italiana di architettura “d’A”; così, insieme al tirocinio e alla pratica, ho avuto modo di occuparmi della redazione della rivista, viaggiando molto, visitando mostre e biennali, scrivendo articoli e atti di convegni, conoscendo e intervistando i miei miti, come Jean Nouvel. Il fatto che io abbia inserito nel piano di studi il corso di Disegno Industriale per la Nautica potrebbe sembrare un caso, eppure oggi sono convinta che tutto ciò che mi è capitato è esattamente ciò che sarebbe dovuto accadere.
Scelsi questa materia per la mia curiosità di confrontarmi con la progettazione di spazi abitativi minimi in movimento, una sfida davvero interessante. Il corso era tenuto dal Prof. Andrea Vallicelli, un luminare nel suo campo, che mi convinse anche a partecipare al concorso di Vela e Motore “Due barche da sognare”. Per approfondire il tema proposto, studiai il modulo abitativo americano della ISS stazione spaziale internazionale, trovando spunti da tradurre in termini nautici nel mio progetto che, contro ogni più rosea aspettativa e soprattutto con grande stupore di mio fratello, velista pluripremiato che si divertiva a prendermi in giro per non saper mettere nemmeno un parabordo, ebbe un ottimo riscontro da parte di tutta la giuria. Fu pubblicato sulla rivista e poi esposto al Salone Nautico di Genova. Quindi, mi sono avvicinata al mondo della nautica un po’ per caso, un po’ per curiosità, un po’ per sfida, poi me ne sono innamorata e mi sono laureata con lode, portando una tesi sperimentale in Disegno industriale per la Nautica.
Il percorso post laurea è stato articolato. Prima di aprire il mio studio di design industriale e nautico, infatti, ho deviato verso un’esperienza lavorativa molto importante, come consulente con funzioni dirigenziali in multinazionali quali Ericsson a Pescara e Nokia a Roma, nel settore della progettazione di stazioni radio base. Questo tipo di esperienza, con tutte le dinamiche aziendali che la sottendono, ha contribuito a formarmi e mi ha aiutata nelle successive scelte professionali e imprenditoriali.
Lei è anche consulente per Sottocosta, ha ideato e cura il Premio Nazionale Design Nautico e il Salone delle Idee e dell’Innovazione nella Nautica.
Sottocosta è una manifestazione voluta e promossa dalla Camera di Commercio Chieti Pescara e dal Porto Turistico Marina di Pescara, con partner tecnico Assonautica Pescara Chieti; è il Salone del natante, della pesca, degli sport acquatici e del design nautico. Quest’anno si è tenuta la decima edizione. Come professionista sono stata coinvolta fin dalla stesura del progetto, proponendo anche l’inserimento di una sezione dedicata al design, all’innovazione e alla progettazione nautica: il Salone delle Idee e dell’Innovazione nella Nautica, in cui curo seminari con CFP per architetti, ingegneri e designer su progettazione di aree portuali, portualità per il diporto, marina resort; workshop e convegni sul design nautico con relatori di spicco nel panorama internazionale della progettazione e della produzione nautica; il Premio Nazionale Design Nautico; il Premio alla Carriera; il Premio Donna del Mare.
Il pubblico è costituito da appassionati e curiosi, professionisti e studenti che vogliono avvicinarsi a questo mondo. E proprio per favorire l’approccio ai temi del design nautico ho ideato il Premio Nazionale Design Nautico – quest’anno alla settima edizione – un contest dedicato ai natanti “perché andare per mare non sia solo un lusso per pochi, ma un beneficio per tanti, esattamente come il buon design” recita il mio slogan. Mi sembrava giusto dedicarlo a questo segmento perché la piccola nautica non è una nautica minore e molto ancora si può fare per renderla accattivante, interessante e innovativa. La partecipazione al Premio è distinta in due categorie: professionisti e studenti. Da questa suddivisione emerge che i professionisti presentano lavori ben fatti e quasi cantierabili, mentre gli studenti, liberi da vincoli per via delle scarse competenze, si lanciano in idee fresche e ardite. La giuria del Premio è composta da esponenti di rilievo del settore e il ruolo di Presidente di giuria è ricoperto di anno in anno dal vincitore del Premio alla Carriera. Tale Premio è un riconoscimento a quelle personalità che hanno contribuito, con il loro buon saper fare, a portare lo stile italiano nel mondo, rendendo il design nautico italiano un’eccellenza indiscussa. I Premi alla Carriera delle passate edizioni sono stati assegnati agli yacht designer Fulvio De Simoni, Giovanni Zuccon, Luca Bassani Antivari e Alessandro Vismara.
Lei si è dedicata al design anche nel ruolo di formatrice.
