Gli scorfani di Graham
Il banco Graham (o Isola Ferdinandea) per me è sempre stato un piccolo tratto di mare con un fascino esclusivo, uno di quei luoghi magici che non puoi scoprire da solo, lontano, tanto lontano dalla linea di costa, quel piccolo pezzo di mare ospita meraviglie subacquee dal tipico sapore Mediterraneo.
Graham è una vasta piattaforma rocciosa, che costituisce la bocca di un vulcano sommerso. Ad un ritmo sorprendente la vita sottomarina ferve ormai da tanto tempo, dal gennaio del 1832 quando quello che era stato per circa un anno un isolotto emerso scomparve nel nulla, nel blu profondo del canale di Sicilia. In realtà l’isolotto si era soltanto nascosto e neanche poi troppo bene: era rimasto a pelo d’acqua, a pochi metri dal fondo, quasi un modo per proteggere i suoi tesori. Anni ed anni di diatribe politiche per il possesso di quest’area non hanno fermato, però, chi veramente ha voluto scoprire quel pinnacolo alto poche centinaia di metri che ha il cappello quasi a pelo d’acqua (per la precisione, la guglia del pinnacolo è a meno 6 metri dalla superficie).
Chi ha avuto la fortuna di navigarci al di sopra se ne rende conto: osservando dalla barca, infatti, si intravede il fondale che mescola i suoi colori con l’azzurro del cielo; soprattutto al mattino presto, quando ancora il vento di ponente non si è risvegliato dal torpore della notte, si possono scorgere i massi che, rivestiti da una fitta prateria di alghe e di coralligeno, ricreano un ecosistema costiero in mezzo al Mare Nostrum. Sono tanti i naviganti che si sono recati a Graham per scoprirne le sue fattezze. Per me Graham è uno dei punti d’immersione più affascinanti non solo per i caratteristici fondali ma anche per la grande biodiversità specifica.
Non dimentichiamo che Graham è una zona ricca di Hot Spot di pesca, ove è possibile fare catture straordinarie. Cernie, dotti e mostelle, ancora ricciole e tonni, aguglie imperiali e pesci spada. Inutile dire che in un pinnacolo come Graham, che degrada rapidamente sino a circa 200 metri, si possono praticare le più divertenti tecniche di pesca sportiva: dal bolentino di fondale al vertical jigging, dalla traina di superficie alla traina di fondo con i piombi guardiani.
Tra le ultime catture del 2010 ci sono stati diversi esemplari di scorfani rosa (Scorpena elongata), una preda piuttosto difficile da scovare, sia per la rarità della specie sia per gli habitat che abitano, sempre superiori ai 150 metri di profondità.
Io li ho pescati nella tecnica forse più praticata dai barcaioli, ovvero a bolentino di profondità, scandagliando il fondale alla ricerca di prede d’eccellenza!
La barca con cui mi sono recato a Graham in una mattina di agosto, un open da 21”, che monta un motore Yamaha da 150 cv mi ha portato sul punto in circa 2 ore navigando ad una velocità media di 20 miglia l’ora. Partenza dal piccolo porticciolo di Marinella di Selinunte alle 4 in punto. Alle 6 eravamo già pronti per scandagliare, un giro veloce del cappello ed ho individuato subito un possibile Hot-Spot. Non c’è vento e possiamo buttare in mare solo un ancora a pallone da 50 litri che ferma il movimento della barca e riduce lo scarroccio.
Un ampio range di esche nel frigo, calamari a pezzetti, polpo spellato e sardine non devono mancare mai tra le esche del bolentinista. Sul fondo arrivano 5 ami, quello più prossimo al fondo innescato con un tocco di sardina rivestito dal mantello del calamaro, per stimolare due sensi della preda: l’olfatto e la vista. Gli ami più in alto invece innescati con piccoli calamaretti interi (una delle prede preferite per gli occhioni) ed il quinto amo, quello più in alto, innescato con un mix molto voluminoso, calamari, sardine innescate dalla testa a grappolo ed uno sgombro tagliato a metà, questo per sperare di far incuriosire qualche cernia (e poi come mi ha insegnato il grande Campione Sandro Onofaro – pesce grande mangia esca grande. Quindi… non si sa mai!).
In realtà non esiste una pesca indirizzata allo scorfano, che è spesso esemplare unico nel carniere. Specie molto solitaria, non ama la vita diurna, tanto meno si solleva molto dal fondale dove vive per gran parte del ciclo vitale. Questo è proprio uno dei motivi che mi ha spinto a narrarvi questa magnifica battuta, dove le prede catturate stranamente sono state soltanto scorfani (oltre ad un paio di piccoli occhioni). Esattamente 13 scorfani dal peso medio di 2-3 Kg, prede pescate ovviamente all’ultimo amo quello radente il fondale. Forse a scopo riproduttivo o chissà per quale altro ignoto motivo, quel giorno gli scorfani si erano riuniti proprio sotto la mia barca, lungo una ripida caduta a 150 metri. La pesca a bolentino su fondali importanti ci obbliga all’utilizzo dei mulinelli elettrici e di canne da bolentino almeno da 12-14 libre. Le prede sono varie, dall’occhione di poche centinaia di grammi a cernie che spesso sfiorano anche i 20-30 Kg. Prima di collegare il terminale con il filo in bobina, è utile sempre inserire una lampada stroboscopica per rendere il calamento più visibile ed attirare le prede attorno agli ami.
Il banco di Graham dista circa 30 miglia dal porto di Marinella di Selinunte, il fondale che li separa degrada molto dolcemente: per circa 3-4 miglia il fondale non si solleva dai 40-45 metri di profondità, indicando sugli ecoscandagli una vastissima prateria di Posidonia Oceanica.
Durante il tragitto non è difficile che gruppi di stenelle o delfini facciano capolino a prua della nostra imbarcazione, spesso ci seguono per diverse miglia prima di abbandonarci e seguire altre rotte. Ma l’incontro con altri cetacei come balene o delfini non è certo raro: il canale di Sicilia è regno di capodogli e balenottere azzurre.
Gli scorfani sono diventati colori per un’opera d’arte: il cous-cous alla Trapanese, mangiato la sera stessa della battuta con gli ospiti che erano al mattino in barca con noi.