A caccia di scorfani: tutti i consigli per la pesca
Il periodo che preferisco per cercare gli scorfani è senza dubbio a cavallo tra autunno e inverno: l’alternarsi di belle e brutte giornate attiva questi predatori.
Non è solo il meteo a influire: lo studio di maree e lune ci aiuterà a individuare il momento giusto per sfoderare le nostre canne da vertical e kabura, armate a dovere.
Per come la interpreto io, la pesca degli scorfani è una pesca di ricerca, a suo modo molto simile alla pesca dei calamari, sia per il tipo di spot che per la necessità di spostarsi di continuo in esplorazione della situazione e dello spot ideale. In molti praticano questa tecnica con un leggero scarroccio, così da far lavorare l’esca a contatto con il fondo e scatenare l’istinto predatorio dello scorfano verso esche come inchiku e kabura.
Da qualche anno sto affinando la tecnica di pesca utilizzando sempre artificiali differenti, ma recentemente ho trovato una tipologia di esca chiamata sliding-jig, che mi permette di insidiare sia gli scorfani che una moltitudine di altre specie che frequentano lo stesso habitat.
Lo sliding-jig viene praticato prevalentemente ancorati, ma se il fondale lo consente si può fare anche scarrocciando lentamente. Si alterna un’azione di pesca in verticale a una serie di lanci con recuperi molto lenti, simili a quelli del light spinning.
Le zone migliori dove provare a cercare le nostre prede sono fondali misti o rocciosi, con batimetriche che possono variare da 10 a 80 metri.
Le esche devono essere proporzionate al fondale, con un peso che può andare dai 40 grammi fino ai 150-200 grammi in situazioni di forti correnti.
Spesso mi trovo a navigare anche più di 20 miglia cambiando 10-12 spot nell’arco della giornata. Con l’aiuto dell’ecoscandaglio e del motorino elettrico GPS, cerco di ancorarmi il più vicino possibile a formazioni rocciose o a cambi di batimetria importanti. L’ecoscandaglio mi aiuta a capire il tipo di fondale che sto approcciando e, con un po’ di esperienza, spesso si intuiscono anche quali specie ittiche frequentano la zona, grazie alle marcature.
L’attrezzatura è abbastanza minimale: consiglio una canna con azione 40-100 grammi dalla vetta riportata, abbinata a un buon mulinello rotante con un max drag che vi permetta di averla vinta anche su prede di un certo spessore, visto che spesso si può incappare in qualche cattura inaspettata o in qualche grongo gigante che mette a dura prova l’attrezzatura. A completare l’assetto una treccia del #1.0 o #1.5 e un finale in fluorocarbon, che può variare dallo 0,22 allo 0,40 in base al tipo di preda prevista.
Un ultimo suggerimento: impreziosite i vostri artificiali con l’aggiunta di un’esca naturale all’amo. Cannolicchio, striscia di calamaro, cozze e sarde sono le mie preferite, ma largo alla fantasia e agli esperimenti!