Bolentino invernale
Per chi ha la barca in acqua all’ormeggio, tutto il periodo dell’anno, può capitare di sfruttare a pieno alcune splendide giornate invernali, purtroppo corte, ma se utilizzate con intelligenza e con passione, potranno regalarci delle intense emozioni a pesca! Ci riferiamo al bolentino invernale, praticato con le dovute accortezze nell’uso di determinate attrezzature e di determinate esche, magari abbinate ad alcuni tipi di pastura.
Sicuramente le sorprese e le emozioni sicuramente non mancheranno. Ma vediamo come cimentarci nel bolentino del periodo “freddo” e quali tipi di catture saprà fornire.
LE ATTREZZATURE DI BASE
Innanzitutto, partendo dagli elementi di base, che sono economici al massimo, potremo utilizzare il classico telaietto di sughero. Attorno ad esso avvolgeremo circa 200 metri di lenza di monofilo di nylon dello 0,70mm, che fungerà da lenza madre.
In alternativa, decisamente superiore per comfort nell’uso, potremo utilizzare la canna con il mulinello.
La canna sarà preferibilmente in carbonio, di ultima generazione. Ottimale la lunghezza di circa 4 metri, con anelli buoni, magari con pietra in SIC o in Alconite; questo riduce al minimo lo stress dovuto allo scorrimento continuo del monofilo all’interno degli anelli stessi.
Per la scelta del mulinello, opteremo per una taglia media: un 4000 o un 5000, con cuscinetti inox, componenti affidabili, e con una frizione altrettanto valida, in grado di garantire delle fuori uscite di lenza, progressive o rapide con una sicura precisione, magari micrometrica!
Insomma, sia la canna che il mulinello, dovranno essere due nostri fedeli “compagni inseparabili” di straordinarie avventure… a cui affidare l’esito di una pescata.
LA SCELTA DELLE LENZE
Purtroppo, l’esito di una buona pescata non dipende solo dalle ottime canne e dai mulinelli che dovremo usare, ma spesso e volentieri anche dalla scelta delle lenze.
Esse dovranno assumere il ruolo fondamentale di monofili di nylon fortemente catturanti, sia per quanto riguarda quelli portanti da avvolgere in bobina o lenze madri, che quelli destinati a costituire i finali.
La scelta giusta di un monofilo rispetto ad un altro, sia per la sua invisibilità che per la sua ridotta sezione, farà sicuramente la sua differenza in termini di numero e dimensioni dei pesci catturati.
Ora possiamo passare ai preliminari del bolentino con le relative lenze da scegliere e da montare per un uso in pesca con la barca ancorata.
IL BOLENTINO ANCORATO DI FONDO E…
Per praticare la disciplina del bolentino con barca ancorata è necessario disporre, oltre dei vari accessori – come ancora, catena e cima sufficiente, anche di una discreta quantità di pastura.
Questa ci permetterà di tenere sotto bordo, nel nostro punto di pesca scelto, pesci pelagici come sugarelli, sgombri, palamite e pesci di mezz’acqua come occhiate, boghe e pesci di fondo, i più ricercati, come saraghi, orate, pagelli, scorfani rossi.
Prendendo proprio in considerazione quest’ultima tipologia di pesca, che è forse quella meno impegnativa per certi aspetti, vedremo che ci consentirà di catturare le specie enunciate.
…I FINALI IN USO
Pertanto, per quanto riguarda il bolentino di fondo, sceglieremo una madre lenza da avvolgere in bobina, in una sezione variabile di monofilo di nylon dello 0,30 oppure uno 0,35mm.
In alternativa al monofilo, potremo avvolgere il multifibra di sezione 0,15/0,17mm, che ha la stessa resistenza dello 0,35 di nylon che è di circa 15 lbs, circa 8 kg.
Il multifibra o Dyneema, rispetto al nylon, ha elasticità praticamente zero e quindi è più sensibile alle tocche. Inoltre, è meno sensibile alla corrente marina poiché notevolmente più ridotto nella sua sezione.
