Brunello Acampora: genio e filosofo della progettazione nautica
Brunello Acampora è uno di quei casi in cui la lista delle domande da porre per un’intervista è davvero lunghissima. Una professione scelta e desiderata che ha inseguito fino a Southampton dove ha concluso gli studi di Yacht and Boat Design realizzatisi con un ritorno in Italia, a Torino, dove iniziò la professione di designer nautico di scafi veloci, offshore già in alluminio. Oggi lavora tra Napoli e Londra, dove vive la sua famiglia.
Una vita imprenditoriale attivissima: la nascita di Victory Design, oltre 30 anni fa, e poi di Flexitab, 22 anni fa, e Acampora Profumi, azienda di famiglia di cui dice “La cura mia moglie, la parte che per me è interessante è il fatto che si tratta di un mercato emotivo, un approccio comune alla nautica“. È anche agente marittimo e da anni legato al più antico spedizioniere marittimo italiano: Tarros della famiglia Musso.
Il resto è letteratura: Mochi Dolphin, Bertram, Azimut Yachts, Gruppo Ferretti, Solaris Power per citarne solo alcuni. Probabilmente non c’è cantiere in Italia e all’estero che non abbia desiderato collaborare – o abbia collaborato in qualche modo – con lui. Indimenticati anche SM Racer, un monocarena in composito che ha mantenuto per 22 anni il record assoluto di velocità della Cowes Torquay, e Stefan un catamarano in alluminio costruito in Australia per il tycoon Stefan Ackerie, dopo trent’anni ancora detentore di svariati record di velocità, tra cui la Sidney-Brisbane.
Parlandogli sembra di rapportarsi più a un filosofo che non a un progettista. Ma probabilmente è il genio progettuale che si insinua nel pensatore, risolvendosi nella filosofia imprenditoriale del “Total Design”.
Il concetto di “Total Design”
“Questa dicotomia di separare ingegneri e architetti non dovrebbe appartenere a noi italiani, figli di Leonardo da Vinci.” ci spiega Acampora. “Dovremmo capire che la progettazione deve essere armonizzata a 360°. Pur concedendo lo spazio ai singoli specialisti, bisogna capire che un progettista che realizza una carena deve rendersi conto che quella, oltre ad essere efficiente, dovrà essere anche morbida, stabile in rada, asciutta in navigazione e portare comfort all’armatore, se non ha tutte le caratteristiche non è detto che sia una buona carena. Anche l’estetica ha la sua funzionalità e deve soddisfare la sensibilità dell’armatore. Questo è il concetto di “Total Design“, l’idea di non affrontare il progetto secondo aspetti separati, ma dove, sotto la guida del direttore, l’orchestra si armonizza ad un comune obiettivo. E attenzione, questo capita con committenti illuminati.”
È in questa ottica che si inserisce Flexitab?
Flexitab è un’azienda fondata 22 anni fa e nasce con il focus di realizzare e progettare delle componenti meccaniche o elettromeccaniche brevettate che vanno a caratterizzare la funzionalità dell’imbarcazione, in particolare nell’ambito della propulsione e del controllo; abbiamo la Hi performance nel nostro DNA.
Cito Volvo Penta con l’IPS, ma anche il mercato dei fuoribordo che stanno avendo un grande successo. Ecco, questi due successi commerciali dimostrano che c‘è la necessità di sistemi chiusi, integrati e di un unico interlocutore. E questa è la maggioranza del mercato.
Poi esiste un mercato di nicchia dove ci sono barche con performance eccezionali, come succede nell’automotive. Per queste imbarcazioni con esigenze specifiche, Flexitab si occupa di progettare e realizzare delle componenti che non si trovano già pronte sul mercato, per integrarle completamente nel progetto. Dalla trasmissione, ai flap in composito, a delle cerniere particolari, progettate su misura per queste applicazioni.
È il caso di Lamborghini L63?
Si, esatto. Un progetto durato oltre due anni, con uno sviluppo davvero lungo e appena consegnato dal cantiere al primo armatore. Victory Design è stato il primo partner tecnologico del progetto, progettando tra l’altro anche la carena e il particolare sistema propulsivo T-Drive a eliche di superficie non sterzanti.
Victory è un passaggio importante per tutti i marchi dell’automotive che vogliono dire qualcosa anche sull’acqua. Il costruttore Tecnomar di Italian Sea Group ci ha contattato per fornire tutto il nostro know how e per aiutare gli stilisti a integrare in modo efficace gli stilemi del mondo automotive. Nel caso di Lamborghini abbiamo sviluppato una carena e il sistema propulsivo con T-Drive di Flexitab che rendono la barca velocissima.
