Fluorocarbon: quando la trasparenza fa la differenza
Sono ormai molti anni che nel vastissimo mercato degli articoli per la pesca sportiva è presente un particolare filo, che si chiama Fluorocarbon.
L’origine del fluorocarbon è da ricercarsi – come quasi sempre negli ultimi 10/20 anni – nel paese del sol levante. Qui, i pescatori erano alla ricerca di un monofilo che li aiutasse a rendere le reti da pesca il più possibile invisibili agli occhi dei pesci.
Questo particolare filo è composto da fluoro e carbonio in percentuali e composizioni diverse a seconda del tipo, della marca, del modello, e incarna molte caratteristiche ideali di ogni lenza.
I VANTAGGI
Il filo, infatti, presenta moltissimi vantaggi.
Innanzitutto, è invisibile in acqua perché realizzato in modo da avere una bassissima rifrazione di luce. Essa è quasi come quella dell’acqua, risultando così non percepibile ai pesci.
Questo non succede nei monofili di nylon normale, dove c’è un certo “effetto arcobaleno” dovuto alla luce, che è formata da diversi colori, che vengono respinti dal comune nylon, rendendola visibile. Ecco, il fluorocarbon evita questo effetto.
Altro pregio è quello di essere più resistente del fratello nylon. Ovvero presenta una maggiore resistenza all’abrasione e alla trazione, nonché una bassa elasticità, minore di quella del nylon.
Inoltre, non assorbe acqua e grazie a questa caratteristica risulta estremamente duraturo nel tempo.
I CONTRO
I pro di questo materiale sono molti, ma non mancano i contro.
Il fluorocarbon è, ad esempio, piuttosto rigido, per cui non si adatta all’imbobinatura come lenza madre. Attualmente, alcune marche sono riuscite a diminuirne la rigidità, ma, per quanto abbiano lavorato per renderlo più morbido ed elastico, risulta ancora troppo rigido per essere imbobinato.
Altro svantaggio è il costo, maggiore rispetto al comune nylon. Questa differenza si deve sia alle caratteristiche che presenta sia al costo del materiale di cui è fatto, che richiede maggiori controlli di qualità.
LA DIFFERENZA IN PESCA
Le peculiarità che lo caratterizzano sono importanti, perciò il fluorocarbon viene utilizzato dalla quasi la totalità dei pescatori e per quasi tutti i tipi e le tecniche di pesca, sia in acqua salata che in acqua dolce.
Viene utilizzato principalmente per effettuare terminali: da quelli più sottili e tecnici, per la realizzazione di finali per le spigole, utili per la tecnica della bolognese, a quelli per l’innesco di grosse esche vive, necessari nella traina costiera di profondità.
È ormai dimostrato, che il fluorocarbon fa la differenza e la fa in modo consistente.
Qualche tempo fa, durante una battuta di pesca a bolentino costiero, abbiamo provato a fare dei terminali con lo 0,25 (quindi a parità di diametro) con braccioli di nylon buono e con terminali in fluorcarbon puro.
Beh, la differenza è stata talmente netta da dimostrare che con il fluorocarbon si pescava, mentre con il nylon, i sospettosi pagelli non guardavano neanche le esche.
I benefici di questo tipi di monofili invisibili in acqua sono stati riscontrati anche nella traina con esche vive, tanto da diventare irrinunciabili.
Fino a 20/30 anni fa, invece, per questa tecnica si usava creare i finali con l’allora modernissimo multifibre, rigorosamente verde, con spessori attualmente inconcepibili, se non per pesche di bolentino di profondità.
Il fluorocarbon è la dimostrazione che la pesca sportiva è, sì tradizione millenaria, ma allo stesso tempo fortemente supportata dalla ricerca tecnologica. Non tanto nelle tecniche vere e proprie, quanto nello sviluppo di materiali innovativi.
La trasparenza fa la differenza. Provare per credere!