Lo spinning sulle mangianze
La primavera è fiorita e con lei è sparito il freddo inverno che fa migrare verso acque più calde i pelagici, lasciando spazio lungo le coste italiane a migliaia di acciughe e sardine che fuggono dai predatori che le inseguono instancabili e insaziabili.
Tra i commensali del povero pesce azzurro troviamo tombarelli, palamite, lampughe, alletterati e tonni rossi (solo per citarne alcuni) che si daranno del filo da torcere per accaparrarsi il cibo. E sarà proprio in quel momento, quando l’acqua in superficie bolle come in una pentola sul fuoco, che gli spinner tenteranno di insidiare i predatori lanciando le loro esche con la speranza dello strike e di vedere la canna completamente piegata e il mulinello stridere furiosamente. L’estate è uno dei momenti migliori per affrontare al meglio la tecnica dello spinning dalla barca e allora buttiamoci a capofitto nella lettura di questo articolo per scoprire come organizzarci al meglio.
LA BARCA
Partendo dal presupposto che non esiste la barca perfetta per tutte le tecniche ogni pescatore customizzerà la propria in base alle sue esigenze di pesca. Per questo motivo troveremo barche completamente diverse in base alla tecnica che avrà scelto il pescatore. Praticando lo spinning su barche medio/piccole spesso si decide non montare il T-Top che, per quanto comodo, risulta fastidioso all’azione di pesca. Altro aspetto da non trascurare è dove posizionare i porta canne a riposo che dovranno essere montati in un luogo in cui non diano intralcio alle fasi di lancio, quando sarà posizionata la canna al suo interno. In base a quale distanza dalla costa troveremo le mangianze, si potrà optare per uno scafo a partire dai 4 metri a salire con un motore di almeno 40 cv che possa dare la giusta spinta nelle fasi di ricerca. Più distante dalla costa sarà la zona da raggiungere e più sarà il caso di aumentare la grandezza della barca, in quanto in mare aperto un repentino cambio di tempo potrebbe mettere in difficoltà il rientro degli scafi più piccoli, considerata poi l’esigua capacità del serbatoio di carburante.
L’ELETTRONICA DI BORDO
L’elettronica di bordo è un fattore fondamentale nella pesca a spinning, perché è i nostri occhi dove noi non possiamo arrivare. Un buon ecoscandaglio che possa raggiungere almeno i 300 metri di fondo permetterà di capire nelle giornate di calma piatta se ci troviamo in una zona senza pesci o se, per via di determinati fattori, i branchi di acciughe e conseguentemente i predatori si troveranno a profondità più o meno importanti. Se così fosse, varrebbe la pena tentare a vertical jigging o ad inchiku per tentare l’allamata in profondità. Il radar, nelle barche più grandi, permetterà in alcuni casi di scorgere gli stormi di gabbiani intenti a banchettare proprio lì dove il nostro occhio non riesce a vedere. Tutto questo, insieme ad una buona tecnica, porterà presto divertenti catture a ripetizione. Merita di essere menzionato il motore elettrico marino, soprattutto quelli da posizionare attaccati al motore principale che saranno in grado di spingere la barca a pochi metri dalla mangianza in assoluto silenzio.