Sono docente in ISIA Pescara Design dal 2016 e oggi insegno alla specialistica di Design del Prodotto in due corsi: Design della sostenibilità ambientale e Progettazione integrata del Prodotto. Parto però dal presupposto che non si diventa mai maestri di un mestiere, ma si rimane sempre un po’ apprendisti, e trovo prezioso e costruttivo lo scambio tra generazioni, tra docente e studente, in cui ciascuno ha qualcosa da imparare dall’altro. Vivo in Abruzzo, regione meravigliosa e con molte potenzialità, alcune delle quali inesplorate. Mi piace pensare che ci possano essere maggiori opportunità per i giovani che si avvicinano alla professione. Ma queste opportunità devono essere costruite, a partire dall’alta formazione.
Infatti, dopo anni di Salone Sottocosta e di Premio Nazionale Design Nautico, ha proposto l’istituzione di un Master, proprio per i giovani.
Sì, i tempi erano maturi per proporre un Master in Yacht Design. Dopo anni di Salone Nautico e di premi consegnati a giovani talenti, ho capito che era il momento giusto per spingere sulla formazione. Sono Professore proponente e Direttore del Master accademico di primo livello in Yacht Design in ISIA Pescara Design, istituto pubblico di alta formazione che ha fortemente sostenuto questo mio progetto insieme alla Fondazione Pescarabruzzo, presieduta dal Prof. Nicola Mattoscio. Con la direttrice di allora, la Prof.ssa Donatella Furia, abbiamo strutturato un programma completo, autorizzato dal MIUR, affidando le docenze a professionisti nell’ambito della progettazione nautica.
Nel team dei docenti, con me, l’Ing. Giovanni Ceccarelli di Ceccarelli Yacht Design, l’Arch. Franco Gnessi di Dynaship, l’Ing. Davide Tagliapietra di Schickler Tagliapietra Yacht Engineering, e professionisti in quegli ambiti che potrebbero sembrare marginali nella nautica, ma che sono invece fondamentali, come il Diritto della Navigazione, di cui si occupa l’Avv. Andrea Petragnani Ciancarelli, e la Comunicazione nella Nautica, trattata dal Dott. Antonio Vettese, giornalista e direttore di Yacht Design. Con noi anche l’Arch. Camillo Giammarco, già docente di ISIA, e i nostri tutor.
Un ulteriore ingrediente che ha contribuito al successo del Master sono le 250 ore di stage formativo. Tra i cantieri scelti che hanno siglato la convenzione per i tirocini curricolari ci sono Fincantieri, Persico Marine, Cantiere delle Marche, Costruzioni Nautiche Tradizionali e il cantiere Modelleria Idroitalia, una realtà locale in forte espansione, con la quale, anche grazie a questa sinergia, c’è l’idea di rafforzare il reparto Ricerca e Sviluppo per continuare a formare gli studenti che escono dal Master. Oltre ai cantieri, importanti studi professionali specializzati in yacht design accolgono i nostri studenti per il tirocinio.
Ad oggi, dei 15 studenti che hanno concluso il percorso a novembre 2023, il 70% ha già contratti di collaborazione presso i cantieri e gli studi dove hanno svolto il tirocinio, mentre altri stanno proseguendo il percorso di formazione in ISIA perché il Master, che rilascia 60 crediti formativi, consente a chi lo conclude di accedere direttamente al secondo anno di specialistica in Design del Prodotto, ottenendo così due titoli in due anni.
Recentemente sono stata contattata da NAD, Nuova Accademia del Design, con sedi a Verona, Milano e Firenze, per costruire con loro un nuovo percorso formativo.
Deve essere motivo di orgoglio veder crescere nuovi talenti e aiutarli a sbocciare.
Assolutamente sì. Nella foto con cui Persico Marine annuncia che Luna Rossa Prada Pirelli è pronta per la 37esima America’s Cup, ci sono due nostri studenti usciti proprio a novembre. Vederli sorridere felici, sapendo di aver contribuito a costruire una opportunità per il loro futuro, è un’enorme soddisfazione oltre che una grande emozione. La parola “opportunità” mi piace molto, si lega alla nautica: viene dal latino “ob portum” – verso il porto – e sottintende quel vento buono che non strappa le vele, ma le gonfia e, insieme alla capacità del bravo marinaio di gestire vento e vele, condurrà nave ed equipaggio in salvo e in porto. Non a caso, chi va per mare usa dire “Buon vento!”
Come ha visto cambiare il mondo della nautica attraverso gli studenti? E come varia il loro approccio alla progettazione rispetto a professionisti già ben avviati?
I giovani con cui mi confronto hanno almeno una laurea triennale alle spalle, quindi hanno chiari gli obiettivi da perseguire e sono motivati. Ma direi che noi eravamo più pazienti e allenati a tempi più lunghi, tra tirocini e tesi interminabili che bisognava chiedere con largo anticipo.
