Baglietto: 170 anni di storia e avanguardia della nautica
Prima dell’Unità d’Italia, prima del mito della velocità, prima dell’avvento della nautica di lusso, Baglietto già tracciava la sua rotta. Fondato nel 1854, il marchio del gabbiano compie oggi 170 anni. Dalle piccole barche a remi ai grandi yacht, dai primi motori a esplosione allo studio dell’idrogeno, ecco come ha saputo farsi interprete del suo tempo, combinando tradizione e innovazione per ridefinire ogni volta gli standard nel mondo della nautica.

Quando Pietro Baglietto apre il suo primo cantiere, in un orto a cento metri dal mare, ha solo 13 anni. È il 1854, l’Italia unita è ancora un sogno e Garibaldi è appena tornato in patria dopo un lungo esilio in giro per il mondo, tra Tangeri, Liverpool e New York. Mentre il Bel Paese si prepara a scrivere un nuovo capitolo della sua storia, a Varazze comincia un viaggio che segnerà per sempre la nautica italiana: nasce Baglietto.
DALLA VELA AGLI IDROVOLANTI BAGLIETTO
Intorno alla metà dell’Ottocento, il giovanissimo Pietro Baglietto avvia una modesta produzione di gozzi e barche a remi, ma ben presto dà prova di grande intraprendenza. Nel 1876, viene realizzata la prima imbarcazione da regata: è il cutter Rosy, commissionato dal conte Ponza di San Martino di Torino. Lungo 7,50 metri, con prua dritta, albero e vele Baglietto, inaugura una nuova era per il cantiere.
Nel 1888, arrivano Antonio, la prima barca da deriva, e poi Cisco, la prima deriva mobile ligure, che partecipano con notevole successo alle regate dalla Riviera Ligure alla Costa Azzurra.
La svolta avviene solo qualche anno dopo, nel 1891. Dopo aver ottenuto la concessione per la costruzione di un cantiere sulla spiaggia, Baglietto modifica lo yacht da competizione Miss Mary, che diventa campione di regata: è solo la prima di una lunga serie di vittorie nelle competizioni sportive.
A dare impulso a questo segmento è, nel 1906, l’istituzione del regolamento per le Classi Metriche a stazza internazionale (S.I.): il cantiere sforna così Albarina, il primo “6M” S.I., e poi Colibrì, disegnato da Francesco Giovannelli.
Ma lo scoppio della prima guerra mondiale impone nuove necessità: le attività agonistiche, infatti, vengono sospese e Baglietto è costretto a rimodulare la sua produzione, dedicandosi agli idrovolanti, in collaborazione con aziende aeronautiche come SIAI–Marchetti e Macchi. In questo periodo, la domanda crescente di velivoli induce Bernardo Baglietto, figlio di Pietro, a erigere in località San Nazario una fabbrica di idrovolanti, che prende il nome di C.I.V.E.S. (Costruzione Idrovolanti Varazze E Scuola); a questa si aggiunge un secondo cantiere navale per la costruzione di imbarcazioni destinate alla Marina Militare.
Lo sforzo bellico richiederà una produzione massiccia: C.I.V.E.S. e Baglietto realizzeranno in totale circa 1.500 esemplari. C.I.V.E.S. chiuderà al termine della guerra, ma la costruzione di parti per idrovolanti proseguirà nei cantieri navali.
IL MITO DELLA VELOCITÀ
Dopo la seconda guerra mondiale, Baglietto riscopre la sua passione per i motori. Non è una novità per il cantiere, che già nel 1906 ha varato Giuseppina, un’imbarcazione da record: con i suoi 22,60 metri di lunghezza, a quel tempo è il più grande yacht da crociera d’Italia con motore a esplosione.
Negli anni Venti, però, impazza il Futurismo. Le barche diventano veloci, veri e propri bolidi sull’acqua. Con il contributo di Vincenzo Vittorio Baglietto, che ha studiato Ingegneria Navale a Glasgow, il cantiere sviluppa e costruisce motoscafi da corsa, dotati di struttura in alluminio alleggerito di tipo aeronautico.