Tuttavia, il classico monofilo di nylon emana ancora il suo fascino particolare a cui molti pescatori non sanno rinunciare.
Al capo libero della lenza madre imbobinata, se trattasi di monofilo, si lega una girella con moschettone, a cui attaccheremo un cappio generato dal finale, rigorosamente in fluorocarbon, lungo circa 3 metri dello 0,26mm.
La peculiarità del fluorocarbon è quella di avere l’indice di rifrazione della luce, inferiore di un buon 60% rispetto al monofilo tradizionale, rendendolo quasi invisibile in acqua.
Al finale o calamento, uniremo una serie di tre braccioli a bandiera, dello 0,20/0,23 sempre in fluorocarbon, distanti 100 cm l’uno dall’altro e lunghi circa 80 cm, fissati con tre snodi appositi o con girelle e perline.
Gli ami varieranno nella loro numerazione, secondo le dimensioni delle prede presenti, dal 2 al 6, tipo da bolentino da competizione, con punte acuminatissime.
L’ultimo bracciolo, quello che sosterà vicino al fondo, avrà lo snodo a circa 3-5 cm dal piombo. Quest’ultimo varierà nella grammatura da circa 30 fino a 60/80 grammi ed oltre, a seconda delle correnti presenti.
LA TECNICA DEL BOLENTINO DI FONDO
Individuato il punto su cui dovremo pescare grazie a un buon ecoscandaglio, coadiuvato da un GPS Cartografico, in un settore di mare situato in prossimità del “cappello” di una secca.
Questa dovrà essere alla base, da circa – 50/60 metri fino a -30/40 metri, a risalire fino a raggiungere – 10/20 metri.
Il nostro punto prescelto, dovrà variare dai – 20 fino ai -26/35 metri circa. Questo è il range hot spot, nel quale grufolano: tanute, saraghi, orate, dentici prai, scorfani rossi, etc.
Prima di calare l’ancora, è necessario prestare la massima attenzione alla direzione e all?intensità della corrente presente, perché un errore di fuori posizionamento può compromettere l’esito della pescata.
Supponiamo di trovare una brezza di vento a scirocco con leggera corrente di levante-scirocco. Bene, è necessario rimontare il punto di circa 40/60 metri e calare la nostra cima con la catena e l’ancora.
LA PASTURAZIONE
Appena la nostra barca si sarà stabilizzata, è necessario fare opera di pasturazione preventiva, per richiamare i nostri amici pinnuti.
Occorre un pasturatore, tipo a sgancio rapido: un cilindro inox vuoto; all’interno inseriremo le sardine sminuzzate in piccoli pezzetti, oppure cozze e ricci frantumati.
Appena il pasturatore, tramite un sagolino, giunge sul fondo, con un gesto rapido sganciamo il contenuto e recuperiamo il tutto.
Quest’operazione non deve abbondare, altrimenti i pesci si saziano.
La pasturazione va praticata ad intervalli di orario per stimolare i nostri amici sul fondo. A questo punto, caliamo le lenze con 2, 3 o 4 canne armate con finali già descritti e rimaniamo in attesa.
Teniamo il vettino della canna in percettibile tensione col piombo che tocca e non tocca sul fondo e… toc-toc-toc, una secca ferrata: inizia il recupero della preda.
Frizione ben regolata e via, quando il pesce giunge sottobordo, una guadinata ed il pesce giungerà a pagliolo.
Innescheremo di nuovo con tocchetti di sardina oppure con un granchietto o con un americano e via, procediamo di nuovo.
Giù e su, fino a che una “filata” fortunata ci impegnerà a dovere e, dopo un tira e molla di una decina di minuti, emergerà in superficie una bella orata di oltre 3 kg!
Prede di queste dimensioni ed oltre, non sono infrequenti col bolentino di fondo.