Blue Water Hunting: un sogno rincorso per due anni
Tutti noi pescatori abbiamo una preda dei sogni, quella che ci fa svegliare alle 5 di mattina o ci fa percorrere centinaia di chilometri alla sua disperata ricerca.
Quando poi, oltre alla preda, anche la tecnica per catturarla – Blue Water Hunting – è qualcosa di mai tentato prima in Italia, ci vuole un’ostinazione che non è da tutti. Ma alla fine, se ci credi davvero, i sogni si avverano…
Circa due anni fa, sono stato contattato da un grande pescatore subacqueo, una vecchia conoscenza del mio passato di pescasub. Mi ha proposto l’impresa di catturare un’aguglia imperiale in subacquea con tecnica specifica.
Chi mi conosce sa quanto ami questo pesce, quanto lo rispetti e quanto ci tenga ad effettuare il catch&release, ma quando praticavo assiduamente la pesca sub ho provato questa tecnica durante un viaggio a Madeira, dove tra l’altro ho avuto la fortuna di riuscire a sparare ad un white marlin, e l’idea di tentarla per la prima volta in Italia, nella mia zona di pesca al largo del Cilento, mi ha convinto ad accettare.
LA TECNICA
Il Blue Water Hunting – letteralmente “pesca nel blu” -, è una tecnica di pesca utilizzata tantissimo in oceano per catturare i grossi pelagici: tonni, marlin, wahoo, pesci vela e lampughe.
Questa pratica consiste nel cercare di avvicinare le prede in mare aperto, senza alcun tipo di riparo né punti di riferimento, poiché spesso è difficile capire la reale distanza da un pesce.
Di solito, viene praticata sulle secche o lungo i drop off, attendendo in superficie il passaggio dei pelagici, cercando anche di attrarli con l’aiuto di richiami a mezz’acqua chiamati flasher.
Una volta avvistati, si effettua l’immersione, cercando, a seconda della situazione e del pesce, di avvicinarsi lentamente con delle planate, oppure di incuriosirli ed attendere che siano loro ad avvicinarsi.
Una variante del Blue Water Hunting, esclusivamente per la cattura dei rostrati, prevede di attirare la preda nella scia della barca, trainando dei richiami.
Una volta avvistato il pesce, il sub dovrà velocemente tuffarsi con la barca ancora in movimento, cercando di spostare l’attenzione del rostrato dalle esche su di lui, fino ad avvicinarlo e riuscire a scoccare il tiro.
Quest’ultima tecnica è quella che abbiamo utilizzato per catturare l’aguglia imperiale.
L’ATTREZZATURA
Anche se si tratta di una disciplina avanzata ed abbastanza complicata che si rivolge a chi pratica già la pesca subacquea e possiede una certa esperienza, faremo un riepilogo dell’attrezzatura necessaria, anche quella basilare.
Una muta, quindi, è fondamentale, e a seconda della temperatura dell’acqua o della variante di tecnica praticata, prediligeremo un 3 o un 5 mm.
La colorazione della muta differisce da quelle usate nel sottocosta, perciò opteremo per mimetismi con sfumature sul blu, azzurro e bianco/argenteo.
Ci occorreranno, poi, un paio di pinne da apnea; una o più cinture con i piombi; un paio di calzari; un paio di guanti; una maschera ed un boccaglio; uno stiletto ed ovviamente un fucile.
Quest’ultimo sarà ovviamente molto potente. Sceglieremo lunghi arbalete con 3 o 4 elastici o grossi oleopneumatici, sia per consentire tiri a distanza notevole, rispetto ai fucili utilizzati nel sottocosta, sia per spingere aste pesanti e penetrare pesci di una certa mole.
In questo caso non sempre si utilizzerà il mulinello collegato al fucile con i classici 50 mt di sagolino, ma l’asta sarà collegata ad una sagola libera con uno spezzone di elastico chiamato bungee, il cui scopo è ammortizzare le fughe, e al termine una o più boe specifiche.
Se la preda che si prevede di cacciare non è di grosse dimensioni, si può pensare di usare il mulinello sul fucile, ma con la sicurezza di almeno un secondo mulinello in cintura o la boa pronta da collegare.
Infine ,un profondimetro da polso può essere importante per tenere sotto controllo la profondità e la durata dell’apnea ad ogni discesa. Diversamente, non avendo punti di riferimento, è quasi impossibile capire a quale profondità ci si trova e superare i propri limiti senza considerare i tempi per la risalita è un attimo.
La sicurezza prima di tutto!
IL CAMMINO PER LA CATTURA
Come detto all’inizio, ci sono voluti ben due anni per portare a termine la cattura, tra continue telefonate e confronti sul periodo migliore e sulla messa in pratica della tecnica.
Successivamente, sono iniziate le prove, durante le quali abbiamo avuto la fortuna di avere a tiro un esemplare non di grosse dimensioni, stimato una decina di kg.
Con qualche mese di anticipo individuiamo due giorni, a maggio 2019, in cui concentrare tutti i tentativi e sperare di concretizzare l’impresa; con tutti i rischi legati ad un’organizzazione così anticipata, tra meteo impossibile da prevedere ed eventuale stagione anomala.