Nascono proprio in questo periodo in primi “racer”: Cabac, Cabar, Alagi, Ravanello, Lia e Asso — equipaggiati con motori Fiat Motori Marini, Alfa Romeo, Carraro e Isotta Fraschini — salgono sul podio delle maggiori competizioni europee e internazionali.
Nel frattempo, proseguono le ricerche sui M.A.S., i Motoscafi Armati Siluranti: negli anni Trenta, Vincenzo Vittorio, alla ricerca di migliori prestazioni, mette a punto una nuova carena planante a redan, che attrae subito l’attenzione delle marine militari, offrendo una planata più allungata e maggiore velocità. Detto, fatto: nel giugno del 1932, vede la luce il M.A.S. 431, un prototipo in legno di 16 metri, che tocca i 45 nodi.
Accanto alle motosiluranti, si diffonde un’altra tendenza: debuttano i “battelli automobili”, detti anche “barche da casata”. Sono tender pionieristici, pensati per accompagnare l’armatore al proprio yacht, oppure cruiser per gite giornaliere sui laghi. Baglietto si distingue anche in questo campo, realizzando una grande varietà di progetti per una clientela d’eccezione: già nel 1911, vara Cio Cio San, progenitore del moderno motoryacht, destinato a Giacomo Puccini; nel 1932, è la volta di Gabriele D’Annunzio, che gli commissiona il 12 metri Alcione, mentre nello stesso periodo Guglielmo Marconi si rivolge al cantiere perché trasformi la nave Elettra in laboratorio e residenza galleggiante.
Intellettuali, ma non solo: tra gli acquirenti di Baglietto figurano anche membri di famiglie reali, interessati in particolare a motoscafi veloci, slanciati ed eleganti. Ne è esempio il M.E. 91, lungo 15 metri, costruito nel 1938: sarà utilizzato da Vittorio Emanuele III come motoscafo di rappresentanza.
LA STAGIONE DEGLI YACHT DI LUSSO
Con l’avvento della nautica di lusso, il cantiere conosce un rapido sviluppo: l’ufficio tecnico cresce e la squadra conta oltre quattrocento operai. Si moltiplicano gli ordini, soprattutto da parte di facoltosi clienti, che guardano con interesse ai primi grandi yacht a motore.
Negli anni Cinquanta, alcune unità da guerra ausiliarie vengono trasformate in grandi imbarcazioni da diporto: da un dragamine americano nasce Sereno, il panfilo dell’imprenditore Angelo Rizzoli, mentre la motolancia Fairmile diventa il motoryacht Montecristo.
Ma è negli anni Sessanta, con la “serie metrica”, che Baglietto diviene una vera e propria icona della nautica: questi modelli, che attrarranno una clientela esclusiva, brillano per la ricercatezza delle soluzioni tecniche e stilistiche. Viene introdotto il compensato marino, che semplifica il processo di costruzione, ma in particolare viene messo a punto il Flying Bridge, una novità strutturale, dettata dalle esigenze del mercato americano, che consente di sfruttare appieno anche il tetto dell’imbarcazione.
Nel 1967, viene varato il 16.50M, disegnato dall’architetto Paolo Caliari: con le sue forme, più geometriche e meno sinuose, è uno degli yacht più apprezzati della gamma. L’intera serie sperimenta un grande successo: sono 196 gli esemplari costruiti per numerosi armatori, tra i quali si segnalano Ranieri di Monaco, Mike Bongiorno e Christina Onassis.
Sempre negli anni Settanta, Baglietto torna a studiare i materiali: arrivano prima i 26M in lega leggera, poi una nuova gamma in alluminio. Ma le difficoltà sono dietro l’angolo: scoppia la crisi del petrolio, i clienti si fanno sempre più rari e il 1º marzo 1983 Baglietto dichiara il fallimento.
CAMBI AL VERTICE PER BAGLIETTO
Per il cantiere si apre una fase di profondi sconvolgimenti, segnata da continui passaggi di proprietà. Nonostante gli ostacoli, rimane sempre viva la passione per l’innovazione che ha guidato Baglietto sin dagli esordi.
Nel 1983, la società viene rilevata da Leopoldo Rodriquez, già titolare della Rodriquez Shipyard di Messina. Sotto la sua guida, il cantiere comincia a produrre yacht in alluminio di grandi dimensioni.