Ha superato ogni aspettativa in fatto di velocità, crociera, transizione, e, soprattutto, di manovrabilità, con una carena molto facile da condurre, in piena sicurezza. Ciò rende fruibili queste prestazioni anche a chi non è un pilota di offshore. In prova abbiamo riscontrato 45 nodi in crociera e 63 nodi di velocità massima, oltre le nostre previsioni.
Sempre in tema di prestazioni possiamo citare Bolide, “lo yacht più veloce del mondo”, a cui sta lavorando Victory. Un 80 piedi full-carbon interamente progettato e costruito da Victory Marine, sotto la supervisione dell’esperto Eugenio Voltolina e RaceBird. Su quest’ultimo poche settimane fa il profilo social aziendale scriveva: “Time to make the RaceBird real”. Quanto manca per vedere realizzato RaceBird?
Il lancio sarà entro la fine del 2023 con il campionato mondiale dedicato E1. Al Monaco Yacht Show ci sarà per la prima volta un modello del RaceBird in scala 1:1 così come è congelato in questa prima fase progettuale. Questo per consentire di rendersi conto di ciò che si sta cercando di realizzare.
Alejandro Agag – padre della Formula E e oggi anche di Extreme E – insieme al partner e CEO di E1, Rodi Basso, ha deciso di portare la sfida di elettrificare le competizioni anche sull’acqua, sensibilizzando anche sul tema delle emissioni.
A Victory è stato chiesto di prendere un concept estetico e di svilupparlo in collaborazione con Sophi Horne, fondatrice e titolare di SeaBird Technologies. Lei cura in prima persona lo Stile del monotipo del campionato. RaceBird è stato dunque oggetto di attenzioni da parte di Agag e Basso per diventare il veicolo che avrebbe realizzato questa nuova classe ed è una monotipia dove verranno esaltate le capacità di guida dei piloti. Victory Marine dovrà anche fornire le 40 barche previste per il campionato E1.
12 team e solo 12 licenze, un format di gare molto entusiasmante sia perché molto vicino alla costa – si parla di correre nei porti o sottocosta – sia dal punto di vista mediatico perché ci sarà la possibilità di portare a bordo telecamere e, quindi, di seguire in remoto.
Non avranno velocità stratosferiche, ma avranno la capacità di effettuare virate strettissime, favorire il match racing tra differenti team e le accelerazioni tipiche dei motori elettrici. Una vera rivoluzione nello statico mondo delle competizioni motonautiche. Lo Studio londinese di Victory diventerà il quartier generale di questo progetto.
Dopo gli studi è tornato a Torino per lavorare in un cantiere che si occupava di imbarcazioni da competizione in alluminio. Ora, di nuovo, si sta concentrando su imbarcazioni più “spinte” come Bolide e, appunto, RaceBird, e Flexitab e Lamborghini L63. Nostalgia del passato o uno sguardo al futuro?
La ricerca della massima efficienza e prestazione idrodinamica per noi è una costante nel presente, nel passato e lo sarà anche nel futuro.
Solaris Power e Gozzo: rispettivamente un’aragostiera completamente rivisitata e un’imbarcazione classica resa modernissima da un design perfetto. Potremmo dire che entrambi sono accomunati da una reinterpretazione del proprio segmento?
È giustissimo. Cerco di lasciare, nonostante le mie influenze inglesi, una forte presenza del Made in Italy. Pur favorendo un approccio multiculturale in tutti i sensi, le mie radici sono italiane e voglio che Victory non perda questa identità, che rappresenta una grande ispirazione.
L’Italia ha sempre espresso un grande talento nella reinterpretazione della classicità. È una necessità di evoluzione, come gli spaghetti western di Sergio Leone.
Le faccio un esempio più vicino a noi: moltissimi particolari della barca più bella che sia mai stata creata, la Riva Aquarama, sono chiaramente ispirati ai canotti a motore americani e alla Cadillac Eldorado. Così come tutta l’imbarcazione ha tratto ispirazione – anche nel nome – dal sogno cinematografico d’oltreoceano; ciò non toglie che abbia dettato nuovi standard estetici. Una scultura di mogano che nasce dalla reinterpretazione di imbarcazioni e automobili onestamente molto meno belle.
L’Italia ha nel DNA un’enorme capacità di scomporre e ricomporre magistralmente cose che hanno una grande storia alle spalle. È questa è la capacità di entrare nelle cose, questo è il design. Le Solaris Power portano avanti questo discorso che con Norberto Ferretti abbiamo iniziato qualche anno fa.