Tutto sembra iniziare in modo regolare con le mie prime belle catture di aguglie imperiali in altura ad aprile. Tuttavia, qualche giorno prima della data concordata, scopriamo dell’arrivo di una perturbazione che avrebbe portato mare molto grosso.
Dopo un veloce confronto per capire l’impossibilità per entrambi di posticipare, decidiamo di provarci ugualmente.
Il porto di partenza è quello di Acciaroli, distante oltre 5 ore d’auto da casa di Uccio (il subacqueo), e l’appuntamento è alle 6:00 di mattina al gommone.
Cerchiamo di tenere alto il morale con qualche battuta, anche se entrambi siamo poco fiduciosi, dopo aver visto le onde di quasi 2 metri che il mare ci ha riservato.
Usciamo con la consapevolezza che in quelle condizioni sarà ancora più difficile, filiamo i richiami e, concentrati al massimo, aspettiamo il momento magico.
Poi tutto accade in un attimo e in ancor meno tempo Uccio è già in acqua.
L’INCONTRO
“Finalmente me la trovo davanti, 4-5 metri sotto le onde a circa 20 metri da me” racconta.
“È bella! Sembra veramente un marlin e, in automatico, faccio ciò che avrei fatto se lo fosse stata. Capovolta e planata, immobile, con una rotta parallela al pesce. Si incuriosisce e si avvicina, ma non troppo. Cerca di allontanarsi, ma la punto e spingo per chiudere quel metro e mezzo che manca… Tiro! Presa, e anche bene!”
L’aguglia parte prendendosi in un attimo i 70 mt del sagolino nel mulinello più 50 mt del mulinello in cintura…
Il tempo di riordinare le lenze a bordo e raggiungo Uccio, che nel frattempo viene trascinato a pelo d’acqua, per passargli la boa. Bisogna pensare a come doppiarla con un altro tiro.
Lentamente, senza forzarla, accorciamo le distanze fino a portarla ad una profondità raggiungibile in apnea, passo il secondo fucile ad Uccio che si immerge e riesce ad effettuare anche questo tiro.
Quando la portiamo sottobordo non credo ai miei occhi: è enorme!
Non solo siamo riusciti in quest’impresa, ma abbiamo anche preso un esemplare stupendo! Fermerà l’ago della bilancia infatti a 29 kg…
La felicità a bordo è indescrivibile e, dopo aver dedicato tutto il tempo necessario alle foto di rito, decidiamo di rientrare in porto.
Il giorno successivo usciamo nuovamente, questa volta però armati solo di videocamera, con la speranza di riuscire ad immortalare qualche aguglia imperiale nel suo ambiente naturale.
Ancora oggi, se ripenso a quanto accaduto, vengo assalito da una scarica di emozioni e sono sicuro che sia lo stesso anche per il mio amico Uccio.
Insieme siamo riusciti a dimostrare che anche in Mediterraneo la pesca nel blu può dare i suoi risultati e siamo già nuovamente in contatto per programmare un’altra importantissima cattura.
UCCIO PESCASUB
Ovviamente, si tratta di un nickname con il quale si è fatto conoscere diverso tempo fa su un forum del settore e, come molti di noi, continua ad usarlo.
Ha iniziato con la pesca sub nel sottocosta, per poi dedicarsi all’aspetto profondo al dentice, con una curiosità crescente nei confronti della pesca nel blu.
“All’inizio si trattava di un interessamento soltanto teorico, finché, durante un viaggio in Indonesia, ho avuto la possibilità di provare concretamente.” dice
“Il risultato fu una serie eclatante di cappotti, ma nonostante ciò, fu amore assoluto! Da allora ho cercato sempre di studiare e migliorare, pescando in vari mari in giro per il mondo e conoscendo tanti bravi pescatori dai quali imparare.”
Effettivamente, Uccio vanta un bagaglio di esperienza pazzesco, con all’attivo catture da far girare la testa, come grossi wahoo, pesci vela, marlin, tonni pinna gialla e persino dogtooth tuna e G.T.!
E non ha intenzione di fermarsi qui, ma di “continuare a rincorrere i pesci dei sogni in giro per il mondo e riuscire a praticare la sua amata pesca nel blu anche nel mare di casa”.
RECORD NON CERTIFICATO
Data la dimensione del pesce, durante la navigazione verso il porto, iniziamo ad informarci tra telefonate e ricerche su internet se fosse mai stata registrata una cattura del genere.
Scopriamo che risulta solo un record per un’aguglia imperiale presa in subacquea: si tratta di un esemplare di appena 10 kg, tra l’altro neanche relativo alla specie mediterranea.
Quindi, la nostra cattura è da record e non ci resta che seguire le procedure per registrarlo.
Purtroppo però, arrivati a terra, non riusciamo a trovare una bilancia certificata, necessaria affinché sia valido… Nessuno in paese ce l’ha!
Poco male, siamo comunque al settimo cielo per il risultato, che a questo punto resterà solo per noi…