Big-game Tonni del mediterraneo
Da molti anni le dimensioni di questi grandi predatori pelagici si sono molto ridotte vista una forte pressione data dalla pesca intensiva sia sportiva che soprattutto professionale molto selettiva rivolta a questo gigante del mare. Oggi vediamo le tecniche e le attrezzature per la pesca ai tonni.
LA PESCA IERI E OGGI
Esemplari da record non nuotano più nei nostri mari, ormai non riescono più a raggiungere le taglie massime.
Questo ha portato ad un evolversi della pesca sportiva, tendendo soprattutto ad alleggerire le attrezzature da pesca. Se negli anni 60-70 venivano utilizzate canne da 100, 120 libbre, infatti, adesso si opta sempre più per un’attrezzature ridotta. Il cambiamento è dovuto anche dallo sviluppo della tecnologia volta ai materiali da costruzione delle canne da pesca.
Il Mediterraneo è stato sempre un magnifico set è per la pesca al tonno.
“Sembra adesso che la qualcosa si stia muovendo e che i pesci stiano aumentando, soprattutto di numero” affermano i biologi marini che si occupano dello studio di grandi pelagici.
Durante la stagione di pesca che è appena terminata, i tonni si sono visti copiosi anche nel sottocosta, a poche centinaia di metri dalla costa.
In tanti si sono avvicinati a questa pesca, provando attrezzature e tecniche diverse, e sono molti i pescasportivi che hanno avuto delle belle soddisfazioni con numerosi pesci in canna.
Chi vi si avvicina deve comunque dotarsi, oltre che di una buona canna e di un buon mulinello, anche di un’attrezzatura collaterale importante, come la sedia e la cintura da combattimento.
LA PASTURAZIONE
No, non è esagerato parlare di pericolo quando combattiamo con animali di 100 e passa chili.
Un movimento sbagliato della canna o il perdere l’equilibrio può spesso rivelarsi dannoso anche per il pescasportivo.
Per chi è nuovo a questa pesca, il primo problema è quello della conoscenza dei migliori waypoints.
In realtà, quando, come quest’anno, i tonni arrivano sottocosta, non dobbiamo essere noi ad andare a cercare il pesce, ma dobbiamo farci trovare. L’unico modo per attirarli nei paraggi della nostra imbarcazione è la pratica della pasturazione.
Raggiunto l’hot spot di pesca, sarà utile cominciare ad effettuare giri concentrici gettando in mare una grande quantità di sardine e sugherelli, sia interi che tagliati, effettuando la cosiddetta “strisciata“, che serve da richiamo per i tonni.
Bisogna munirsi di diverse decine di kg di pastura da portare con sé. Spesso, conviene aspettare le barche da cianciolo al rientro e sia recuperare cassette di sardine e sugherelli sia raccogliere ciò che rimane sui fondi delle grosse ceste dove i pescatori professionali mettono le sardine a raffreddare con il ghiaccio. Sul fondo, infatti, rimane un misto di sardine schiacciate e sangue utilissimo per la pastura.
Se si vuole, si possono unire a questa miscela due o tre secchi colmi di sabbia, che aiutano ad aumentarne il volume. Il meccanismo della pasturazione durante la pesca deve essere costante e regolare, al fine di non perdere il branco di tonni che si avvicinerà alla barca.
PREPARIAMOCI
Un’imbarcazione spaziosa è l’ideale per la pesca a drifting.
Se pertanto ve ne è la possibilità, si dovranno disporre almeno 3 canne che andranno suddivise su tutta la batimetrica.
Solitamente praticando il drifting non ci si allontana mai da fondali al di sotto dei 100 metri. È utile, allora, testare tutte le profondità: la prima canna deve essere calata vicino al fondale, per mandare l’esca a fondo basterà un piombo da 200-300 grammi collegato alla girella a capo del terminale; la seconda canna si cala invece a circa 15-20 metri dal fondo; una terza canna, invece, deve essere innescata e senza piombo, gettata in mare alla deriva, con la possibilità di inserire un palloncino gonfiabile che ne indicherà la posizione e l’abboccata e sposterà la lenza lontano dalla barca.
Una volta che tutto è pronto si comincia a pasturare ad intervalli regolari di 10 minuti circa.
I tonni posso tardare ad arrivare se la corrente gira, ma se la corrente crea una scia continua ed uniforme allora possiamo ben sperare.
Una volta in canna, il tonno scarica tutta la sua potenza e lì comincia il vero combattimento: quando il pesce parte sono attimi di elevata eccitazione.
In questa fase, è importante avere il pozzetto sgombro da intralci, per cominciare l’azione di pompaggio che stremerà o noi o il pesce.
LA TECNICA
Il calamento più interessante e maggiormente usato è quello con il raddoppio della lenza sino a circa 10 metri eseguito con un nodo del tipo bimini twist, spesso legato ad una robusta girella.
Il raddoppio serve ad avere un maggior carico di rottura proprio quando il pesce è sotto la barca.
Il terminale, invece, lungo dai 5 ai 10 metri, deve avere un diametro di 1 millimetro con acque chiare. Possiamo aumentarlo solo in caso di torbidità consistente.
INNESCO
L’innesco varia in base alla profondità: per le canne che andranno vicino al fondo sarà utile innescare le sardine a grappolo, mentre per le lenze che staranno a mezz’acqua la sardina sarà innescata con l’amo che entra dal foro anale.