Arte, avanguardia, attitudine: Luca Dini Design
“Lo yacht è un acquisto che si fa di pancia non certo di testa, molto più di un elicottero o un aereo che vengono usati prettamente per lavoro, per questo chi lo commissiona deve essere soddisfatto. Gli armatori non hanno più voglia di avere il mega yacht, ma sempre più spesso mi richiedono yacht più piccoli, ma di grande standing, il senso è “anche se arrivo con un 12 metri anziché con un 40 metri, è comunque talmente “cool” che tutti si girano a guardarlo!”
Quando un’opera precede il nome di chi l’ha creata vuol dire che il professionista ha fatto bene il proprio lavoro. È il caso di Luca Dini: architetto navale italiano di fama internazionale al quale su tutte è legata una nave da diporto, Sea Force One, realizzata in join venture Admiral/Mariotti Yacht nel 2008 per un uomo d’affari italiano, “nave scuola” in fatto di design, tendenza, concept, funzionalità, tecnologia e arte, poiché vero e proprio spartiacque tra una vecchia e una nuova visione della nautica, nonché pensato anche per essere museo di arte moderna privato. Arte, modernità e maestria ossia una formazione tecnica, il respirare e vivere nel clima rinascimentale di Firenze, e gli studi che lo hanno consacrato Naval Architect a Los Angeles: questi gli elementi chiave per comprendere la figura di Luca Dini.
Un connubio tra attitudine personale, ambiente e interazione con il mondo. Con estrema umiltà, dote sinceramente preziosa in quanto rara nel mondo della nautica, ci racconta di come il suo incontro con gli studi americani sia stato fortuito e fortunato.
“Sono approdato alla specializzazione come Naval Architect attraverso dei clienti che hanno riconosciuto in me un talento e mi hanno appoggiato per finalizzare gli studi a Los Angeles – un’opportunità che non gli ha impedito di restare però fortemente legato alle origini fiorentine – Forse è stato proprio questo che mi ha fatto rimanere così legato alle mie origini. Ho cercato – ci spiega – di portare dall’America due cose importantissime che sono l’organizzazione e il continuo aggiornamento e le ho volute legare alla nostra tradizione e alla nostra cultura, e devo dire che per me è stata oltre che un istinto naturale anche una strategia vincente”.
Osservando il suo curriculum si nota subito come i maggiori cantieri italiani lo hanno voluto come firma di prestigio in numerosi progetti, moltissimi privati, invece, gli hanno commissionato yachts “su misura”.
Si potrebbe cadere nell’errata convinzione di una clientela prettamente italiana, ma non è così “Sono ormai tanti anni che non abbiamo più clienti italiani, ma gli esteri che si rivolgono a noi lo fanno proprio perché hanno capito l’approccio che instauriamo. Siamo molto legati all’artigianato, al pezzo unico, al custom, e lo straniero apprezza la nostra attenzione alla personalizzazione, alla personalità e al rendere unico ogni pezzo e questo è possibile solo grazie alle grandi maestranze che noi in Italia abbiamo.”
“Non solo però personalizzazione, ma attenzione al cliente e alle sue esigenze, diventando qualcosa in più di chi disegna lo yacht, instaurando un legame quasi complice che va oltre la clientela, anche perché il più delle volte quel tipo di rapporto si chiude con il varo, ma resta un rapporto umano e credo che questa mia empatia con l’armatore si percepisca.
Il più grande sgarbo che posso fare ad un cliente è creare una cosa che faccia tanta pubblicità a me e poco piacere a lui, questo non rientra nelle mie vedute, non impongo uno stile, ma seguo le esigenze del cliente, cercando di progettare ambienti che lo facciano sentire a proprio agio. In più cerco di metterci la mia esperienza: se un cliente vuole uno yacht rosa shocking può star tranquillo che non glielo farò mai, ma posso sicuramente mediare, pensando di farlo rosa antico e dargli un taglio accattivante, tutto sta nell’interpretazione di cosa vuole il cliente e questo gli armatori che mi scelgono lo sanno.”
Una filosofia che mette sullo stesso piano designer e armatore in una collaborazione che ha portato all’eccellenza, due antipodi si annoverano tra i suoi lavori: la nave da diporto “Tribù” di Luciano Benetton, mega yacht scarno nelle linee essenziali quasi anonime, primo yacht di alto mare ad ottenere la certificazione Green Star, tanto grande per accogliere famiglia e amici e il già citato Sea Force One, già annoverato come mega yacht “futurista” per stessa definizione di Luca Dini, pensato per vivere in una continua atmosfera magica.
Eclettico e versatile nello studio degli armatori prima ancora che dell’imbarcazione, che spesso e volentieri si rivelano esigenti nella realizzazione di un mezzo così importante e rappresentativo del proprio status sociale. “Lo yacht è un acquisto che si fa di pancia non certo di testa, molto più di un elicottero o un aereo che vengono usati prettamente per lavoro, per questo chi lo commissiona deve essere soddisfatto”.
Rispetto del cliente e rispetto della propria professionalità che si rispecchiano anche nelle modalità in cui pensa il progetto “Si parte sempre dai vincoli: ingegneristici, idrodinamici, normativi e tecnologici. Non posso presentare all’armatore uno yacht che non sia stato dapprima sottoposto a tali vincoli, lo illuderei, in questo sta anche il rispetto di chi mi commissiona l’imbarcazione. Una volta sciolti questi nodi si parte dalle linee esterne, che in genere fanno la fortuna dell’imbarcazione, per arrivare agli interni, affidati alla professionalità della interior designer Carlotta Malatesta, che tendiamo sempre a realizzare con uno stile pulito e raffinato per un semplice motivo: la barca deve essere anche rivendibile sul mercato, una barca troppo personale e personalizzata sarà difficile da commercializzare; mentre un’imbarcazione dai toni più rigorosi sarà sicuramente spendibile con più facilità”. Resta il fatto che le imbarcazioni di grandi dimensioni sono l’ostentazione del potere, ma la tendenza cambia, e proprio Luca Dini ci aiuta a ragionare sulle future tendenze della nautica.
“Mi sta succedendo sempre più spesso che gli armatori non hanno più voglia di avere il mega yacht, ma sempre più spesso mi richiedono yacht più piccoli, che li porti ad avere meno equipaggio, che siano più gestibili ma di grande standing, il senso è “anche se arrivo con un 12 metri anziché con un 40 metri, è comunque talmente “cool” che tutti si girano a guardarlo! L’esigenza è che sia un pezzo unico e non in serie, rigorosamente in alluminio o acciaio e non in VTR”.
Un barca fascinosa esteticamente e a pari livello dei grandi yacht per quanto riguarda la tecnologia, concetto caro a Dini e al suo staff che ha istituzionalizzato accordi con aziende che lo aggiornano in maniera continuativa circa le news dal mercato internazionale, soprattutto in fatto di interni. “Abbiamo delle collaborazioni – ci spiega – con delle aziende, per essere sempre aggiornati, specialmente sugli interni. Collaboriamo con due aziende, una di Milano e l’altra di Forte dei Marmi in Versilia, e ogni mese facciamo dei meeting nei quali monitoriamo costantemente il progresso e i passi avanti che si fanno in tutto il mondo.” Luca Dini è insieme protagonista e testimone autorevole di quanto l’Italia sia riconosciuta in fatto di stile, eleganza e progettazione nautica.
Luca Dini Design & Architecture
Piazzale Donatello, 5-5A
50132 Firenze
Tel. +39 055 5059379