L’anno nautico che verrà
Ci siamo !
Agosto. Ferie acclamate. E’ noto: l’italica nazione è da sempre, storicamente affezionata alle tre decadi comprese fra la fine di luglio e l’inizio di settembre.
Talvolta è simpatico confrontarsi con gli stranieri che si meravigliano del fatto che dai primi agli ultimi giorni di agosto è difficile trovare nel belpaese un ufficio, un’ azienda o una ditta che lavori a tempo pieno e – soprattutto – al 100%.
Tuttavia, come in tutte le cose vi sono le eccezioni … che confermano le regole.
Specialmente se si parla di turismo e ancor di più se si tratta di mare e/o di tutte le cose che vi ruotano (navigano) attorno.
Eh si. Perché in barba a quello che è stato definito l’annus horribilis per l’economia nostrana, e ovviamente per la stragrande maggioranza dei sui comparti industriali ( compresa la nautica da diporto ), l’italiano medio non rinuncia – neanche se costretto – a godersi le sue ( meritate ) vacanze dopo un anno di duro lavoro.
Allo stesso modo, tutti gli amici diportisti, nonostante le continue randellate – non solo mediatiche – ricevute durante tutto lo scorso inverno ( chi si ricorda di un solo TG che parlando di evasione fiscale non mostrava l’immagine di qualche yacht ? ) hanno finalmente varato i propri gioiellini per dimenticare ( per qualche settimana ) il solito tran-tran e partire alla volta di mini o maxi crociere.
E’ anche vero che – purtroppo – qualche armatore ha deciso di salpare verso lidi che si trovano al di fuori dei confini propri del Belpaese. Ne sanno qualcosa le marine croate o quelle francesi…
Un vero peccato, però ! Anche in considerazione del fatto che ( fortunatamente ) in questo spossante clima di umori che si alternano fra lo sconforto e la sfiducia c’è qualcuno ( e non solo qualcuno ) che continua ad identificare il diporto nautico come una risorsa economica fondamentale e non – populisticamente parlando – un semplice sinonimo di ‘bella vita & affini’.
A suffragare quanto affermo basti pensare (gli addetti ai lavori sanno che è vero ) a quanti investimenti si continuano a fare nel settore da parte di chi non vuole ‘gettare la spugna’.