Oggi noto una bella motivazione ma una fretta che non giova: tesi chiuse in pochi mesi, con risultati a volte non all’altezza del potenziale degli studenti. Sconsiglio questo modus operandi poiché le nozioni hanno bisogno di sedimentarsi. Servono impegno costante, formazione continua e tanta passione per ciò che si fa: questo è il vero motore che aiuta ad andare avanti e a superare circostanze non sempre favorevoli. Soprattutto nel mondo del lavoro e, diciamolo, ancor più quando sei una donna che opera in ambiti di nicchia e competitivi. Così, quando sento che le avversità si fanno schiaccianti, mi viene in soccorso una frase di Bruce Burton: “Mai nulla di splendido è stato realizzato se non da chi ha osato credere che dentro di sé ci fosse qualcosa di più grande delle circostanze”. E quel qualcosa per me è la passione e l’amore per ciò che faccio. Nonostante questo, però, credo sia altrettanto importante imparare a perdere. E che qualcuno ci insegni a farlo. Lavorare sulla dimensione della fallibilità come opportunità di crescita e di miglioramento in una società che ci vuole sempre e comunque vincitori, rendendoci ossessionati, insicuri e vulnerabili. Anche le sconfitte aiutano a crescere. È la vita.
Ci parla della rete d’imprese Sea Design Italia?
L’idea di fare rete nasce nel contesto di Sottocosta, dove in una delle prime edizioni venne a trovarmi Gianni Ciancio, titolare del cantiere Modelleria Idroitalia. Pur attraverso percorsi diversi, ci siamo trovati a condividere lo stesso sentire. La mia visione riguardo alla nautica in Abruzzo era unire l’alta formazione, la promozione di giovani talenti e la produzione sul territorio. Lui era il mio giusto interlocutore, con la stessa voglia di fare, innovare e collaborare mettendo in campo ciascuno le proprie competenze.
Ne parlai in Camera di Commercio e con il Marina di Pescara. Così abbiamo costituito la rete d’imprese Sea Design Italia, di cui sono Presidente e capofila con la mia società, insieme al Marina di Pescara, Modelleria Idroitalia e Top Solutions: realtà diverse ma complementari, unite dall’intento di portare avanti la produzione di natanti da lavoro, balneazione e diporto da inserire nei relativi mercati.
Siamo partiti con un prototipo, abbiamo realizzato un moletto di varo per moto d’acqua e poi ci siamo fermati durante la pandemia. Se tutto va bene, a breve ripartiremo con l’attività, in cui coinvolgeremo anche i giovani del Master. Oltre al design nautico si occupa di industrial design.
Tra i suoi progetti c’è il particolarissimo calice Swan: com’è nato?
Ero a cena con degli amici, tra loro il titolare di una nota cantina abruzzese mi chiese di disegnare un calice per il Montepulciano d’Abruzzo. Non sono né sommelier né intenditrice di vini, ma avevo il calice di vino davanti e istintivamente l’ho inclinato verso di me. La superficie di ossigenazione aumentava come nel decanter. A quel punto mi sono detta: lo disegnerò inclinato. Avevo sottomano un tovagliolo di carta e ne ho disegnato il profilo. Un gesto istintivo, un’intuizione, frutto inconsapevole di nozioni accumulate nella vita accademica e professionale. Ho disegnato il gambo decentrato e la base a forma di goccia allungata perché il baricentro si sarebbe spostato in avanti. Ne è uscito fuori un calice con quattro prospetti.
Il primo prototipo in ceramica fu testato da sommelier e, per qualche meraviglioso principio di fluidodinamica derivante dalla sua conformazione, i rossi si aprivano più velocemente. Ne feci alcuni prototipi in vetro a Murano e lo brevettai, ma io lo volevo in cristallo e senza giunture. Qui sono iniziate le difficoltà e le sfide che mi hanno portata a intraprendere un nuovo percorso professionale: la produzione. “Swan non si può realizzare per una questione di asse, di bulbo e di processi di produzione”, mi rispondevano le cristallerie a cui mi rivolgevo. Loro però non avevano la mia motivazione. Così ho inventato “lo stampo che non c’era” e ho aperto una società per produrre brevetti e modelli di cui sono titolare: dal calice Swan a una linea d’arredo con cui ho vinto il Premio della Critica alla Biennale di Arte Contemporanea.
Oggi produco l’intero set: acqua, vino e flute in purissimo cristallo e in varie colorazioni. Ovviamente come progettista punto molto sull’aspetto funzionale e innovativo, ma il mondo dell’arte lo ama perché è bello. Il design, per sua definizione, è il perfetto connubio tra forma e funzione, pertanto Swan ne rappresenta un buon esempio. In questi anni ho ricevuto circa 12 premi internazionali, l’ultimo dei quali a Montecarlo dall’Ambasciatore italiano, e ho avuto il grande onore di essere invitata come relatrice dal Ministero dello Sviluppo a Roma in occasione della Giornata Mondiale della Proprietà Intellettuale insieme ad altre 19 donne professioniste, innovatrici in vari campi. In fin dei conti, la vera innovazione nasce quando si è disposti a rompere schemi, a sfidare convenzioni e consuetudini per trovare nuove soluzioni e strade da percorrere. Proprio come è successo con Swan.
CLAUDIA CICCOTTI DESIGN
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