Accolta la richiesta di rinvio delle normativa IVA per il noleggio
Il governo accoglie la richiesta avanzata da Confindustria Nautica sul rinvio dell’entrata in vigore delle nuove regole IVA per il noleggio nautico, posticipata dunque a novembre a causa della peggiore stagione che il settore nautico ricordi.
Dopo che Francia, Croazia e Grecia avevano trovato soluzioni a quanto richiesto dalla Commissione UE, l’entrata in vigore delle nuove modalità di calcolo dell’imponibile IVA su queste prestazioni avrebbe colpito le sole società italiane le quali, poiché i listini vengono chiusi un anno per l’altro e per il cliente l’imposta è compresa nel costo pattuito, avrebbero dovuto farsi carico dell’extra costo, rischiando il colpo di grazia dopo la cancellazione del 62% dei contratti a causa della pandemia, aggiungendo così una crisi del lavoro alla crisi economica, per un totale di circa 5.000 posti di lavoro.
“Tuttavia la medesima disposizione contiene una nuova fuga in avanti, con l’estensione anche al leasing nautico – adottata unilateralmente, in via d’urgenza e con un decreto legge – del nuovo meccanismo di calcolo previsto per il noleggio, il tutto mentre permangono molti dubbi sulla sua applicazione concreta”, commenta amareggiato il Presidente di Confindustria Nautica, Saverio Cecchi. “Il leasing rappresenta lo strumento con cui il nostro comparto industriale realizza oltre il 90% del proprio fatturato. Così appena messo riparo il segmento del noleggio da una grave distorsione del mercato, perpetrata dall’Italia a danno delle imprese italiane, rischiamo di creare una situazione analoga per quanto riguarda la compravendita di unità da diporto, settore in cui l’Italia ha la leadership mondiale”.
Confindustria Nautica ricorda che vige comunque la messa a disposizione della barca secondo normativa europea:quando noleggio e locazione avvengono all’estero, l’IVA viene versata nel Paese dove ha luogo l’imbarco degli ospiti. A ciò si aggiunge il danno indiretto per il mancato soggiorno delle unità sulle nostre coste e nei nostri porti.
Lo stesso accade per il leasing nautico, il cui contratto può essere sottoscritto con le regole di un altro Stato, versando lì le imposte.
“In entrambi i casi si tratta di norme che favoriscono la fuga delle imprese dall’Italia e, più in generale, dall’Europa, e danneggiano gravemente innanzitutto l’erario nazionale. In questo modo il Governo si muove a corrente alternata, mentre abbiamo bisogno di una visione e di una politica industriale per il settore. Per questo sono nuovamente a richiedere un incontro al Ministro dell’Economia, Gualtieri, e al direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ruffini”, conclude Cecchi.