Nel 1986, debutta il 46M Al Fahedi, progettato dall’architetto Giovanni Zuccon, che stabilisce un nuovo record: lungo 44,82 metri, è il primo superyacht della storia. A questo segue poi Adler, un motoryacht di 35 metri, disegnato dall’architetto navale Alberto Mercati, capace di raggiungere i 36 nodi.
Emblematico dello spirito innovativo di quegli anni è Maffy Blue, frutto della matita di Aldo Chichero. Varato nel 1991, misura 33 metri e tocca una velocità di 30 nodi, ma il fiore all’occhiello è senz’altro il suo flybridge di concezione moderna. Con un design audace e prestazioni all’avanguardia, questa imbarcazione definisce nuovi standard nel mondo della nautica da diporto, finendo per dettare le tendenze del settore.
Ma nemmeno il suo ruolo di trend-setter riesce a proteggere Baglietto dalle vicissitudini del mercato: nel 1993, Rodriquez cede l’attività a Gianpiero Moretti. In un periodo turbolento, fatto di crisi e cambi al vertice, il cantiere sembra finalmente trovare un centro di gravità: nel 1994, viene siglata la partnership — ormai trentennale — con Francesco Paszkowski. Il suo primo progetto per Baglietto è Opus, un open di 29 metri che raggiunge i 40 nodi.
L’anno successivo, l’azienda passa ancora una volta sotto una nuova gestione: una cordata di imprenditori, con Guido Orsi a capo, acquista Baglietto, salvandolo dalla liquidazione. La società riparte così con nuovo slancio: grazie all’acquisizione dei cantieri Ferrari di La Spezia, la capacità produttiva aumenta significativamente.
La partnership con Paszkowski prosegue con successo, dando vita a modelli iconici come Charly Boy e Thunderball, che inaugura la serie dei “Fast Yacht” da 34 metri.
Il 2004 segna l’ingresso di Baglietto nel Gruppo Camuzzi Nautica. Un periodo fecondo, durante il quale nascono gioielli come l’RC di Roberto Cavalli, firmato da Tommaso Spadolini, e le eleganti Tatiana Per Sempre, Blue Princess e Blue Scorpion.
Ma il fermento dura poco: nel 2010, con l’uscita di scena del Gruppo Camuzzi, che decide di dire addio alla nautica, Baglietto affronta una nuova fase di stallo.
IL NUOVO CORSO: ROTTA VERSO IL FUTURO
Il cantiere rinasce dopo due anni. Il Gruppo Gavio, colosso industriale italiano con una solida presenza internazionale nel settore delle infrastrutture, dà nuova vita a Baglietto, che si prepara così a fare rotta verso il futuro.
La nuova proprietà, in particolare, investe nel potenziamento delle infrastrutture e della capacità produttiva: grazie a un ambizioso piano di rilancio, le due sedi di La Spezia e di Carrara vengono rinnovate.
La prima, che si estende su una superficie di 35.000 mq, viene attrezzata con tre nuovi capannoni per yacht fino a 65 metri e banchine per imbarcazioni fino a 70 metri. Lo stabilimento, inoltre, viene dotato del travel lift più grande d’Europa, in grado di gestire le operazioni di alaggio e varo di yacht di grandi dimensioni. Anche l’unità di Carrara viene ampliata, tanto che oggi si sviluppa su due aree di 5.000 mq ciascuna, dedicate a diverse linee di prodotto: una è destinata alla costruzione di imbarcazioni militari con il marchio Baglietto Navy e di modelli dell’iconico brand Bertram Yachts, acquisito dal gruppo nel 2015; l’altra, invece, conta su quattro nuovi capannoni riservati alla produzione della serie DOM e degli yacht fino a 46 metri.
Ma è nel campo della sostenibilità che il cantiere sta facendo passi da gigante, con uno sguardo ambizioso verso un futuro a zero emissioni. Nel 2023, l’azienda introduce il progetto BZero, un sistema innovativo che sfrutta l’idrogeno generato da fonti rinnovabili per alimentare gli yacht. A guidare l’iniziativa è Baglietto, affiancato da sei partner di rilevanza internazionale, tutti con team di ricerca e sviluppo stabiliti in Italia: ARCO FC, Bluenergy Revolution, Enapter, H2Boat, RINA e Siemens Energy.
