Eging dalla barca… dal Giappone con furore
In questo periodo dell’anno una delle tecniche più praticate da natante è la pesca alle seppie. Adottata anche nei tempi passati con attrezzi rudimentali e lenze a mano, questa pesca è stata oggi rivisitata e viene praticata con estrema facilità anche dai meno esperti, tramite l’ausilio di attrezzature moderne concepite per questo scopo.
LA SEPPIA
La seppia è un mollusco della famiglia Sepiidae, molto diffuso nel mar Mediterraneo e anche nell’Atlantico orientale. Vive fino a una profondità di 100 metri, nei fondali sabbiosi o nelle praterie di Posidonia oceanica. Nei mesi primaverili è solita avvicinarsi alla costa per depositare le uova.
Il sacco viscerale della seppia ha una forma ovale, risulta quindi molto più largo rispetto al corpo del calamaro o del totano. Al suo interno è presente una conchiglia calcarea, nota anche come osso di seppia, che ha il compito di sostenere questo mollusco, ma gli permette anche di galleggiare grazie alla presenza di camere d’aria.
ORARI E PERIODI
L’eging è una tecnica di pesca molto simile allo spinning, con l’obiettivo di catturare la seppia, ma anche i calamari e i totani. Le esche sono chiamate egi, mentre la persona che la pratica è un eginger. La pesca delle seppie dalla barca rispetta gli stessi canoni dell’eging: i momenti più redditizi risulteranno i cambi di luce, quindi per ottenere maggiori risultati bisognerà cimentarsi all’alba oppure al tramonto. È comunque possibile pescare in qualunque momento del giorno e della notte, adottando i corretti mezzi e le dovute accortezze. Per quanto concerne il periodo, la seppia è presente in abbondanza sulle nostre coste per tutto l’anno, ma il periodo migliore per insidiare, nello specifico, le grosse seppie è da marzo fino a maggio inoltrato, con la possibilità di catturarle anche in piena estate, dovendo fare i conti però con una drastica diminuzione della loro taglia.
LE ATTREZZATURE
Le attrezzature che adopereremo saranno canne specifiche per insidiare le seppie dalla barca, conosciute come canne da tip runner, che non sono altro che la versione da barca di una canna da eging, ma con un range d’azione più elevato. Si tratta di canne non adatte a lanciare a distanza, visto che dall’imbarcazione non avremo bisogno di lanciare bensì di calare, e caratterizzate da un’estrema morbidezza e sensibilità per recuperare le nostre prede da elevate profondità senza perderle.
Come mulinello, abbineremo un 3000 imbobinato con un buon trecciato dello 0,12 mm, al quale aggiungeremo un finale in fluorocarbon dello 0,25 di circa 60 cm. A questo legheremo un moschettone robusto per connettere il nostro artificiale.
Anche se esistono totanare appositamente studiate per questa disciplina, potremo adoperare i comuni artificiali da eging, avendo l’accortezza di appesantirli tramite l’ausilio di un piombo per raggiungere e mantenere il fondo.
RECUPERO E FERRATA
Individuare la mangiata sarà molto semplice: in questo caso, entrerà in gioco l’estrema sensibilità della nostra attrezzatura, che ci darà modo di avvertire anche da buone profondità l’appesantimento della totanara, dovuto al “poggiarsi” della seppia. A questo punto, non dovremo fare altro che ferrare e recuperare in maniera costante la nostra preda fino alla superficie, dove l’attenderemo con un buon guadino, fondamentale per terminare il salpaggio. Solitamente questa pesca non richiede molti sforzi, specialmente se peschiamo in scarroccio, avendo magari l’accortezza di dare qualche jerkata per rendere più catturante la nostra esca.
GLI SPOT
Caratteristica fondamentale della seppia, che la rende una delle prede più ricercate, è la sua omogenea distribuzione nel nostro territorio: è possibile trovarla dall’immediato sottocosta fino ad un massimo di circa 25 mt, prediligendo fondali sabbiosi misti a posidonia. Anche nei porti è possibile fare ottimi carnieri.
CONSIDERAZIONI FINALI
Come detto in precedenza, questa pesca può essere praticata durante tutto il corso dell’anno, con ovvie variazioni della taglia.
A tal proposito mi sento di raccomandare di non eccedere con i prelievi, specialmente di esemplari di piccola taglia, che dovrebbero essere tutti rilasciati per non danneggiare la popolazione di seppie del posto e indirettamente anche noi stessi.