Tony Panico: intervista con il Campione del Mondo di Drifting
Da un paesino del napoletano al gradino più alto nel Mondiale di Pesca. È lo straordinario percorso di Tony Panico, che ha conquistato la medaglia d’oro nel Mondiale Big Game. Originario di Giugliano in Campania, pratica la pesca dall’età di 6 anni. Nel 2016 si iscrive all’ASD IschiaFishing, dove comincia la sua gavetta professionale.
Oggi detiene ben due titoli: è Campione Italiano di Traina d’Altura e Campione del Mondo di Drifting. Orgoglio della Campania, per i meriti atletici di pesca ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti anche al Gran Premio Internazionale di Venezia.
Quando nasce la tua passione per la pesca?
Sono appassionato di pesca fin da piccolo: all’età di 6 anni già la praticavo, sia da terra che in acque interne. Papà mi portava a pesca il fine settimana ed è grazie a lui che è nata la mia passione. Mi ha trasmesso l’amore per la pesca sportiva e mi ha tramandato le sue conoscenze sul mare. Pensa che ancora oggi, a distanza di trent’anni, spesso andiamo a pesca insieme.
Qual è il tuo rapporto con il mare?
Non sono appassionato solo di pesca sportiva, amo allo stesso modo anche il mare e la sua fauna. Il rispetto per l’ambiente marino per me è importantissimo: è una questione di etica.
Spesso e volentieri con la nostra associazione IschiaFishing organizziamo raccolte di rifiuti: grazie all’aiuto delle mareggiate, che restituiscono un buon quantitativo di plastica ed altri materiali inquinanti, ripuliamo le spiagge.
Sempre con IschiaFishing, grazie al nostro socio Antonio Carannante, che lavora in Whirlpool, abbiamo donato alla Marina di Forio di Ischia un eco-compattatore. È un Seabin, serve a raccogliere le microplastiche, che sono molto nocive e il più delle volte vengono scambiate per cibo e ingerite dai pesci.
Come ti sei appassionato al drifting e alle tecniche da natante?
La mia passione per la pesca dalla barca nasce sempre grazie a mio padre, che possedeva un gommone e spesso mi portava a pesca. Con il passare del tempo, ho cominciato a sentire l’esigenza di vivere diversamente le mie battute di pesca e quindi ho acquistato un gommone.
Così ho iniziato a praticare da zero le tecniche da natante che non conoscevo, come la traina. I primi tempi i carnieri erano scarsi, in molti mi invitavano a lasciar perdere e a riprendere le tecniche da terra che già conoscevo, ove i ricchi carnieri erano prova di grandi pescate.
Con la mia caparbietà e la mia testardaggine, invece, ho dedicato sempre più tempo alla traina e, uscita dopo uscita, sono stato ricompensato con belle e importanti catture. A distanza di anni e di esperienze, acquisite soprattutto all’isola di Ischia, nel 2019 con la squadra composta da me, Massimo Bottiglieri, Carmine Elia e Gabriele Varrella diventiamo Campioni d’Italia di traina d’altura.
Con il mio primo gommone, ho dedicato tempo e amore anche al Drifting al tonno, tecnica che mi ha affascinato fin da subito. Le soddisfazioni non hanno tardato ad arrivare e i più importanti trucchi li ho acquisiti in alto Adriatico, precisamente a Porto Levante. Alcuni amici mi invitavano lì e mi davano la possibilità di far parte del loro team e – ci crederai o no – la prima gara di pesca al tonno l’ho vinta proprio con loro.
Cosa è per te la pesca?
Praticando la pesca fin da piccolo, non mi sento di giudicarla nel bene o nel male, perché ci son cresciuto insieme. Molti dicono tante belle parole, per me è sempre stato uno stile di vita, che oggi non riuscirei ad escludere per nessun motivo al mondo.
Come hai incontrato l’associazione IschiaFishing e perché hai scelto di unirti a loro?
Quando decisi di iniziare a fare competizioni federali, ero tesserato a Ferrara, ma per seguire le tre discipline (Traina costiera, Traina d’altura e Drifting) avevo l’esigenza di iscrivermi ad un club vicino Napoli, in modo da avere tutto a portata di mano.
