Non troppo tempo fa, leggevo su una rivista nautica americana, i commenti di un editorialista statunitense che parlava della recente ‘disaffezione’ ( sull’onda emotiva di una crisi finanziaria che ha toccato buona parte del modo occidentale ) di una discreta percentuale dei motonauti all’abitudine di vivere sull’acqua.
Riflettendo su queste considerazioni, ovviamente, non si può certo confutare che i volumi produttivi ( e conseguentemente di vendita ) delle imbarcazioni non siano più sostenuti come nel decennio che ci ha preceduti.
Tutto sommato, però, bisogna anche ammettere che non tutti coloro che nell’ultimo ventennio si erano avvicinati alla nautica da diporto ne fossero dei veri estimatori. Cosa voglio dire.
Cercherò di spiegarlo con un piccolo esempio di vita vissuta. Nei primi anni dello scorso decennio ( erano tempi in cui le fiere di Genova facevano ‘il tutto esaurito’ e capitava anche di assistere a scenette in cui i cantieri dichiaravano chiuse le vendite per l’anno in corso e aperte quelle per l’anno successivo ) lavoravo come dipendente per un’ azienda che realizzava imbarcazioni dai 17 ai 50 piedi.
All’epoca ( come bisognerebbe suggerire ad ogni giovane ingegnere) facevo tanta gavetta e mi capitava spesso di supportare i clienti durante la consegna finale delle imbarcazioni, di accompagnarli a bordo, fornire spiegazioni relativamente agli impianti, testare la barca insieme a loro …
Ebbene. Ricordo perfettamente che, molto spesso, venivano a ritirare le imbarcazioni persone che – e lo dico molto umilmente – probabilmente sapevano (a malapena ) galleggiare.
Erano anni di boom, è vero. Erano anche tempi in cui accedere ad un leasing nautico non era difficile come ora. Ed erano, infine, tempi in cui avere la barca era un motivo di orgoglio e ci si sentiva fieri del proprio gioiello, e – contrariamente ad oggi – era bello mostrarlo e, talvolta, ostentarlo.
Tutto questo, purtroppo, ha portato ad avvicinarsi alla nautica da diporto un sottobosco di falsi appassionati che, in realtà, poco amavano il mare.
Per molte di queste persone, il motivo principale per cui compravano una barca era l’ostentazione di uno status.
Mi scuso, se – come al solito – sono sempre diretto nelle mie considerazioni. Ma la verità, probabilmente, è proprio questa.
Oggigiorno, è chiaro che con tutti i problemi che noi conosciamo ( ed è anche inutile parlarne in questa sede ) tutto questo nugolo di falsi appassionati sia scomparso, svanito, dileguato!
Tuttavia, i veri appassionati, coloro che amano davvero vivere il mare, ancora oggi cercano ogni buon motivo per non separarsi dalla propria imbarcazione …
E magari ce ne fossero di più di veri motonauti che spingono ed alimentano il settore in maniera convinta e continuativa!
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