Come scendere sotto la superficie del mare
Iniziamo un nuovo viaggio sempre alla scoperta del mare e delle profondità ma da un punto di vista più ampio e speciale. Il che non significa non andare a esplorare le meravigliose mete sommerse, ma, dopo tanti racconti di fondali, vorrei condividere con voi e spiegare cosa significhi veramente scendere sotto la superficie del mare.
Quando decisi con tutta me stessa di diventare una guida subacquea, ciò che animava questo mio grande desiderio era proprio quello di guidare chi come me voleva conoscere questo mondo straordinario, affascinante e molto più sconosciuto di quello che si possa immaginare.
Per questo, per intraprendere questo sport, è fondamentale conoscere le leggi della fisica subacquea, avere preparazione, consapevolezza delle proprie capacità, grande rispetto e umiltà di fronte alla grandezza del mare. Scendere sotto la superficie del mare è meno semplice di quanto si pensi. Il nostro corpo contiene grasso e gas nei polmoni che, insieme, lo rendono tendenzialmente galleggiante.
Galleggiare significa che per immergerci dovremo fare un piccolo sforzo, mettere un po’ di impegno e fatica per riuscire a scendere (sono da prendere ad esempio i meravigliosi uccelli tuffatori, come i cormorani).
COSA SIGNIFICA SCENDERE SOTTO LA SUPERFICIE
Una volta lessi un articolo che faceva riferimento alla “sostenibile pesantezza del subacqueo” parafrasando Milan Kundera. Trovai la citazione perfettamente calzante per spiegare cosa significa essere sub.
A essere precisi in questa prima analisi, andiamo a definire la discesa del sub con il respiratore (cioè con la bombola); anche l’apneista scende sotto la superficie del mare, ma con tecniche differenti che andremo a spiegare in seguito. In precedenza avevo chiamato i subacquei gli astronauti del mare e in un certo senso è proprio così. I sub fluttuano in assenza di gravità e al posto della tuta spaziale hanno la muta, le pinne, la maschera e il GAV. Sì, non è poco.
Un’amica una volta mi chiese: “Ma come fai a tenere tutto quel peso addosso e stare bene?“.
Mai domanda fu più sensata. La risposta risiede proprio nella “sostenibile pesantezza del subacqueo“, quella pesantezza che immersa nel mare diventa leggerezza e delicata armonia. Questo significa andare sott’acqua: lasciare tutte le pesantezze sulla superficie terrena e fluttuare immersi nell’armonia dei sensi. E così tutto diventa sostenibile.
L’ATTREZZATURA
Siamo giunti alla fase della vestizione, che precede il momento prima del tuffo. Partiamo con l’indossare la muta, una sorta di tuta aderente in neoprene che serve per la protezione termica del corpo. È assolutamente necessaria in quanto in acqua il calore si disperde 25 volte più velocemente che a terra e se non adeguatamente coperti si può rischiare l’ipotermia. Ci sono mute di varie tipologie e spessore, da scegliere in base al mare in cui ci immergiamo e al periodo dell’anno.
Successivamente metteremo la cintura di zavorra che ci aiuterà nella discesa, ricollegandoci al concetto di galleggiabilità favorito dalla spinta positiva (cioè verso la superficie del mare) data dalla muta. Il peso sarà definito in maniera soggettiva in base alle personali caratteristiche corporee.
A questo punto saremo pronti ad indossare il GAV (Giubbotto d’Assetto Variabile) che ha un ruolo fondamentale nella gestione dell’assetto e del quale parleremo meglio successivamente. Al GAV viene imbragata la bombola e collegato l’apparato di erogazione che gli consente di essere gonfiato d’aria attraverso una specifica frusta. L’apparato di erogazione dell’aria è quello che ci permetterà di respirare sott’acqua e, grazie al primo e secondo stadio, ridurrà la pressione dell’aria all’interno della bombola (200bar), fornendocela alla pressione a cui ci troviamo. Alla bombola è collegato anche il manometro per verificare la quantità di aria residua all’interno.
La nostra vestizione è quasi completa: mancano calzari e pinne, senza le quali non avremmo propulsione, per chiudere ovviamente con la maschera.
PASSO DEL GIGANTE
A questo punto siamo pronti per il nostro salto nel blu, con passo del gigante dalla poppa di una barca o con capriola all’indietro se dal tubolare di un gommone. Pronti a scendere sotto la superficie del mare? Finalmente ci siamo, ma prima dovremo imparare bene utilizzare il GAV, gestire la respirazione e conoscere gli effetti della pressione.
La discesa continua nelle prossime edizioni.