In parallelo, il cantiere sviluppa un sistema di propulsione ibrida, in collaborazione con Siemens Energy e CGT. Disponibile sui modelli DOM 133 e T52 dal 2025, il sistema offre quattro modalità operative — diesel, diesel con generazione d’asse, diesel-elettrico e full electric — consentendo una navigazione a zero emissioni e assolutamente silenziosa nella modalità full electric. L’utilizzo di carburanti rinnovabili come l’HVO e il diesel sintetico, inoltre, permette di abbattere le emissioni di CO₂ fino al 90%.
Un progetto, questo, che testimonia ancora una volta l’impegno dell’azienda nello sviluppo di soluzioni green.
Con il Gruppo Gavio al timone, Baglietto ribadisce il proprio ruolo di pioniere nella nautica sostenibile. A 170 anni dalla sua nascita, il cantiere spezzino continua a guidare il settore verso un futuro sempre più rispettoso dell’ambiente.
I FESTEGGIAMENTIUn weekend di eventi e festeggiamenti che hanno messo in luce la storia del brand e la sua visione per il futuro: Baglietto ha celebrato così i suoi 170 anni di attività. Con circa 250 ospiti tra autorità nazionali e locali, clienti, stampa e amici, il 18 ottobre 2024, il cantiere ha dato vita a una serata esclusiva, con la partecipazione speciale di Lorena Bianchetti come madrina. Un’occasione per ripercorrere la lunga tradizione del marchio che, con le sue solide radici, continua a guardare avanti, incarnando lo stile e l’eleganza della nautica italiana. Nel corso della serata di gala, è stato presentato il libro “Baglietto: dal 1854 l’arte di navigare”, scritto da Antonio Macaluso e pubblicato da Rizzoli: un volume monografico, ora disponibile in libreria, che racconta con passione la storia della compagnia. A coronare l’evento, il debutto del nuovo concept yacht, che rende omaggio alla trentennale collaborazione tra Baglietto e il celebre designer Francesco Paszkowski: si tratta di un open veloce di 70 piedi che prende il nome di Chato II, richiamando così l’iconica Chato, la barca più veloce mai costruita dal cantiere, capace di toccare i 60 nodi già nel 1986. La giornata di sabato 19 ottobre è stata riservata a un open day, che ha accolto circa 500 visitatori, tra cui le famiglie dei dipendenti, i fornitori e gli appassionati del marchio. Gli ospiti hanno potuto immergersi nella storia di Baglietto attraverso la mostra itinerante “Tales of the Blue”, una narrazione visiva della storia del brand, allestita in un container per renderla facilmente trasportabile. Nonostante il maltempo, l’atmosfera è stata vivace e festosa, con giochi per i più piccoli, visite guidate alle imbarcazioni in costruzione e una sorpresa speciale: la squadra di basket Bertram Derthona ha reso omaggio all’evento, regalando una maglia commemorativa al management e scambiando passaggi con i più giovani. Diego Michele Deprati, Amministratore Delegato di Baglietto, ha espresso così la sua gratitudine per i dipendenti dell’azienda: “Abbiamo scelto di festeggiare questo importante evento in due parti ugualmente importanti: la serata di gala ha reso omaggio alle autorità cittadine e regionali in un’occasione più formale, e la festa di sabato, una giornata che ha voluto celebrare le persone, le donne e gli uomini che davvero rappresentano il cuore della Baglietto, che quotidianamente, con il loro lavoro e il loro impegno, danno senso a questa azienda e ne permettono la continuità. Donne e uomini che con le loro mani, con le loro esperienze, con il loro intelletto, con il loro saper fare hanno saputo creare innovazione, talvolta anche rivoluzione, e tanta bellezza: questo credo che sia il segreto di Baglietto. Lo è stato sicuramente 170 anni fa e in tutti gli anni che da quel 1854 sulla costa di Varazze a oggi si sono susseguiti dando vita a questo bellissimo marchio”. |
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