Nel 2016, dopo vari tentativi e ricerche, conosco la A.S.D. IschiaFishing di Forio, nata proprio all’inizio di quell’anno.
Telefono al signor Mendella, segretario del club, gli dico che ho bisogno di iscrivermi per iniziare il mio percorso da atleta. Dopo una piccola pausa di 3 secondi, mi dice: “Inviami subito i documenti, nel fine settimana abbiamo una gara di traina d’altura“. Rimango sorpreso, quasi stento a crederci, ma è tutto vero!
Ad oggi, a distanza di 6 anni, faccio parte del direttivo e sono veramente orgoglioso della mia scelta e di tutti i soci che fanno parte del club. Anche se venivo dalla pesca da terra, mi hanno accolto fin dall’inizio come uno di loro, senza discriminazione alcuna.
Quali sensazioni ti ha regalato il tuo primo titolo di campione italiano?
L’essere riconosciuto come atleta nella pesca sportiva mi ha regalato molte soddisfazioni: sono stato premiato al Gran Premio internazionale di Venezia, il Leone d’Oro, per ben due volte e ho avuto accesso ai Campionati Mondiali. Anche oggi godo di stima e fiducia da parte di tante persone del settore e non.
Molti ragazzi alle prime armi mi scrivono e mi chiedono consigli sulla pesca da natante e sulle strumentazioni di bordo.
Cosa pensavi prima di partecipare al campionato mondiale? Eri ottimista?
Appena confermata la convocazione per i mondiali di drifting a Pesaro, si è innescata in me una reazione chimica: la voglia di far bene, assieme alla squadra di spedizione, era tanta.
Conoscevo già quel campo gara: proprio lì avevo disputato la finale del Campionato Italiano Drifting nel 2018, dove sono riuscito a conquistare il podio. Ma questa volta era differente: volevo il massimo, volevo vivere ogni attimo di questa esperienza. Sapevo che potevamo fare una bella prestazione ed è andata così!
C’è rivalità nel mondo della pesca agonistica?
Come in ogni sport, anche nella pesca c’è competizione. Ma è giusto che ci sia una sana ed onesta rivalità, serve per accendere lo spirito competitivo di ogni atleta, senza non ci sarebbe sprint.
Poi c’è anche molta invidia, quella non la tollero per niente, molte persone non sanno che impegni in termini di tempo e denaro ci sono dietro ogni traguardo, solo chi si sacrifica davvero riesce a capirlo.
La vittoria al Campionato Mondiale ha cambiato la tua vita sportiva?
Quando diventi Campione del Mondo hai raggiunto una vetta molto alta, personale e agonistica. Ti rendi conto che, nonostante tutte le avversità, ce l’hai fatta.
La soddisfazione è enorme, ma anche la gioia che ho potuto regalare alla mia famiglia, ai miei amici e ai miei sponsor non è da meno.
Nonostante il brutto momento che stiamo vivendo a causa del Covid-19, la mia famiglia mi è stata molto vicino; anche i miei sponsor mi hanno sostenuto e incoraggiato, mandandomi attrezzature per farmi allenare e pescare: l’ho apprezzato molto, soprattutto alla luce della difficile situazione economica di questo periodo.
Raggiungere la notorietà ha anche dei lati negativi: c’è chi ti osserva e aspetta che tu faccia un errore solo per fartelo notare.
Cosa pensi della pesca agonistica?
La pesca in genere, agonistica o meno, è uno sport a tutti gli effetti e non ha limiti di età, fa bene a chi la pratica ed è tra gli sport più sani al mondo: sei a contatto con la natura, puoi viaggiare per l’Italia e per il mondo e conoscere tante belle persone.
Mi fa piacere vedere che negli ultimi anni anche moltissimi giovani si stanno avvicinando al settore: fa sperare in un futuro sicuramente ricco di novità.
Cosa diresti alla pesca se fosse una persona?
Grazie di esistere e di far parte della mia vita quotidiana, grazie per tutte le gioie e i successi che mi hai regalato e spero mi regalerai ancora.
Colgo l’occasione per ringraziare anche la mia famiglia, i miei amici di Pesca, IschiaFishing e il mio ufficio stampa Pesc’amore di Cristian Battista per starmi sempre accanto. Grazie anche alla redazione di Mondo Barca per l’opportunità.