Bolentino profondo… un ritorno col botto!
Il lockdown ha appena allentato la sua morsa e chi ha potuto si è fiondato in barca per riprendere il mare dopo due mesi trascorsi forzatamente a casa. Non è stato facile, ma ognuno ha cercato di resistere a modo suo, chi sistemando l’attrezzatura, chi sostituendo ami e ancorette e chi studiando le carte nautiche per scoprire nuovi spot di pesca da provare.

LA PREPARAZIONE
Dopo molti giorni passati tra le mura di casa a riscoprirsi cuochi, cantanti e faccendieri, ecco finalmente il via libera al ritorno alla nostre grande passione: la pesca sportiva.
C’è chi ha preparato la prima uscita quasi come un banchetto di nozze: tutto doveva essere perfetto, dalle attrezzature alle esche, con la sola incognita delle condizioni meteo.
Ma veniamo a noi: la nostra prima uscita ce la siamo studiata a tavolino, sappiamo tutti che il tempo purtroppo non è mancato e abbiamo cercato di capire, considerando il periodo, quale tecnica potesse dare i migliori risultati in termini di catture. Alla fine abbiamo deciso, senza ombra di dubbio, di organizzare una battuta di pesca a bolentino di profondità, preparando e calibrando il tutto per non sbagliare.
LO SPOT
Nel bolentino di profondità, nulla può essere lasciato al caso, perché già il solo fatto di calare le esche ad oltre 400 metri di profondità è una missione che va studiata per bene; inoltre lo spot, quello giusto intendo, non è sempre così facile da trovare al primo colpo.

Scovare il punto giusto per questa tecnica non è cosa facile e, anche se si è molto bravi a leggere le carte nautiche, non è detto che il pesce si trovi lungo quella cigliata scoperta sulla cartografia.
Ma come fare quindi a trovare lo spot ideale? Sicuramente bisognerà armarsi di tanta pazienza e buona volontà e destinare le prime pescate a veri e propri test degli spot. Se non si dispone dell’ormai famoso motore elettrico di prua Minn Kota con funzione di ancoraggio elettronico, sarà il caso di sondare lo spot con qualche calata in corrente prima di gettare in mare centinaia di metri di cima collegati a grandi e pesanti ancore.
Una volta viste le prime mangiate, si potrà decidere per l‘ancoraggio tradizionale e cominciare la fase di pesca vera e propria.
L’utilizzo del motore elettrico con funzione di ancoraggio elettronico è sicuramente molto comodo, perché elimina totalmente le difficili fasi di ancoraggio, permettendo alla barca di stazionare esattamente sul punto scelto per la pescata e, nel caso in cui non ci siano attacchi, permette rapidi spostamenti alla ricerca dell’hot spot perfetto.
Di sicuro, per cominciare, sondate il terreno tra i pescatori più esperti: loro sapranno darvi i giusti consigli per cercare lo spot ideale dove cominciare a calare le lenze in profondità.

CRONACA DI UNA GIORNATA INCREDIBILE
Due mesi di attesa sono sembrati un’eternità, ma la mattina che sono riuscito a salire in barca è stato come prendere una boccata d’ossigeno. Alle 6 ero già in barca, pronto a salpare con tutta l’attrezzatura a bordo. Sapevo che mi aspettavano diverse miglia da percorrere prima di arrivare sullo spot alla ricerca del re dei fondali: sua maestà l’occhione.
Ammetto che il bolentino di profondità agli occhioni è una tecnica che mi ha sempre affascinato ma, vuoi per la mancanza di tempo, vuoi per la poca conoscenza degli spot, non mi ero mai lasciato prendere dall’entusiasmo. Dallo scorso anno, invece, qualcosa è cambiato: forse lo scambio di opinioni con pescatori locali o forse le tante foto degli amici con prede di tutto rispetto mi hanno portato ad incuriosirmi e a fare il grande passo verso questa particolare tecnica.

Passano 45 interminabili minuti e finalmente vedo comparire il waypoint sullo strumento. Accendo il Minn Kota, metto in folle, seleziono la modalità ancora e in 30 secondi posso girarmi e calare le canne da pesca. Sull’eco qualcosa si vede, ma saranno i vettini a dare il responso appena il piombo toccherà il fondo.
E così è: appena il piombo tocca, metto in trazione e subito vedo il vettino muoversi, segno che qualche pesce sta mangiando le esche composte da sardine e totani a pezzi. Mentre la seconda canna sta scendendo, la prima sale già verso la superficie con una o più prede allamate. L’attesa della risalita sembra infinita, ma dopo alcuni minuti il cicalino del mulinello segnala che la montatura è arrivata in superficie. Mi affaccio, spero e alzando la canna prendo in mano il terminale per issarlo a bordo. Due pesci portati in barca, uno da rilascio e uno di misura: la giornata comincia bene!
Dopo la prima cattura, altre si susseguono a ripetizione, fino al momento in cui mi accorgo di una toccata diversa, nettamente più secca e decisa. Faccio partire il mulinello per il recupero del filo e noto subito che la canna è piegata al limite della sua portata: ci siamo, qui ci devono essere diversi pesci o uno di taglia super. Il finale arriva in superficie e in un primo momento vedo solo il primo pesce allamato, al pelo della misura minima, ma poi mentre lo slamo sento un “tirone”: mi affaccio e vedo un occhione preistorico allamato nell’ultimo amo, vicino al piombo. In tutta fretta prendo il guadino e lo porto rapidamente in barca. E’ la prima volta che tiro su un occhione di quella taglia. Vorrei gridare ma non posso, altre barche nelle vicinanze stanno pescando e se mi sentissero sicuramente si avvicinerebbero. Però almeno lo sfizio di una telefonata me lo tolgo: chiamo Luca, un mio amico che sta pescando vicino a me, ma che non si è accorto della cattura e così immaginiamo che la giornata possa regalare altre sorprese.
Io decido di non cambiare posto, mentre Luca prova a fare uno spostamento, perché nel suo spot ci sono molti pesci ma di taglia troppo piccola. La scelta si rivela decisiva: insieme alla moglie, mette a segno diverse catture di veri e propri petardi, anche sopra i 2 kg di peso, che garantiscono una grande e abbondante cena per la sera.
La pescata passa in fretta, troppo in fretta come tutte le cose belle, ma la giornata è fantastica e ci godiamo sole, mare calmo e catture a ripetizione.
Il pomeriggio fa capolino: si avvicina l’ora di tornare in porto a sistemare le attrezzature e pulire la barca, stanchi ma enormemente soddisfatti di questa prima giornata di pesca dopo due mesi a casa. La prima battuta di bolentino dopo il lockdown ha cancellato, anche solo per qualche ora, ansia e pensieri di questo brutto periodo che ci auguriamo di lasciarci presto alle spalle.