L’ATTREZZATURA CONTA
Lo spinning medio-leggero, che non ha nulla a che vedere con il vero e proprio spinning o popping al tonno rosso, lo si può affrontare con diversi attrezzi, che potranno essere leggeri o ultraleggeri per chi ha voglia di puro divertimento e adrenalina, oppure ci si doterà di canne studiate appositamente per tale tecnica che ci consentiranno un adeguato combattimento della preda allamata. Personalmente mi sono dedicato allo spinning dalla barca con entrambe le attrezzature, arrivando alla conclusione che con canna e filo ultraleggeri il divertimento è assicurato, ma pescare con l’attrezzatura idonea rimane senza ombra di dubbio più sportivo e meno massacrante per il pesce. Ricordiamoci che mentre noi “godiamo” di una “sfrizionata” del mulinello, dall’altro capo del filo c’è un pesce che sta combattendo e soffrendo per liberarsi, quindi adottiamo sempre il sistema di una pesca consapevole, calibrando l’attrezzatura a seconda delle prede che intendiamo insidiare. La scelta cadrà quindi su un attrezzo in mono o due pezzi in misura variabile dal metro e ottanta ai tre metri (per i più abili) con capacità di lancio dalle più leggere 10-30 grammi alle strong 60-100 grammi. Il mercato offre una vasta gamma di soluzioni e le aziende si sono attrezzate per rispondere alle esigenze precise della clientela. Ma una buona canna non è completa se non abbinata ad un mulinello di precisione, quindi decideremo in base alle nostre esigenze fra una miriade di modelli disponibili. Ne sceglieremo uno di taglia 4000-6000, che ci offrirà potenza di recupero, oltre a leggerezza e maneggevolezza per avere il giusto equilibrio con la canna. Il mulinello provato da noi è il Penn Spinfisher 4500, un vero e proprio gioiellino dotato della giusta forza per affrontare senza problemi i combattimenti più estenuanti.
Come per altre tecniche, la scelta del filo da caricare in bobina varia non tanto in base alla preda quanto all’esigenza del pescatore di avere più o meno sensibilità allo strike.
C’è chi non rinuncerebbe mai al nylon e chi, invece, adora il multifibre… le differenze?
Semplici, il nylon conosciuto dalla totalità dei pescatori implica di scegliere un diametro adeguato alla mole dei pesci, quindi mai meno di uno 0,28 mm per andare sul sicuro. Il multifibre, invece, permette di caricare in bobina fili molto sottili, nell’ordine dello 0,10 – 0,16, seguito da uno shock leader in fluorocarbon che servirà ad attutire le partenze più imponenti del pinnuto. Abbiamo già affrontato più volte perché scegliere uno o dell’altro filo, ma vale la pena ricordare che il multifibre concede quella sensibilità in più sulla cacciata, non avendo elasticità a discapito di una maggior attenzione sulle fughe da parte del pescatore; per contro il nylon permette l’errore in più in fase di recupero a discapito di diametri maggiori presenti in bobina e, quindi, meno metri a disposizione.
ESCHE
Jig metallici
Su queste esche il campo spazia moltissimo. Si parte dalle esche studiate appositamente per tale tecnica, fino ad arrivare ai jig da vertical jigging riadattati per lo spinning. Il jig è un’esca metallica presentata in diverse forme e colori, si va dal classico testarossa per arrivare all’imitazione realistica del pesce foraggio. Le misure variano da pochi centimetri ad oltre 20 e i pesi sono compresi dai 3 ai 100 grammi. Vanno lanciati oltre o al fianco della mangianza e recuperati in velocità in quanto il jig, a differenza di cucchiaini e ondulanti in generale, ha un andamento pressoché rettilineo.
CUCCHIAINI
Si tratta di artificiali metallici di diverse forme, dal classico cucchiaino al martellato o longilineo curvato con piuma. Possono avere l’ancoretta o amo finale e alcuni sono colorati sul dorso. In commercio se ne trovano alcuni che imitano la livrea dell’acciuga. In fase di recupero, a velocità costante, il cucchiaino emetterà luccichii e vibrazioni particolarmente attiranti.
MINNOW
I minnow sono imitazioni di piccoli pesci. Li troviamo in commercio in diverse forme e colori, più o meno corrispondenti alla realtà. Alcuni modelli presentano una paletta in materiale plastico che serve loro per mantenere la stabilità in fase di recupero e donare al pesciolino il classico scodinzolio molto attirante sui predatori. Vanno recuperati a velocità costante seguiti da brevi pause e partenze improvvise simulando un pesce in evidente difficoltà, scatenando così l’aggressività del predatore.