Bolentino con sorprese
Esistono dei mesi dell’anno in cui riuscire a trasformare una giornata di mare in una pescata può diventare impresa ardua, specie dopo settimane di maltempo. Con piccoli accorgimenti il bolentino, una delle tecniche più antiche, può regalarci emozioni e catture degne di nota.
L’ARRIVO DELLA PRIMAVERA
Il sole scalda bene la superficie dell’acqua, limpida finalmente dopo giornate di vento che hanno sferzato a più non posso le coste.
Il mare calmo ci mette nella condizione di uscire in pesca, ma la scelta di cosa fare e di come farlo si fa dura.
Il vivo manca nella vasca e gli spot più noti sono pieni di corrente, fiumi di masse d’acqua che si spostano per effetto del moto ondoso dei giorni di maltempo. Cosa fare?
L’idea più saggia, caricate ancora e canne da bolentino, è quella di tentare la pesca in basso fondo. Armiamoci di pastura ed esca e cerchiamo di arricchire il nostro carniere con qualche sparide pregiato.
LE SCELTE GIUSTE
Dovendo programmare all’ultimo minuto un’uscita di bolentino, la cosa più importante sarà reperire l’esca. Un passaggio veloce in pescheria o al banco del pesce per trovare ciò che di fresco c’è: sarde, alacce, gamberi freschi, cozze, tutto potrà far parte della nostra pescata e se reperibili anche calamari e magari una seppia viva. Con un parco esche così variegato andremo a selezionare un fondale dove poter gestire al meglio la pesca a fondo ed in corrente, generalmente uno spot tra i 25 ed i 35 metri farà al caso nostro, meglio se contornato da fango, scogli e posidonia. In questo periodo, infatti, sparidi piccoli e grandi convivono a monte della fase riproduttiva senza aggressività, pertanto sarà possibile con gli inneschi giusti e la pasturazione, portare a paiolo prede diverse e di taglie a volte sorprendenti.
LA PASTURAZIONE
In commercio esistono diversi tipi di sfarinati e colle per pastura. Generalmente nella pesca a bolentino quelli che rendono meglio sono a base di sarda. Se nel pasturatore a sgancio poi, avremo cura di mettere anche pezzetti di sarda fresca il gioco si farà più che interessante.
Il pasturatore andrà calato in prua e, facendo un paio di sganci da visualizzare sull’ecoscandaglio, andremo ad analizzare la velocità della pastura e la sua collocazione per sganciare mettendo in riga le nostre lenze.
Questa operazione apparentemente complessa diviene abbastanza semplice se nei primi sganci collochiamo all’interno della pastura sarde intere, in questo modo vedremo chiaramente la discesa di quest’ultime direttamente in eco e, calando un piombo in prua, osserveremo anche la posizione delle lenze in pesca.
LA SCELTA DELLE CANNE E DEGLI INNESCHI
Una corretta azione di pesca, alla ricerca di big e meno big, partirà dalla scelta di una attrezzatura adeguata.
Le canne, infatti, dovranno avere cimini molto sensibili per darci la possibilità di visualizzare le mangiate anche degli sparidi più piccoli o dei pesci disturbatori di fondo. Al tempo stesso, la riserva di potenza dovrà permetterci di gestire pesci importanti e zavorre pesanti. Ideali saranno canne in due o tre pezzi con misure di almeno 3 metri e cimini intercambiabili in grado di gestire zavorre fino a 150 gr.
A queste canne abbineremo mulinelli taglia 4000 e 5000 per non affaticare troppo il braccio durante le fasi di attesa e le innumerevoli salite e discese.
In bobina il trecciato farà da padrone, in misure prossime allo 0,10 per consentirci di arrivare a fondo in assenza di corrente con zavorre leggere.
I piombi, meglio se bianchi o gialli, saranno di grammatura compresa tra i 35 e gli 80 gr nelle giornate di poca corrente per arrivare fino ai 120/150 nelle giornate di corrente forte.
L’INCOGNITA DEL “MORTO”
Pescando in pastura, la probabilità che al tavolo dei commensali giungano pesci di tutto rispetto è sempre un’incognita da considerare. Spesso capita di avere mangiate secche e di trovare ami spezzati oppure di recuperare, per qualche metro, pesci molto combattivi e perderli quasi nell’immediato con una o due testate.
L’innesco di grossi cefalopodi morti, come seppie e calamari, con terminali specifici con ami dell’ 1/0 – 2/0 o ancora 1 a seconda delle aziende, può metterci spesso in combattimento con dentici, orate e prai che venderanno cara la pelle.
L’uso di terminali in fluorcarbon dello 0.37 e soprattutto la maestria nel gestire la frizione e le attrezzature adeguate ci daranno grandi soddisfazioni a patto di rinunciare alla montatura classica con piombo sotto con conseguente perdita di tutti i piccoli sparidi, che difficilmente andranno a mangiare in questo contesto.
SELEZIONE DELLE PREDE
Come in tutte le tecniche di pesca è d’obbligo fare selezione delle specie.
Tutti i pesci portati a paiolo, infatti, potranno essere rilasciati e fare un po’ di selezione trattenendo solo gli esemplari di taglia ci aiuterà a divertirci a lungo senza impoverire lo spot.