Gozzo, costruito da Victory Marine, è in pochi esemplari: lusso, eleganza e design full custom, come i vecchi Gozzi Sorrentini, fatti su misura e non un prodotto di serie. Questa, invece, è una mia personale sfida. Avevo voglia di portare sul mercato un Gozzo che riproponesse tutta l’eleganza e la marinità che secondo me era stata tolta dall’esercizio di re-design di questo tipo di mezzo che notoriamente deve avere linee lunghe, marine, armoniose e slanciate e non essere solo una barca per andare a fare il bagno.
Ci parla del Solaris 44 Open lanciato al Cannes Yachting Festival?
Dopo l’esordio con il 57 e il 48 Open, Solaris ha deciso di continuare ad investire nella gamma degli open walkaround. Ora il 44, ma ci sono anche altri modelli in arrivo. 44 ha raccolto i commenti positivi della 48, che ha avuto un grande successo di mercato, considerato che si tratta pur sempre di un open di fascia alta.
La qualità, le verniciature metallizzate che ne esaltano le forme, l’ergonomia, la ricerca degli spazi, l’integrazione della propulsione IPS con la carena. Tutto questo è stato molto apprezzato dal pubblico, anche statunitense. Il 44 è un po’ più sportivo del 48 ed aggiunge carattere e stilemi che caratterizzano il brand. Credo che il 44 sia una delle barche che in quel segmento abbia gli spazi più accoglienti e ampi. Ad esempio, il prendisole largo a prua, un vero e proprio prendisole a poppa e il T-Top a supporto singolo, che consente grande circolazione di aria e zone d’ombra, sempre più necessarie.
Per il 44 mi piace citare il contributo di Damian Colman, nostro direttore dello Stile, con cui ho concepito le linee scultoree del nuovo Solaris Power 44; dopo il successo del 48, barca dell’anno a Düsseldorf nel 2020. Una digressione doverosa: in questi anni, fondamentale il supporto di Massimo Bruni, socio e pilastro portante dell’organizzazione.
Tornando a noi. Ci sarà, oltre al 44, un modello ancora più piccolo, ma ancora più spinto in termini di prestazioni, avrà anche una versione fuoribordo, e un modello più grande: l’ammiraglia di Solaris Power. Stilisticamente abbiamo cercato di renderla riconoscibile con una presa d’aria lunga, difficile da realizzare ma riconoscibilissima. I software avanzati di derivazione automotive, che usiamo da oltre venti anni, ci hanno consentito di modellare una barca unica nel suo genere, permettendoci comunque di restare nei limiti industriali di producibilità.
Renato Sonny Levi e Norberto Ferretti le sono stati di ispirazione, ha dichiarato più volte. Ci racconta il legame con queste due icone della nautica?
Sono le persone più diverse del mondo. Sonny, con cui ho lavorato durante gli studi a Southampton, era un ingegnere aeronautico, appassionato di aerei e anche pilota della Royal Air Force. Ha inventato, insieme a Raymond Hunt, le carene a V profonda ed è il padre delle eliche di superficie. Era una mente alla continua ricerca di innovazione. Uno sperimentatore perpetuo che ha lasciato semi da sviluppare su tipologie propulsive, carene e metodi di produzione.
Potrei dire un tecnico dotato di senso estetico fuori del comune, un uomo Leonardiano. Ha realizzato monumenti più che barche. Lui progettava tutto in modo integrato, da un foglio bianco sapeva tirar fuori tutto e di colpo tu ti rendi conto che con pochi tratti di penna è nato qualcosa che non esisteva. Per Flexitab ha disegnato delle eliche di superficie rivoluzionarie che cerchiamo di introdurre nei progetti ancora oggi.
Norberto Ferretti è un grande imprenditore, partito dall’amore per le barche e per il mare.
Con Victory abbiamo lavorato al fianco di Andrea Frabetti per tutti i marchi del Gruppo Ferretti. In particolare, quando c’è stata voglia di inventare una Lobster Italian Style abbiamo creato le Dolphin di Mochi Craft. Una gamma di grande successo che mantiene valori importanti sul mercato dell’usato ancora oggi. Norberto mi ha insegnato a ricercare dettagli funzionali a bordo, come un mobile di ormeggio o l’ergonomia di un piccolo bagno. È sempre una grande presenza che supporta, ma non invade mai lo spazio progettuale. Lui guida il team verso il progetto, ma lo fa sempre in modo non vincolante, usando il suo carisma.
Cosa la diverte maggiormente progettare e qual è stata la richiesta più stravagante?
Mi piace lavorare quando la carta è bianca. Ho sempre rifiutato di copiare, preferisco inventare o reinventare. In una barca da 100 nodi o in un gozzo per me la sfida è uguale. Cambiano gli obiettivi, ma l’approccio è sempre quello del total design.