Autocostruire nella pesca in verticale
La passione per l’autocostruzione impazza sul web e sui social come l’enciclopedia del “fai da te” o i kit elettronici della “GPE” negli anni ’80.
Ma parlando di autocostruzione viene in mente sempre il classico artificiale da spinning o le piume da traina. Autocostruire nella pesca in verticale offre, però, al pescatore sportivo la possibilità di superare i limiti della pesca stessa in merito a pesi, profondità raggiungibili e selezione delle prede.
Ecco, così, che anche le aziende iniziano a dare questa opzione in listino ai propri clienti.
IL PERCHÉ DELL’AUTOCOSTRUZIONE
L’approccio all’autocostruzione inizialmente avviene per ragioni di carattere prettamente economico.
Gli spinner, generalmente, vista l’alta percentuale di artificiali persi, cercano di abbattere i costi autocostruendo tutto ciò che è facilmente “smarribile“.
Ne sono un esempio palese la costruzione di long jerk per la pesca dalle scogliere e le note stick bait da caccia grossa ai tonni.
Nella pesca in verticale profondo intorno a secche e relitti indubbiamente è elevata la possibilità che un incaglio diventi fatale, se poi ci aggiungiamo che sullo spot rimaniamo anche alcune ore, allora il danno può diventare notevole.
Ciò che però si impara quasi subito è che, superato l’ostacolo iniziale, l’autocostruzione diventa una vera e propria malattia: basti pensare ai moschisti, incalliti modellisti di tutto rispetto, degni di realizzare controfigure di api e libellule per i film di Spielberg.
Più il tempo passa e più la soddisfazione di catturare la preda dei sogni con una nostra “creatura” ci tarla il cervello, rendendoci schiavi inconsapevoli della ricerca della perfezione.
NON BASTA UN SEMPLICE PIOMBO
Sfogliando i cataloghi di aziende del settore, siamo attratti da una miriade di colori e tendenzialmente pensiamo: “È solo piombo dopotutto“.
Chi si scontra con la pesca verticale, invece, impara subito che non è solo “metallo che va giù“, ma un vero e proprio simulacro che, opportunamente manovrato, diventa un infallibile seduttore di qualsiasi predatore del fondale.
La prima valutazione da fare è sicuramente sull’animazione che daremo al nostro artificiale e su come reagirà al fondo ed in presenza di corrente.
Osservando i prodotti di mercato, ci accorgiamo che seppur un qualsiasi artificiale ha un peso X, lo stesso peso non è equipartito e ciò ne determina il caratteristico movimento in discesa (difficile vedere un artificiale andar giù dritto come un missile).
Allo stesso modo possiamo notare che l’artificiale, una volta a fondo, a seconda dei movimenti che gli vengono impressi, reagisce in maniera differente diventando ora una seppia, ora una sardina, ora un pesce in fuga verso la superficie.
Per arrivare a queste soluzioni, occorre prima di tutto l’esperienza sul campo, o meglio, sulla zona di pesca.
La capacità di distinguersi con il proprio artificiale rispetto al prodotto di mercato, infatti, dipende spesso dalla corrente.
Chiaramente il costruttore produce un artificiale che nel 99% dei casi funziona; quindi, l’obiettivo dell’autocostruzione, a volte, può essere anche solo funzionare in quell’1% mancante.
L’UNIVERSO DI FORME E COLORI
La forma del vettore è indubbiamente importante.
Dopo un’attenta valutazione, siamo in grado di affermare che un disco è l’ideale in caso di forte corrente; così come una sfera, mai forata al centro ma con il filo disassato, è la scelta da farsi in caso di assenza di corrente.
Quando decidiamo di intraprendere la tortuosa strada del fai da te, ci aspettiamo di avere la possibilità di mantenere invariato il piccolo calamaretto e di variare la forma ed il colore del piombo in funzione della giornata o, magari, anche più volte nello stesso giorno.
Per quanto riguarda i colori, chi scrive è fermamente convinto che le vernici “giallo glow” siano indispensabili in condizioni di luce alta e soprattutto in alta profondità, mentre l’arancio ed il rosso trovano largo impiego dove vi è una ricca presenza di corallo, gamberi o gamberoni.
In estate, invece, colori scuri come il blu ed il verde che richiamano sugarelli e sgombri possono fare la differenza, ma restano completamente inutilizzati in inverno.
Nella scelta di vernici e pellicole, meglio puntare su materiali plastici, rivelatisi oggi resistenti e duraturi.
AMI ED ASSIST HOOK
L’amo ideale esiste?
Indubbiamente esiste la ferrata ideale, che a queste profondità diventa indispensabile per bloccare il pesce ed evitare di perderlo a metà dell’opera.
Le caratteristiche di un amo da pesca verticale, che sia in dotazione o che sia quello che scegliamo per i nostri artificiali da costruire, sono:
- Curva ampia
- Filo spesso e tondeggiante
- Punta leggermente ricurva
- Autoferrante (non indispensabile)
La curva ampia è fondamentale perché, non conoscendo a priori il punto dove il pesce aggredirà, con una ferrata energica quasi sempre l’amo andrà a piazzarsi nell’apparato boccale, danneggiando (anche se di poco) il pesce in caso di catch & release.
Il filo spesso e tondeggiante renderà l’amo robusto (potremmo scontrarci veramente con pesci che non ci aspettiamo), ma soprattutto estremamente neutro in corrente. Importante perché anche l’amo è soggetto alla corrente e, se lasciate l’artificiale a terra immobile alla ricerca di un predatore di fondo, un amo che si dispone bene in corrente sarà letale!
La punta leggermente ricurva sarà una garanzia per ferrare pesci con apparati boccali difficili, ad esempio i grossi prai o le cernie di fondale.
L’OFFERTA SUL MERCATO
Numerose aziende sono ormai convinte che offrire al cliente la possibilità di personalizzare, arricchire e modificare il proprio artificiale sia la chiave per vendere ed accontentare un pubblico sempre più smaliziato.
Il K-Tai, in particolare, ricorda un po’ le Harley Davidson con le “scatole di montaggio“. L’artificiale viene infatti venduto con un kit, che permette di scegliere come montarlo e quali accessori aggiungere.
Addirittura è possibile decidere l’altezza di scorrimento dell’artificiale sul fluorocarbon.
Le possibilità di personalizzazione sono quindi decisamente ampie, così come sono elevate le chance di cattura per il pescatore.
Non a caso questa tipologia di artificiali ha inaugurato il concetto di “artificiale che pesca non si cambia“, facendo la differenza nei momenti di stasi. Infatti, è bastato semplicemente modificarne gli ami o la posizione a scorrimento sul filo per vincere l’apatia dei pesci con risultati di tutto rispetto.
Ed allora spazio alla fantasia e spazio all’autocostruzione, magari ripensando ai nostri errori sulla strada di casa, quando il dubbio che ci assale è: Perché oggi non ho pescato?