Dentici… di primavera
E’ ora! Con grande frenesia tutti i pescasportivi cominciano a lucidare le attrezzature dopo un lungo e quanto mai freddo inverno. Il sole comincia a riscaldare i nostri pozzetti allora si comincia a fare sul serio. L’estate crea agitazione e fermento nella vita sottomarina, numerose specie vanno incontro alla riproduzione così come il Dentice (Dentex dentex), uno sparide dalla livrea grigio azzurra, iridescente sul dorso, con numerose macchie scure e con riflessi argentati lungo i fianchi.
Può raggiungere il metro di lunghezza e i 12 Kg di peso, ma comunemente lo si può pescare con misure circa di 30 cm.
Il dentice comincia a riprodursi ad inizio primavera e proprio in questo periodo diventa più sospettoso e difensivo essendo oltretutto un pesce molto territoriale. Grande predatore, il dentice frequenta ambienti di scoglio spesso misti a posidonia, ad una profondità che varia dai 20 agli 80 metri. Questo sparide perde tutta la sua diffidenza di fronte ad un esca viva ben presentata e lì scatena una serie di potenti e violenti attacchi.
Il dentice nel periodo riproduttivo diventa molto difensivo nei confronti del suo territorio, questo ci permette quindi di ricorrere anche ad esche artificiali evitando così le esche vive (calamari e seppie spesso difficili e faticose da reperire), che sono invece molto utili nel periodo autunnale anzi direi addirittura eccezionali.
La Tecnica
La tecnica migliore per catturare questi splendidi pesci è sicuramente la pesca alla traina di fondo.
Il concetto di questa tecnica, usata già dagli antichi greci, è quello di “trascinare” un esca calata a poppa dell’imbarcazione e conferirle il giusto movimento, cosi che possa sembrare, ai pesci, una loro abituale preda.
I migliori ambienti di caccia per i dentici sono fondali dove la batimetria dei fondali non varia bruscamente, dove lastroni di roccia si mescolano a Posidonieti dove il dentice trova le proprie prede.
La Pesca
L’azione di pesca si svolge tutta a poppa dell’imbarcazione, il terminale, cui fa capolino un artificiale (minnow, seppia finta o rapala) è collegato direttamente ad una girella che lega il tracciato che andrà in bobina sul mulinello rotante.
Dalla poppa della nostra imbarcazione caliamo l’esca al fondo, spesso i fondali migliori per la ricerca di questo meraviglioso pesce variano dai 30 ai 50 metri. Il dentice nel periodo primaverile è in riproduzione e si avvicina in acque piuttosto basse, dai 12 ai 20 metri: questo ci indicherà di procedere su batimetrie piuttosto basse, dai 20 ai 30 metri ad una velocità di piuttosto sostenuta 3-4 nodi (differentemente se utilizziamo esca viva la velocità di traina si ridurrebbe a 2 nodi), nostra cura sarà quella di seguire la batimetria del fondale con l’ecoscandaglio e di essere sempre pronti ad afferrare la canna nel momento in cui il pesce attacchi l’esca. Uno strumento importante nella pesca alla traina è l‘affondatore che ci permette di portare subito l’esca in attività sul fondale.
L’esca si troverà in questa maniera a pochi metri al di sopra del fondale.
Il dentice una volta avvistata la preda vi si getterà con tutta la sua potenza, una volta sentita la ferrata il pesce stesso per liberarsi comincerà a dimenarsi cercando di recuperare il fondo spesso strofinando la testa sugli scogli. Utile è aumentare la potenza del motore e pompare energicamente affinché il pesce si sollevi dal fondo e si abbia così un facile recupero.
Il dentice sviluppa una forza violenta nei primi metri del recupero, dopodiché si abbandona e viene facilmente portato a bordo. Il dentice, essendo un pesce di fondale, risente dei violenti sbalzi pressori come può essere un recupero in canna molto veloce, la vescica natatoria (un organo che funge da galleggiante) si gonfia e spinge gli organi interni verso la bocca. Questo determina spesso un trauma al pesce che può venire recuperato con molta facilità.
Attrezzatura
La pesca alla traina può essere effettuata con imbarcazioni di dimensioni superiori ai tre metri, quindi anche piccoli motoscafi risultano essere spesso degli ottimi compagni di pesca. Di grande importanza è sicuramente la dimensione del pozzetto di poppa, deve essere abbastanza largo da permetterci di poter svolgere tutte le manovre di pesca con cura. Spesso le imbarcazioni sono dotate di postazioni da traina con portacanne inseriti lungo la carena del natante. I portacanne hanno l’utilità di mettere la canna in posizione durante l’azione di traina, importante per le azioni di pompaggio è la canna che deve essere robusta e di dimensioni non superiori ai 2 metri.
Noi abbiamo utilizzato canne da traina con anelli a carrucola e mulinello rotante da 12-30 Lbs, molto robusto con in bobina 300 metri di filo tracciato dello 0,35mm. Come artificiale la Seppia-Calamaro di colore blu. In primavera-estate i colori sgargianti sono più attiranti in quanto il dentice è molto territoriale e sferra più facilmente l’attacco. Gli artificiali usati devono portare degli ami ferranti sulla testa e sul dorso in maniera da essere sicuri che il pesce si ferri per bene all’artificiale e diminuisca la possibilità di perderlo. A circa 50 metri dall’artificiale inseriamo un affondatore, uno strumento che ci permette di mandare a fondo velocemente l’artificiale mantenendolo, in traina, alla quota prestabilita. I terminali, che collegheranno tracciato e artificiale devono essere lunghi intorno ai 20 metri, sono in nylon o fluorocarbon.
Di grande importanza ancora il guadino o il raffio, spesso i dentici possono raggiungere dimensioni considerevoli e per evitare di perdere la preda in mare è bene raffiarli o guadinarli.